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03 ottobre 2024

Nord-Est

Boraso interrogato per 8 ore per l'inchiesta di Venezia

Legale: 'Ha iniziato a dare la sua versione, torneremo dai Pm' 

| Ansa |

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Boraso interrogato per 8 ore per l'inchiesta di Venezia

VENEZIA - Un interrogatorio fiume durato quasi otto ore per rispondere "punto per punto" alle accuse di corruzione che gli sono addebitate. L'ex assessore comunale alla mobilità Renato Boraso per la prima volta dal suo arresto, il 16 luglio scorso, ha chiesto di essere ascoltato in Procura a Venezia dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, titolari della maxi-inchiesta della Guardia di finanza che ha travolto l'amministrazione municipale. Il cellulare che lo trasportava dal carcere di Padova, dove è tuttora rinchiuso, unico fra gli indagati ancora in cella, ha varcato alle 10 del mattino il cancello del palazzo di giustizia lagunare, per uscirne solo alle 18.

"Abbiamo iniziato una discussione - ha spiegato ai giornalisti il suo legale, Umberto Pauro - ci sentiremo ancora nei prossimi giorni". L'avvocato dell'ex assessore non ha chiesto la revoca della misura cautelare per il suo assistito, al quale vengono contestati 12 episodi di corruzione: "prima finiremo gli interrogatori - ha affermato - e poi vedremo". "Siamo partiti raccontando la nostra versione dei fatti rispetto alle contestazioni mosse dall'accusa - ha aggiunto - facendo un discorso in generale". Trascorso più di un mese dal suo arresto, il politico ha intanto studiato minuziosamente le carte dell'inchiesta per controbattere alle ipotesi della Procura di aver garantito a imprenditori amici gare "su misura" e provvedimenti urbanistici favorevoli. Secondo l'accusa, Boraso con alcune sue società avrebbe emesso fatture per consulenze professionali ritenute inesistenti, delle vere e proprie 'tangenti' mascherate.

Già nei giorni scorsi Pauro aveva anticipato che l'ex assessore era pronto a spiegare il riferimento ad ogni singola fattura. Tra gli episodi contestati, di cui con ogni probabilità ha voluto parlare oggi, c'è anche una consulenza da 60 mila euro nei confronti della Falc Immobiliare per ridurre il prezzo di vendita di Palazzo Papadopoli, l'immobile ceduto dal Comune nel 2017 per 10,7 milioni (rispetto alla stima fatta alcuni anni prima di 10,7 milioni) al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong. Attraverso questo "sconto", Ching sarebbe stato "incentivato" ad acquistare l'area dei Pili, di proprietà del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, a sua volta indagato per corruzione. (di Rosanna Codino, ANSA)


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