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29 marzo 2024

Oderzo Motta

La Bulgaria insorge, la testimonianza di Luca da Motta di Livenza: "Gli animi sono roventi"

Luca Rossetti, 35enne, racconta in presa diretta quello che sta accadendo nella capitale bulgara

| Gianandrea Rorato |

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Sofia insorge

MOTTA DI LIVENZA - La Bulgaria insorge contro il Governo: bloccato in casa, un mottense sta seguendo gli eventi col cuore in gola.

Luca Rossetti (nel riquadro), 35 anni, corso di studi all’Università di Verona, esperto in e-commerce e scrittura per il web. ha girato un po’ tutta Europa: in passato ha scritto per un'agenzia di stampa a Madrid, in Romania e in Finlandia si è occupato di progetti di solidarietà civile, in invece Grecia ha trascorso gli ultimi due anni come guida turistica. È stato giornalista, fotografo, illustratore. Per lavoro oggi vive in Bulgaria.

LA CRISI
Il Paese in questi giorni sta vivendo una crisi istituzionale inedita. Per quasi una settimana, tutte le sere, migliaia di manifestanti si riuniscono nel centro di Sofia per chiedere le dimissioni del governo del primo ministro Boyko Borissov e quelle del procuratore della Repubblica Ivan Geshev.

LA MOLLA
Il motivo per cui è iniziata la protesta sono state le perquisizioni da parte della procura nella sede della Presidenza della Repubblica per il coinvolgimento di due consiglieri del presidente Rumen Radev imputati in due processi. Il Capo di Stato l’11 luglio ha chiesto le dimissioni del primo ministro Borissov e del procuratore della Repubblica Geshev accusandoli di “deriva della mafia”. La richiesta è arrivata dopo un altro episodio di protesta, questa volta sul mar Nero, in una piccola spiaggia pubblica con accesso negato ai cittadini, dietro la quale si trova la villa di Ahmed Dogan, presidente emerito del Movimento dei turchi, un personaggio molto potente e di fama discutibile.

SCONTRI
È una protesta pacifica, anche venerdì sera della scorsa settimana si sono registrati alcuni scontri con la polizia e due ragazzi sono stati picchiati dalle forze dell’ordine.

LA TESTIMONIANZA
Spiega Luca Rossetti: «Dopo mesi di lockdown e inviti a rimanere a casa, qui a Sofia gli ultimi giorni sono scanditi dal ritmo dei cori in piazza: "Ostavka! Ostavka!" ("A casa! A casa!"). Decine di migliaia di cittadini stanno manifestando da una settimana contro la corruzione e i continui scandali politici. Quarantamila voci che chiedono le dimissioni del Primo Ministro Boyko Borissov e del Procuratore Capo Ivan Geshev». E continua: «Sono ore concitate, animi roventi come il clima di luglio. Da cinque giorni la gente, di ogni schieramento politico, si dà appuntamento dopo lavoro nella piazza antistante il Palazzo Presidenziale. I più temerari si presentano già nel primo pomeriggio. A mano a mano arrivano gli altri, a seconda del turno di lavoro».

Luca fotografa la situazione: «C'è chi ha una birra in mano, chi un paio di cartelli: "Dimissioni" in uno e "Mafia" nell'altro. C'è chi è già finito all'ospedale per scontri con la polizia, ragazzi che studiano all'estero e rientrati in patria a causa delle restrizioni Covid-19 e portati negli ospedali della città con contusioni alla testa, senza che i loro genitori venissero avvisati. È sicuramente la più grande protesta dal 2013, e la gente spera che non ci sia bisogno di un morto affinché la comunità europea accenda i riflettori su questa parte dei Balcani. Gli esperti dicono che in queste ore potrebbe cadere il governo con le dimissioni di Borissov. Il quale sembra continui a resistere. Le proteste del 2013 sono andate avanti 13 mesi prima che portassero alle dimissioni dell'esecutivo Oresharski».

PROBLEMA VIRUS
Nikolay, impiegato in un'azienda fuori dal centro, arriva alle 19. Con lui altre migliaia di persone. Ci saono famiglie con bambini, giovani e anziani, donne e universitari. «Le proteste non finiranno fino a quando non cadrà il governo - dice Nikolay - speriamo di poter festeggiare la fine delle calunnie entro la questa settimana. Questa volta le cose potranno accadere più velocemente. È come se il Coronavirus avesse d'un colpo risvegliato le nostre coscienze». Già, perché quanto sta accadendo in questi giorni a Sofia e nelle principali città della Bulgaria, deve fare i conti con la realtà del Covid-19. Com'è cambiato il modo di fare protesta? «Non è cambiato affatto - ride Georgi sotto la sua mascherina di tela - se non perché uno su dieci di noi usa la maschera.

Virus o no oggi dobbiamo scendere in piazza, ne va del nostro futuro». Il ministero della salute ha raccomandato cautela ai dimostranti, avvisando che l'emergenza non è finita e che devono essere rispettate le distanze di sicurezza. L'utilizzo della mascherina è raccomandato, ma non obbligatorio, nei luoghi all'aperto. Da una parte c'è il pericolo del Covid-19, che ha registrato un picco di casi dall'inizio dell'epidemia proprio negli ultimi 10 giorni e che metterà a durissima prova gli ospedali nel caso di un'emergenza sanitaria.

Dall'altra parte c'è la protesta di chi è stanco dopo anni di corruzione. E queste strade e piazze ora vibranti e piene di colori sembrano sfidare non soltanto le stanze del potere, ma la vita stessa.

 


| modificato il:

Gianandrea Rorato

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