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18 aprile 2024

Vittorio Veneto

Cacciatori ripuliscono la casa di Bottecchia: "Era una discarica"

L'immobile dove visse il campione di ciclismo metteva a rischio la salute del quartiere

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Cacciatori ripuliscono la casa di Bottecchia:

COLLE UMBERTO - Era una “discarica”, potrebbe diventare un museo. La casa natale del campione di ciclismo Ottavio Bottecchia, situata in via Mazzini a San Martino di Colle Umberto, ha avuto finora una sorte impietosa. La modesta abitazione, ereditata da un numero imprecisato di eredi di Bottecchia, da diversi anni è stata lasciando allo sbando. E’ diventata, anzi, un ricettacolo di rifiuti. Una catapecchia che mette a rischio la salute di un quartiere.

Per iniziare a ridare all’edificio la dignità che merita si è mossa la sezione locale della Federcaccia. Proprio così: i cacciatori - qualche giorno fa - si sono trasformati in operatori ecologici volontari, e con tanto di guanti, mascherina sul volto e giubbetto fluorescente hanno passato un’intera mattinata a svuotare la casa natale di Bottecchia del cumulo di rifiuto organici che conteneva, riempendo sei cassonetti Savno. L’iniziativa è partita da Gino Sommariva, che abita qualche uscio più in là della casa di Bottecchia.

“Mi sono mosso per due ragioni - spiega Sommariva -. La prima è che sento di avere un debito morale nei confronti di questo campione, che è nato e cresciuto in una strada (via Mazzini, ndr) nella quale da quattro generazioni ha risieduto anche la mia famiglia. La seconda ragione, non meno importante, è che, come cacciatore, sento il dovere di dedicarmi a un fattivo ripristino ambientale. Più volte ho operato, con gli amici cacciatori, in collina o in montagna, ma ho pensato che anche in un ambito urbano il nostro intervento sarebbe stato utile”

Gino Sommariva ha quindi chiesto alla segreteria del sindaco di Colle Umberto, Edoardo Scarpis, l’autorizzazione a ripulire casa Bottecchia. Come prevedono le norme di legge, era sufficiente che due eredi firmassero il consenso e Ignazio Bottecchia (di Sarmede) e Sergio Bottecchia (di Cappella Maggiore) hanno dato il placet. Insieme al presidente della sezione locale della Federcaccia e ad altri volontari, Sommariva ha dunque provveduto a sgomberare l’abitazione del campionissimo.

 

“Tutto - commenta il sindaco Edoardo Scarpis - si è svolto nell’ambito della Giornata ecologica a cui Colle Umberto aveva aderito, provvedendo a ripulire, con l’ausilio di volontari, diverse aree del comune. Sommariva e gli altri volontari, a casa Bottecchia, hanno asportato il materiale organico, che è anche il più pericoloso, entrando solo al piano terra di un’abitazione che è molto compromessa anche dal punto di vista statico.”

Sindaco Scarpis, da qualche anno si parla di fare di casa Bottecchia un museo. La strada però pare ancora lunga…

“E’ vero. Sono almeno dieci anni che si discute sull’opportunità di trasformare la casa del grande campione in un museo a lui dedicato. La volontà c’è, ma l’ostacolo più grande è rappresentato dai soldi. Il comune ha abbozzato un progetto di restauro e conservazione dell’immobile, che risale ai primi del ‘900, che però ha un costo di circa 250 mila euro. Una cifra destinata solo alla messa in sicurezza della casa, che poi dovrebbe essere arredata e allestita in modo congruo a ospitare un museo. Per reperire i fondi abbiamo partecipato a diversi bandi, ma finora non siamo riusciti a ottenere un “piazzamento” favorevole. E facciamo anzi un appello: se qualcuno fosse a conoscenza di qualche bando che possa aiutarci a reperire i fondi per casa Bottecchia, ci informi perché le pratiche burocratiche necessarie sono già pronte, già state assolte. Vorremmo che non passasse troppo tempo per coronare un progetto che farebbe piacere a molti e che ricorderebbe non solo una grande figura sportiva (Bottecchia è stato il primo italiano a vincere il Tour de France), ma anche un uomo coraggioso e leale che, ina qualità di bersagliere ciclista, ha ottenuto una medaglia di bronzo al valor militare per le missioni compiute durante la Grande Guerra”

 


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Emanuela Da Ros

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