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19 aprile 2024

Vittorio Veneto

Il Centro-Sinistra? C’era prima del Sessantotto

Un saggio su Aldo Moro ci mostra l’attualità di una figura che fu trasversale agli schieramenti

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Il Centro-Sinistra? C’era prima del Sessantotto

VITTORIO VENETO - Pietro Panzarino (in foto) fa il tris. Per i tipi di Marsilio ha appena dato alle stampe il terzo saggio dedicato allo statista italiano più noto (non solo per la sua tragica fine): Aldo Moro. Nel volume “Il centro-sinistra di Aldo Moro (1958-1968)”, Panzarino ripercorre la cronaca politica della cosiddetta Prima Repubblica, attraverso i discorsi, le scelte, le relazioni e le reazioni di un politico che riuscì, per la prima volta nella storia italiana, a costruire un ponte tra i diversi schieramenti. La Destra (ad esclusione del Msi), il Centro e le Sinistre sino al Pci conversero, per qualche tempo, in un progetto di governo inedito. L’artefice e il regista “conciliatore” di una visione politica aperta verso poli partitici antagonisti era Aldo Moro. Che pagò con la vita (e in circostanze tuttora da chiarire) un disegno democratico che aveva più nemici di quanti non siano mai stati individuati.

 

A Piero Panzarino, abbiamo chiesto perché un altro libro su Aldo Moro? I primi due saggi su Moro hanno riguardato sostanzialmente gli ultimi due anni (1976-78) della sua vita, durante i quali di fatto fu l’ispiratore politico accettato da tutti i partiti, con la sola esclusione dei missini. La politica di Moro era diventata autorevole anche per i “nemici storici” ossia il PCI. I due lavori precedenti e i riscontri che continuano nel tempo su Moro, mi hanno spinto ad approfondire un altro segmento della sua vita politica ossia il decennio 1958-68.

 

Il nuovo saggio “ edito da Marsilio, è il terzo che dedichi allo statista italiano: cosa aggiunge ai precedenti? La vita di Moro segna profondamente le fasi della vita italiana, dal dopoguerra fino alla sua morte ed oltre. Finora Moro è stato studiato ed approfondito per l’opera svolta nell’ultimo biennio, e anche per la sua tragica esecuzione. Ma Moro, come scrive Agostino Giovagnoli nella introduzione al mio saggio “è stato uno dei principali protagonisti di quella Repubblica dei partiti che è finita ingloriosamente tra il 1992 e il 1994”. ...

 

Ritieni che sulla vicenda personale e politica di Aldo Moro si sia fatta sufficiente chiarezza o ci sono pregiudizi storici da sfatare? buchi neri da sondare? Il 19 marzo scorso la Camera dei Deputati ha approvato quasi all’unanimità la istituzione della Commissione Moro, con la sola eccezione del M5S. L’on. le Gero Grassi, vice-presidente del Gruppo PD alla Camera, promotore principale del disegno di legge, in un’intervista a Oggitreviso, pubblicata sabato 22 marzo, ha confidato: “Io ho voluto fortemente questa legge perché credo che la verità sul caso Moro sia ancora da ricercare. Ora mi aspetto che il Governo tolga il segreto di Stato agli atti ancora secretati sul caso Moro”. Domenica sera 23 marzo l’ANSA ha lanciato una notizia bomba sull’eccidio di Via Fani: due infiltrati dei servizi segreti italiani sulla Honda avevano partecipato all’agguato, per aiutare i brigatisti. La notizia immediatamente è stata ripresa da TV, Radio e giornali con un risalto eccezionale.

 

Come leggerebbe Moro la situazione politica attuale? Moro, negli oltre trent’anni della sua presenza politica in Italia, dalla Costituente fino alla tragica fine ad opera delle Brigate Rosse nel 1978, è stato un protagonista, che ha sempre saputo vedere avanti, prima di tutti gli altri. Nel 1953 capì che il centrismo era finito e aprì ai socialisti, facendo nascere il centro-sinistra, l’oggetto appunto del mio saggio. Nel 1968 aveva capito il “Sessantotto”, che si avvicinava, con la celebre frase “Tempi nuovi si annunciano e avanzano in fretta come non mai”, pronunciata il 21 novembre 1969. Nel 1976 il pareggio elettorale tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista lo rese nuovamente protagonista: si “inventò” il Governo della non-sfiducia, che portò all’inserimento del PCI nella maggioranza di Governo, proprio quel 16 marzo 1978, il giorno del suo rapimento. Insomma un politico sempre aperto al nuovo che avanzava, per aumentare gli spazi della democrazia a un numero sempre maggiore di Italiani! Oggi Moro, come agli inizi degli anni ‘70 insieme a Berlinguer, proporrebbe di uscire dalla crisi economico-sociale abbandonando le solite vecchie ricette e inventandone di nuove.

 

Ti è capitato di consultare, da professore e da dirigente, qualche libro di storia adottato alle superiori? Qual è nei manuali il peso dato ad Aldo Moro e alle vicende politiche a lui contemporanee? Da ex-docente di storia alle superiori e da preside, purtroppo, mi sono sempre reso conto che, nonostante gli annunci ministeriali che formalmente avevano stabilito che il Novecento doveva essere privilegiato in tutte le discipline nell’ultimo anno delle scuole superiori, la scuola reale, con qualche lodevole eccezione, non riesce a far conoscere bene la storia italiana della seconda metà del ‘900. E questa insoddisfazione è stata sempre confermata durante gli esami di stato, quando da Presidente mettevo in luce nella relazione finale al Ministero, le carenze della programmazione scolastica sul secondo Novecento. Spero, comunque, che anche questo saggio possa aiutare a conoscere meglio la storia recente della nostra Repubblica.

 



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Emanuela Da Ros

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