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07 novembre 2024

Conegliano

"Cancello schifezze a titolo gratuito"

L'intervista al writer "Cibo". Originario di Conegliano, vive e opera nel Veronese

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

cibo writer conegliano

CONEGLIANO - Una fetta di formaggio al posto di una svastica, un limone al posto di una croce celtica, un piatto di spaghetti sopra una scritta no-vax. “Cibo” combatte l’odio con la street art, coprendo simboli e graffiti con immagini di cibi. La sua personale battaglia contro le brutture lo ha reso noto in tutta Italia. Pier Paolo Spinazzè (questo il suo vero nome) è originario di Conegliano, ma da anni vive e opera nel Veronese. Ha passato la propria infanzia nella frazione di Ogliano e si è laureato a Treviso, ma ha trovato la propria dimensione lontano dalla Marca. Milo, suo figlio, è nato circa un mese fa.

 

“Ho deciso di prendermi qualche giorno di pausa e di godermelo – ha reso noto l’artista -. Attualmente sono in paternità”. Ieri sera, durante la veglia per la pace che si è tenuta nella chiesa dei Santi Martino e Rosa, “Cibo” ha raccontato le sue esperienze e ha spiegato il senso delle sue opere.

 

Perché hai deciso di dedicarti a questa attività?

Fondamentalmente cancello schifezze a titolo gratuito. Senza i volontari l’Italia non sarebbe così bella.

 

Come vivi?

Non copro solo graffiti. In realtà faccio street art da tanti anni, vengo pagato per realizzare opere murali. Disegno quasi sempre cibo e alimenti.

 

Com’è il panorama della street art in Italia?

All’estero va molto di più, perché sono abituati alle trasformazioni e ai cambiamenti delle città. Spesso queste opere sono previste nella costruzione di nuovi edifici. In Italia facciamo più fatica, ma rispetto ai primi tempi la situazione è decisamente migliorata. Oggi la gente ci guarda in maniera diversa: una volta eravamo dei “criminali”, ora siamo degli artisti.

 

Perché disegni sempre cibo?

Perché ho sempre fame e mangio sempre. Le cose nascono per scherzo, poi magari piacciono e convincono le persone. Spesso rappresento i prodotti tipici di un territorio.

 

Un esempio?

In Cansiglio disegnerei una fetta di Montasio, non un pezzo di pecorino romano.

 

Che messaggio vuoi trasmettere?

Il mio è un messaggio di speranza. Disegno il cibo perché a tavola ci si incontra. Faccio sempre l’esempio della caprese: il basilico viene dall’India, il pomodoro dall’America, la mozzarella dalla Campania, l’olio dalla Siria. Si possono veicolare messaggi positivi anche con la cucina. In fondo a tavola siamo tutti più buoni.

 


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Roberto Silvestrin

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