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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

La chiusura del passaggio a livello finisce al Tar del Veneto

Marvit e D.L.G. fanno ricorso

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

Passaggio a livello via Deganutti

VITTORIO VENETO – La chiusura del passaggio a livello di via Deganutti finisce al Tar del Veneto.

 

Le società vittoriesi Marvit e D.L.G. con sede in via Calderara, cioè al di là del passaggio a livello rispetto al cuore della zona industriale, hanno impugnato al Tar l’ordinanza di chiusura dello scorso 15 maggio firmata dal Comune di Vittorio Veneto, citando sia il Comune di Vittorio Veneto, sia quello di Conegliano (il passaggio a livello si trova sul confine dei due comuni), e notiziando il ricorso anche a Rfi Gruppo Ferrovie dello Stato. Chiedono tra le altre cose l’annullamento dell’ordinanza del Comune di Conegliano che regola la viabilità in via Deganutti e in via Calderara a seguito della chiusura del passaggio a livello.

 

Per l’amministrazione comunale di Vittorio Veneto la costituzione in giudizio è stato un atto dovuto. Le due società lamentano l’impossibilità per i camion di poter raggiungere i due siti dovendo ora percorrere, con la chiusura del passaggio a livello, stradine di campagna. Il Comune di Vittorio Veneto si era offerto, con la polizia locale, di vigilare sul passaggio a livello (non ancora fisicamente chiuso) per consentire il transito dei mezzi superiori alle 8 tonnellate diretti alla due ditte. Una proposta che Marvit e D.L.G. hanno rifiutato, puntando sul mantenimento del passaggio a livello aperto.

 

Solo con la realizzazione della nuova strada di collegamento tra via Cal Larga e via Deganutti l’accesso funzionale ai camion alle due aziende verrebbe ripristinato. «Per fare la strada ci vuole del tempo, quindi le due società hanno deciso di agire con un ricorso – commenta il vicesindaco con delega agli affari legali Gianluca Posocco -. Noi abbiamo proposto una soluzione per facilitare l’arrivo dei camion (l’intervento della polizia locale ndr), ma non è stata accolta. Resistere al ricorso è stato un atto dovuto».

 



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Claudia Borsoi

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