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12 giugno 2025

Vittorio Veneto

Il caro defunto ha sostato in obitorio? Allora paga

Sosta in obitorio, arriva la fattura: 244 euro a carico dei familiari

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

Ospedale di Vittorio Veneto

VITTORIO VENETO - Una cittadina di Vittorio Veneto si è vista recapitare una comunicazione ufficiale dal Comune: le veniva richiesto il pagamento di 244 euro per il servizio di ricezione e sosta della salma del marito presso l’obitorio dell’ospedale cittadino. La richiesta, inviata a distanza di tempo dal decesso, ha lasciato la signora scoccata e profondamente indignata, come lei stessa ha raccontato. “Non bastava il dolore della perdita, ora mi trovo anche a dover pagare una tassa per aver lasciato mio marito in obitorio prima del funerale”, ha commentato amaramente.

Quando la morte in casa costa cara
La vicenda, purtroppo, non è un caso isolato. La normativa vigente prevede infatti che, se il decesso avviene in abitazione privata e la famiglia decide – o è costretta – a trasferire la salma presso l’obitorio dell’ospedale, i costi della “cella mortuaria” siano a carico dei familiari. La gratuità del servizio è garantita solo nei casi in cui il decesso avvenga in ospedale, oppure se il trasferimento è disposto dall’autorità giudiziaria o per motivi sanitari certificati dall’ASL; in tutte le altre situazioni, la permanenza in obitorio è considerata un servizio “a domanda individuale” e quindi soggetto a tariffa.

Come spiegano fonti autorevoli del settore funerario, “se il trasferimento all’obitorio viene richiesto dai familiari, il Comune anticipa la spesa e poi la richiede alla famiglia”. Le tariffe possono variare da Comune a Comune e da Ulss a Ulss: nel caso di Vittorio Veneto la cifra richiesta è di 244 euro, ma in altri territori si arriva anche a 305 euro o più.

Le reazioni: tra indignazione e richieste di chiarezza
Negli ultimi anni, la questione delle tariffe obitoriali ha suscitato proteste e richieste di chiarimento da parte di cittadini e associazioni. Non sono pochi coloro che, come la signora di Vittorio Veneto, si sono sentiti “colpiti due volte”: prima dal lutto, poi dalla richiesta di pagamento. “Molti non sanno che la legge prevede questo onere – spiegano gli operatori funebri – e spesso la comunicazione arriva mesi dopo il decesso, aumentando il senso di ingiustizia”.

Cosa dice la legge
Il quadro normativo si basa su regolamenti comunali e regionali, che distinguono tra servizi gratuiti e a pagamento. In generale, il servizio di osservazione del cadavere presso l’obitorio è gratuito solo per il periodo di osservazione obbligatorio o per i casi di indigenza certificata. Tutti gli altri servizi, inclusa la sosta in cella mortuaria per chi muore in casa, sono soggetti a tariffa, stabilita dalla Giunta Comunale o dall’azienda sanitaria competente.

La storia della signora di Vittorio Veneto riporta all’attenzione un tema spesso ignorato: quello dei costi nascosti che gravano sulle famiglie nel momento del lutto. Una normativa poco conosciuta, che trasforma un servizio essenziale in una “tassa sulla morte” per chi si trova a vivere il dolore della perdita fuori dalle mura ospedaliere. Un tema su cui, forse, sarebbe necessario aprire una riflessione pubblica più ampia.

 



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Carlo De Bastiani

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