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23 giugno 2025

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Il cammino di Giuliano Vantaggi nelle Colline del Prosecco: tra colline, gente e futuro

Dall’infanzia tra le Dolomiti alla guida del sito UNESCO

| Federica Gabrieli |

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| Federica Gabrieli |

Giuliano Vantaggi

PIEVE DI SOLIGO - Ci sono luoghi che non si raccontano solo con le immagini da cartolina o con le parole dei grandi numeri. Ci sono territori che chiedono tempo, ascolto, rispetto. Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono tra questi: un paesaggio che vive ogni giorno attraverso il lavoro silenzioso di chi lo cura, di chi lo abita, di chi lo protegge.

Giuliano Vantaggi (in foto), dal 2021 Site Manager dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene UNESCO, è una delle persone che ha scelto di camminare a fianco di questo territorio. La sua non è una presenza ingombrante, ma costante. Non è un ruolo da vetrina, ma una responsabilità vissuta con senso profondo. Lo si capisce subito: nelle parole misurate, nella visione chiara, nel rispetto sincero verso chi vive la terra prima ancora che il territorio. In questa conversazione, più che un’intervista, ci accompagna in un cammino tra viti e volti, tra sostenibilità e futuro, tra fatica e bellezza. Con passo sicuro ma mai affrettato. Con la calma di chi sa che certe cose vanno fatte bene, non in fretta.

Giuliano, ci racconti cosa l’ha portata qui, tra le Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene?
“Il mio è un percorso che parte dalle Dolomiti: ho lavorato nella promozione del territorio, sono stato direttore della DMO Dolomiti e consulente per la comunicazione della Fondazione Dolomiti UNESCO. Ho fatto il progettista per quattro regioni e diretto il distretto commerciale del litorale di Jesolo. Poi sono arrivato qui. Attualmente siamo anche l’unità di coordinamento in consulta regionale per tutti i siti UNESCO del Veneto. Quindi la mia presenza tra le Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene la vedo come una conseguenza.”

Il suo legame con la natura è qualcosa che risale all’infanzia?
“Assolutamente sì. Sono nato a Belluno da una famiglia dolomitica e quindi da sempre sono cresciuto in montagna, dove la natura non era un contorno, bensì una presenza e compagna quotidiana: dai monti al Lago di Santa Croce, fino al Nevegal. Rimasto orfano da bambino, trovavo rifugio tra i sentieri. Disegnavo mappe a penna e partivo da solo in esplorazione. Ho visto tutte le Dolomiti accompagnato da libri di grandi scrittori veneti. Quel legame è diventato un modo di pensare, di vivere. Oggi mi guida nelle scelte professionali e nei rapporti umani.”

Come descriverebbe il suo rapporto con l’ambiente naturale durante la sua crescita?
“Tutto nasce dalla passione per la montagna. Ho viaggiato il mondo, sia negli aspetti montani che in quelli marini, di collina e di lago. Ho visto tutte le sette meraviglie del mondo, sia culturali che naturali, e oltre 700 siti UNESCO, conoscendo culture diverse. Quindi la passione è nata da giovane, ancor prima che iniziassi il mio percorso nell’UNESCO o nella promozione turistica.”

Lei ha lavorato tra le Dolomiti e oggi vive tra le colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Patrimonio UNESCO: cosa le hanno insegnato questi paesaggi così diversi ma entrambi così forti?
“Per una giusta promozione devi vivere con la popolazione. Punto. E questo vale sia per il territorio collinare che per quello montano. Le persone ti danno tantissimo, sono molto orgogliose della loro terra, anche se a volte devi renderle consapevoli della bellezza di dove vivono, non avendo avuto la possibilità, per alcuni, di viaggiare molto. Noi dimoriamo in uno dei luoghi più belli del mondo, che siano le Dolomiti o le Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene: insomma tutta la regione Veneto. La montagna ti impone rispetto, silenzio, prudenza. Le colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, invece, ti chiedono attenzione ai dettagli, pazienza, empatia con le persone che le vivono. Sono due paesaggi che educano, che ti rendono consapevole di far parte di qualcosa di più grande di te.”

Quando ha accettato questo incarico, cosa si aspettava? E cosa ha trovato che non si aspettava affatto?
“Non mi aspettavo nulla. Era una sfida e la definitiva consacrazione che le Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene fossero un Patrimonio dell’Umanità e anche un esempio di grande bellezza nel mondo. Sono felice di aver ricevuto tanto affetto da parte delle persone che vivono qui, perché mi hanno sostenuto e aiutato nel costruire questo progetto. Ho trovato una comunità ricca di umanità e di volontariato autentico - non a caso il numero di Pro Loco è elevatissimo qui - una ricchezza che non smette di sorprendermi.”

Da quando è iniziato nel 2021 questo percorso, ha un momento, un incontro simbolico che porta con sé?
“L’inaugurazione del “Cammino nelle colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene”, l’8 luglio 2023. Un evento che decretava non solo la fine di un progetto, ma un nuovo inizio. Portare le persone a camminare tra le colline, senza aggredirle, è esattamente spirito UNESCO.”

