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29 marzo 2024

Treviso

Centristi, quale futuro? Il Senatore Conte risponde sullo stato di NCD nella Marca

Gli scenari nazionali e le alleanze locali in vista delle elezioni di primavera

| Davide Bellacicco |

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| Davide Bellacicco |

franco conte

TREVISO- Il Governo Renzi, nato per portare a compimento una legislatura avviatasi con la più grave crisi istituzionale degli ultimi decenni e per realizzare gli interventi che ambo gli schieramenti, con soluzioni in parte diverse, hanno cercato nel tempo di cristallizzare nella nostra legge fondamentale, archivierà definitivamente la stagione delle riforme con il referendum costituzionale che si terrà fra pochi mesi. I panni dell'esecutivo emergenziale sono già stati dismessi con la conclusione, non propriamente...serena, dell'esperienza in quel di Palazzo Chigi di Enrico Letta. Chi ha buona memoria ricorderà che nel 2013 si parlò di larghe intese e che queste, dopo il tramonto del PdL e l'addio della compagine forzista, al netto di perdite varie a destra e a sinistra, hanno finito con l'assottigliarsi non poco, pur non mettendo a rischio la tenuta della maggioranza anche grazie ai responsabili di turno, che, ultimamente, in ogni legislatura non mancano mai (leggi Verdini &co.). Salvini e la presenza di una Lega forte hanno fatto il resto: ciò che nacque per necessità, oggi non pochi iniziano a ipotizzare possa diventare una scelta moderata consapevole. E allora si discute e c'è chi in NCD ricorda che la D sta per destra e che, quindi, è giunta l'ora di salutare la maggioranza e ricomporre lo schieramento che fu (accettando i rapporti di forza invertiti, a giudicare dalla manifestazione di Bologna,); chi punterebbe ad allargare il progetto di Area Popolare secondo una vocazione neocentrista, perché non avere nulla in comune con questa destra non significa necessariamente condividere l'approccio, il pluralismo valoriale e lo stile dei democratici; chi, guardando all'Italicum, che dovrebbe destinare i pesci piccoli diritti ad un ruolo di opposizione marginale o, a voler essere gentili, di mera testimonianza, non scarterebbe l'ipotesi di portare anche gli eredi del cattolicesimo politico liberale, sfuggiti illo tempore all'ulivismo nascente, nel mare magnum renziano per fare del PD quel Partito della Nazione che non riuscì a Casini al tempo del Terzo Polo, da contrapporre poi alla sinistra radicale in rotta con il governo, alla destra e al Movimento Cinque Stelle, sempre ammesso che una volta dentro, vi sia un qualche margine di autonomia e soprattutto di incisività, questione non di poco conto a giudicare dalle riserve di Alfano che, per ora, sembra mantenersi equidistante, in attesa di buone nuove.

 

Abbiamo chiesto al Senatore Franco Conte delucidazioni circa lo stato e gli orientamenti del suo partito, il Nuovo Centro Destra, nella Marca trevigiana, anche alla luce dei repentini capovolgimenti degli scenari nazionali.

 

Senatore, ricordo l’entusiasmo del gruppo dirigente e dei militanti quando, due anni orsono, anche sul nostro territorio si inaugurò questa nuova avventura politica. Certo, si leggeva chiaramente la gravosità di una scelta tanto radicale quanto quella di separare il vostro destino -che per molti ha significato un cammino ventennale- da quello degli ultimi eredi del berlusconismo che ha costituito la cifra della Seconda Repubblica. Da quell’incontro fondativo a Quinto poco tempo è passato e molte cose sono cambiate. Le percentuali non sono più quelle di allora e anche sul territorio forse è mancata e manca tuttora una presenza tangibile che trasmetta la vostra visione.

"C’è un problema generale del centro-destra che è visibilmente in difficoltà. In Veneto in particolare assistiamo ad una presenza molto forte della Lega che, inevitabilmente, condiziona le scelte degli altri partiti. Esiste poi un altro problema di carattere nazionale: le politiche del Governo Renzi, governo che noi sosteniamo, sono politiche che su molti fronti non sono sicuramente di sinistra. Questo comprime gli spazi di una collocazione di centro nella quale noi ci riconosciamo".

 

A Roma si governa con il Partito Democratico di Renzi, certamente un PD molto diverso da quello giunto alla “non-vittoria” del 2013, ma che a livello locale assume caratteri molto eterogenei che vanno dalla amministrazione di numerosi enti con la sinistra radicale alle sperimentazioni centriste siciliane (vedi Agrigento) che, pare, potrebbero ripetersi anche a Milano. Qui possiamo parlare di prospettive di alleanze?

"Oggettivamente, lo trovo prematuro. Andiamo per ordine: in primavera si celebreranno le prime elezioni provinciali di secondo livello previste dalla riforma Delrio. È indubbio che questo ci condurrà a definire delle posizioni, partendo comunque dall’orizzonte di Area Popolare".

 

Come si radica sul territorio il vostro soggetto politico?

"Abbiamo costituito circoli attivi su tutta la Marca. A coordinare il partito provinciale vi sono dei referenti, nel nostro caso io e Maurizio Sacconi, che siamo gli unici amministratori a livelli superiori a quello comunale. Ad ogni modo il nostro è un soggetto in continua evoluzione: l’obiettivo che ci poniamo è quello di organizzare una componente di centro capillare, quell’Area Popolare che veda promotori noi di NCD, gli amici dell’UDC e ciò che resta di scelta civica, prossima ormai all’estinzione".

 

Il senatore Sacconi, sin dalle tensioni generatesi nelle concitate ore dell’elezione di Sergio Mattarella (dimissioni da capogruppo) ha mostrato una certa insofferenza per un ruolo subalterno e per una collocazione di NCD che lo stravolgimento del quadro politico ha finito per condurre fuori dell’alveo del centro-destra tradizionale.

"​Sacconi vive ormai al di fuori del Veneto. Viviamo certamente una fase complessa e la sua al momento è una delle voci più critiche, ma resta una presenza molto attiva nella nostra formazione".

 


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Davide Bellacicco

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