BUONA DOMENICA Quando le colpe dei padri ricadono sui figli
Al via la crociata di fine anno scolastico contro canotte, bermuda e infradito nelle aule. In attesa che sul pulpito salgano adulti esemplari

TREVISO - Chi se lo ricorda il Senatùr - era l’agosto del 1994 - sul terrazzo della casa a Porto Cervo dell’allora ministro Pagliarini: in canotta, ripreso dalle telecamere di tutti i telegiornali? Non l’unica caduta di stile in verità del fondatore del Carroccio: sono poi venuti il dito medio, il tricolore nel cesso e via discorrendo. Da ultimo è arrivato il suo successore a dare i numeri al “Papeete beach”.
Insomma, per dire che: “quando il pesce puzza dalla testa”… prova, se ci riesci, a spiegare alle ragazze e ai giovani che cos’è il decoro e quanto importante sia osservarlo nei luoghi istituzionali e comunitari se chi riveste ruoli apicali è il primo a controtestimoniarlo.
È al solito una crociata che si combatte ad armi spuntate quella sui costumi (anche in senso figurato) e che si ripropone sul finire di ogni anno scolastico, quando non pochi impazienti studenti, precorrendo i tempi, nelle aule scolastiche pensano di potersi andare a spiaggiare.
Fioccano circolari, si scrivono all’uopo regolamenti ma la storia ha sempre lo stesso epilogo: smanicato e infradito. A volte però qualcuno, dall’altra parte, si faccia prendere la mano e si lascia andare a qualche intemperanza, sopra le righe.
“A Roma, in un liceo classico, una docente ha richiamato una studentessa per una canotta ritenuta non conforme al regolamento. La ragazza ha chiesto un confronto dal preside. Questa storia, raccontata sui social, sarebbe finita qui se un insegnante di Genova, estraneo alla vicenda ma posseduto dall’interventismo becero di un leone da tastiera, non si fosse affrettato a vergare il suo ignobile commento sessista: «Questa zoccoletta avrà quel che si merita non appena troverà un superiore nella sua vita lavorativa»”. (La Repubblica, 24 maggio).
Di questo passo non si va proprio da nessuna parte. Se è il moralismo a farla da padrone, la battaglia sarà puntualmente persa. Perché non sarebbero giovani se non fossero “contro”, alle imposizioni e ai tabù. Non a prescindere, ma a tutto ciò che non viene spiegato loro. E magari condiviso (si può provare). Non senza educatori e “adulti in carriera” esemplari.
Buona domenica