Un patrimonio non è fatto solo di colline, ma anche di mani, volti e storie. Chi sono, secondo lei, i veri custodi delle colline?
“Gli agricoltori, le famiglie che abitano queste colline da generazioni. Sono loro a modellare e aver cura del paesaggio ogni giorno, all’alba, in silenzio. Ricordo lo stupore di alcuni turisti del Nord Europa nel vederli lavorare con tanto amore. Sono scene che non si dimenticano.”

Cosa la sorprende ancora, ogni volta che visita un borgo o incontra chi vive e lavora in questo territorio?
“Mi sorprende la fascia di età più anziana che ha ancora questo attaccamento alla terra e la voglia di proteggerla ed accarezzarla. Queste persone, che sfiorano e a volte oltrepassano gli ottant’anni, sono un esempio notevole per i giovani. La semplicità con cui affrontano le difficoltà, senza clamore.”

Come si coinvolgono davvero i giovani nella tutela del territorio?
“Con progetti concreti, scuole, corsi, ascolto. L’UNESCO è un patto tra generazioni: quello che riceviamo va conservato e consegnato, migliorato, a chi verrà. Abbiamo lanciato i “Narratori della Bellezza”, un progetto che sta avendo un grande successo, con partecipanti di ogni età. Molti capiscono per la prima volta quanto poco conoscono la propria terra.”

La sostenibilità è un impegno quotidiano. Cosa significa per voi?
“Vuol dire decisioni, scelte, spesso difficili. Mobilità sostenibile, equilibrio tra agricoltura e turismo, rispetto del paesaggio. Aiutare gli agricoltori nei momenti critici, promuovere senza banalizzare. La sostenibilità è un modo di vivere, non uno slogan.”

Quali sono le sfide più complesse nella gestione di un territorio come il nostro?
“La più grande è quella di accrescere la consapevolezza. Far capire alla gente che vive in uno dei territori più belli del mondo. Da lì nasce tutto il resto: tutela, orgoglio e partecipazione. Conciliando il bisogno di sviluppo economico con la conservazione dell’identità profonda del territorio. Non c’è una formula magica, ma solo un lavoro paziente e condiviso.”

Cosa immagina, o meglio, cosa sogna per queste colline di Conegliano Valdobbiadene tra dieci anni? Più visitatori o più silenzio?
“Un perfetto mix tra agricoltore e turista. Sogno un agricoltore che abbia un discreto numero di visite in cantina e possa narrare con tranquillità, a chi lo va a trovare, tutto il lavoro che fa, facendogli capire cosa vuol dire il Prosecco di Riva, Conegliano Valdobbiadene, rispetto al Prosecco di pianura. Sogno un turista sempre più attento nel rispettare le regole di quello che è un territorio fragile, quindi non aggredirlo ma tutelarlo e guardarlo con cautela, non sforzando ma vedendo quello che la gente e il territorio possono offrire.”

Quali sono, secondo lei, i valori che non devono mai perdersi per mantenere viva l’autenticità di questo paesaggio?
“Deve esserci un patto generazionale che faccia capire ai ragazzi di oggi non solo l’importanza di produrre il prodotto principale, ma anche di modellare la bellezza delle colline di Conegliano Valdobbiadene in modo che negli anni prossimi possano continuare a fruirne tutti quanti. Deve essere, quindi, un lavoro non solo di produzione e vendita del vino, ma anche di custodia e generazione di bellezza.”

Un pensiero da rivolgere ai visitatori che arrivano qui per la prima volta: cosa dovrebbero cercare, al di là dei panorami e del vino?
“Dovrebbero cercare il contatto con la gente. L’ospitalità e l’accoglienza in mezzo alle colline di Conegliano Valdobbiadene perché sono magiche.”

Vista la sua passione per la lettura. Ha mai pensato di scrivere libri?
“Sì. Si intitolerebbe Cinque vite. Ognuno di noi attraversa momenti in cui la vita cambia profondamente. Io ne ho vissute cinque fino ad oggi. Riconosco ogni transizione: i luoghi, le persone, le scelte. Sarebbe un libro su quel filo sottile che unisce passato, presente e futuro.”

Ascoltare Giuliano Vantaggi è come percorrere un sentiero tra le colline in silenzio, passo dopo passo. Le sue parole non cercano l’applauso, ma il senso. Non celebrano, ma custodiscono. In ogni risposta si percepisce quella miscela rara di competenza e umanità, di visione e radici. Un uomo abituato a guardare lontano - verso il futuro, verso il paesaggio - ma con i piedi ben piantati nella terra, nella sua gente. La sua figura, imponente ma semplice, trasmette un rispetto autentico per ciò che gli è stato affidato. Non solo un incarico, ma una missione vissuta con dedizione silenziosa. Vantaggi non parla del territorio, ma con il territorio. E forse è proprio questa la differenza che fa la differenza. Perché, alla fine, ciò che rimane non sono i titoli o i progetti, ma l’impronta che si lascia nel cuore della terra.


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