Carlo Nordio inaugura l'anno dell'Ateneo Trevigiano
"Non può essere la severità della pena un possibile deterrente alla corruzione"
TREVISO- La corsa all'aumento delle pene edittali nel nome della sicurezza, soluzione a più riprese invocata da vasti settori della politica, maggioranza e opposizione, per far fronte tanto all'annosa piaga della corruzione (emblematiche le vicende romane e quelle che hanno visto coinvolto i vertici ANAS), quanto alle numerose denunce di furti in abitazioni, non convince Carlo Nordio, magistrato trevigiano reso celebre dalle inchieste sulle Brigate Rosse, da quelle scaturite dal filone di Mani Pulite e che, negli ultimi tempi ha ritrovato una notevole fama mediatica in quanto coordinatore dell'inchiesta sul Mose, una operazione definita dallo stesso "storica, sia per la discrezione con cui si sono condotte le indagini, considerate le più di trecentomila ore di intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno consentito di chiarire la vicenda pur non favorendo la divulgazione di informazioni private estranee alle indagini, sia per la rapidità della chiusura dell'istruttoria".
"Non può essere la severità della pena un possibile deterrente alla corruzione, altrimenti non si spiegherebbero fenomeni corruttivi eclatanti a noi noti e relativi ai vertici di governi intransigenti come quello cinese, nei quali quella condotta è punita con la morte. Chi delinque, in quel momento, a tutto pensa meno che ad essere catturato ed alla gravità delle conseguenze che seguiteranno". D'altronde, ricorda, "posta la gravità di reati particolarmente efferati e commessi magari con particolare atrocità, non sarebbe equilibrato aumentare le pene degli altri reati, indubbiamente di minore gravità anche se giustamente sanzionati dall'ordinamento, fino ad equipararle. Tre furti, insomma, non valgono un assassinio".
Occasione dell'intervento di Nordio, l'inaugurazione del nuovo anno accademico dell' Ateneo Trevigiano, la gloriosa associazione culturale oggi presieduta dall' Avv. Mazzariol e fondata nel 1810 con sigillo napoleonico sulle ceneri di realtà accademiche prestigiose come la Società letteraria e filodrammatica, risalenti anche al XVI secolo e che ha potuto vantare nei secoli la partecipazione e il contributo di illustri pensatori, artisti e uomini di cultura del nostro territorio e non solo, non ultimi il Beato Rosmini e Luigi Bailo, fondatore dell'omonimo museo riaperto al pubblico la scorsa settimana. La nuova sede, il Seminario Diocesano, ospiterà anche le altre iniziative in programma per il futuro.
Esiste dunque una via d'uscita per privare il soggetto che opera nel pubblico di quella posizione di forza che può consentire il configurarsi di concussioni per induzione e rapporti curruttivi di clientela? "Togliere con le leggi gli strumenti per farsi corrompere. Se la legge induce il cittadino a bussare a cento porte, una di queste è statisticamente probabile che chieda di essere oliata a dovere perché si apra. Occorre ridurre la burocrazia, quindi, per ridurre la corruzione". Ma non basta, giacché non si può prescindere dall' isolamento sociale dei corrotti e da una educazione alla legalità che ponga al centro l'esempio: "Non di rado mi invitano a parlare nelle scuole: è utile, ma purtroppo sono anzitutto i genitori a dover rivedere molti comportamenti che il bambino è portato ad apprendere crescendo".
Per il Prefetto di Treviso, Laura Lega, intervenuta a margine dell'incontro inaugurale, "Tutti coloro i quali svolgono la funzione pubblica hanno il dovere di non compiere atti non corretti anche solo sotto il profilo dell'opportunità poiché non rappresentano se stessi ma l'istituzione. E' un concetto che va oltre il principio di legalità formale".