BUONA DOMENICA Uno sciopero sui social quando la stupidità supera il limite
La scorsa settimana un video negazionista girato al Ca' Foncello è stato viralizzato senza un minimo di rispetto per chi di Covid continua a morire
TREVISO - La domanda è: “Ma loro, i negazionisti del Covid: che problemi hanno?” A formularla meglio: “Che problemi non hanno?” Non quello, presumibilmente e beati loro, di aver visto qualcuno patire e morire. E se loro non li hanno visti, dove stanno tutti questi malati? Non ci sono! A cercarli in corsia, al pronto soccorso o in terapia non c’è l’ombra di chicchessia. Perché il Covid non ferisce e di Covid non si perisce.
Nella settimana appena trascorsa, la filosofia del negazionismo è stata addirittura condensata e servita a caldo in un video, girato a Treviso (purtroppo), dentro al Ca’ Foncello anche se in un imprecisato set. Il corto da “Golden globe” – “viralizzato”, ironia della sorte – ha contagiato e inondato i social. Al regista più che fama ha procurato stigma e querele. Ma di share ne ha fatto parecchio e malgrado segnalazioni ai gestori dei social e l’intimazione a ritirarlo, è tuttora (ripurtroppo) visualizzato, commentato, condiviso, rilanciato. “Di un bel tacer non fu mai scritto”: anche stavolta (ririputroppo) se n’è persa l’occasione. Che è il silenzio a mettere in fuori gioco mitomani e leoni da tastiera di complemento.
Le gigantesche fakes si commiserano ignorandole, non socializzandole. Perri ripristinare il principio di realtà. Per lasciare la verità libera di difendersi. Ciò che piuttosto non andrebbe mai tralasciato è il rispetto. Nel caso in questione: 1) verso chi nei reparti del nostro ospedale ci sta (eccome) e per restarci (in vita) lotta ogni minuto ogni ora ogni giorno; 2) verso chi nel nostro ospedale lavora senza risparmiarsi in nulla e anzi esponendosi anche al più grave dei rischi: i medici, gli infermieri, il personale sanitario tutto; 3) verso i familiari che magari vorrebbero davvero poter credere vuoto l’ ospedale mentre invece lì dentro hanno i loro affetti più cari, congiunti e i parenti che quei letti di terapia intensiva occupano ma che non si possono né vedere né sentire neanche un’ultima volta. Rispetto dunque, e un tantino di pudore che non guasta mai. Poi solidarietà (“Andrà tutto bene”, ricordate gli striscioni esposti ai balconi?). E civica responsabilità . Si dovrebbe cominciare a scioperare, su facebook e sui social: quando l’idiozia raggiunge l’apice non offriamole palco e riflettori. Sta a vedere che aiutiamo i negazionisti a risolvere il loro problema più grosso.
Buona domenica