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29 marzo 2024

Bonsai Aid Aids

Categoria: Scienze e tecnologie - Tags: HIV, Aids, malattie sessualmente trasmesse

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Scarpis Enrico | commenti |

Anlaids

 

Le iniziative per sensibilizzare i cittadini sono un’occasione non solo per contribuire, nel proprio piccolo, ad aiutare le altre persone, ma anche un’opportunità per informarsi su un tema che per la gran parte del periodo dell’anno rimane dimenticato, o quasi, dai più.

 

Il 29, 30 e 31 marzo 2013 è prevista l’iniziativa “Bonsai Aid Aids 2013”, che da più di vent’anni è al servizio della fondazione Anlaids Onlus, l’Associazione Nazionale per la Lotta all’AIDS. Nelle seguenti postazioni potrete acquistare un bonsai e contribuire anche voi a sostenere quest’associazione.

 

Visitate la pagina Anlaids dedicata, oppure consultate il file pdf per il Veneto.

 

"L'AIDS è una falsa emergenza, serve solo a far guadagnare le ditte farmaceutiche"

Le morti per AIDS nel 2009 sono state circa 1,8 milioni. 33 milioni di persone al mondo vivono infettate da HIV.

 

"In Europa non esiste, è solo un problema in Africa"

Nel 2011 in Europa sono state più di 28.000 le nuove diagosi di infezione da HIV.

 

"In Italia è solo un problema dovuto all'immigrazione"

In Italia i sieropositivi stranieri sono passati da un 9% nel 1992 ad un 30% nel 2010 e questo è dovuto anche all'aumento dei flussi migratori. Ma il 70% degli infetti da HIV è italiano.

 

Cos’è l’AIDS?

HIV e AIDS non sono sinonimi, anche se indissolubilmente legati. HIV è il nome dato al Virus dell’Immunodeficienza Umana. AIDS, invece, è l’acronimo che, in inglese, sta per Sindrome da Immuno-Deficienza Acquisita, ovvero una situazione clinica di malattia dovuta ad un drastico calo delle difese immunitarie, causato dall’infezione del virus HIV, e conseguenti infezioni o sviluppo di tumori. Non devono essere usati come sinonimi perché un soggetto che è infettato dal virus potrebbe non avere la sindrome da immunodeficienza. Di solito, infatti, l’individuo non sviluppa subito una chiara sintomatologia riconducibile all’AIDS, a maggior ragione se segue alla lettera la terapia prescrittagli, ma può infettare altre persone, perché il virus è presente in molti dei liquidi del nostro organismo.

 

Storia

È un po’ difficile per gli esperti, oggi, risalire a quale sia veramente il primo caso di infezione da HIV e sviluppo di AIDS, più che altro perché questa sindrome venne spesso scambiata per qualcos’altro. Classicamente la storia dell’HIV/AIDS viene fatta iniziare nel 1981, quando negli USA, a Los Angeles, vengono visti per la prima volta, in tre diversi ospedali, cinque casi di una rara forma di polmonite da Pneumocystis jirovecii, un fungo/protozoo che porta a malattia solo nei pazienti immunodepressi (con le difese immunitarie molto basse). I cinque pazienti non avevano tra loro alcun legame, tuttavia erano tutti omosessuali. Questo portò, in un primo momento, a ritenere che fosse una condizione che riguardasse esclusivamente la popolazione omossessuale e, infatti, per un certo periodo l’AIDS venne chiamato Gay-Related Immune Deficiency (GRID), finché non si decise di cambiare nome, sia per rispetto nei confronti delle persone omossessuali, sia soprattutto perché si capì che l’HIV non era una condizione esclusiva degli omosessuali, ma anche degli eterosessuali. Solo trent’anni fa non si sapeva praticamente nulla dell’AIDS, era una malattia associata ad un unico, pesante pregiudizio: una malattia legata ai comportamenti “trasgressivi”. Pregiudizio che nasceva non solo dall’idea che la malattia si sviluppasse solo tra gli omosessuali, ma anche che l’infezione era legata all’uso di sostanze stupefacenti endovena. Parlo al passato più che altro nella speranza che questo atteggiamento sia nel frattempo scemato, ma la realtà è che ancora oggi la sieropositività è una condizione altamente discriminante.

 

La scoperta del virus

Ancor oggi circolano "voci" sul fatto che il virus HIV non esiste, non sia mai stato visto, non è mai stata provata la sua esistenza in laboratorio. Beh, niente di più falso: nel 1983 Robert Gallo, direttore del NCI di Bethesda, identificò in un retrovirus la causa dell’AIDS, riconducendola, dunque, ad una causa infettiva. Mentre nel 1983 Francoise Barré-Sinoussi, all’Istituto Pasteur di Parigi, vide per la prima volta al microscopio il virus in un linfonodo di un paziente affetto da AIDS.

 

Prevenzione

Quello su cui vorrei portare la vostra attenzione in questo brevissimo post è la prevenzione.

Dopo una fase di sconcerto e vero proprio terrore negli anni ’90, attualmente sembra che l’HIV e l’AIDS siano “passati di moda”. I professionisti che si occupano di questo campo testimoniano come effettivamente ci sia sempre più un calo dei livelli di guardia nei confronti di questa infezione, soprattutto perché si crede che dall’infezione si possa guarire. I recenti casi, vedi la bambina guarita grazie ad una terapia alla nascita, vedi il “paziente di Berlino”, fanno davvero ben sperare tutta la comunità scientifica e medica, ma al momento attuale disponiamo di farmaci che riescono solo a confinare il virus in uno stato di “lungo sonno”, non facendo altro che rallentare il decorso della malattia, posticipando anche di molti anni la comparsa dell’AIDS. Non siamo ancora in grado di far guarire, eradicando completamente in virus dal corpo.

Ecco allora che prevenire il contagio si eleva come più importante forma di difesa nei confronti dell’infezione da HIV.

La via più frequente di contagio del virus è la via sessuale, per questo i rapporti sessuali non protetti sono la forma più a rischio. Sia i rapporti penetrativi, che i rapporti orali devono essere assolutamente protetti, perché nelle secrezioni genitali la concentrazione del virus è estremamente elevata ed il rischio di contagio è molto alto. Non a caso la Fondazione Bill e Melinda Gates, la più attiva nel cercare di sconfiggere l'HIV, ha appena indetto una gara con un premio di 100.000 dollari per chi inventa il preservaivo che fa venire voglia di usarlo.

Fondamentale è anche un atteggiamento di “igiene nell’uso di droghe”. Facendo uso di sostanze stupefacenti è più facile perdere il controllo delle proprie azioni, ma è di vitale importanza NON scambiarsi le siringhe!

Un’altra importante via di trasmissione, purtroppo, è quella da madre a figlio, durante la gravidanza, il parto o l’allattamento. Ecco che il test è sempre consigliato alle madri e in caso di positività seguire tutti gli accorgimenti medici riduce il rischio che il bambino contragga l’infezione.

 

Dandovi appuntamento ad un mio futuro post più approfondito, vi consiglio nel frattempo alcune informazioni più approfondite ed autorevoli, dal sito dell’AnlAIDS: vai.

 

Di seguito ulteriori spunti di approfondimento:

 

CDC - HIV/AIDS

 

ISS - EpiCentro - HIV/AIDS

 

Questo post non è ufficiale da parte di AnlAIDS Onlus, ma è frutto di una stesura personale e ha l’esclusivo scopo di portare all’attenzione dei lettori del blog l’iniziativa “Bonsai Aid Aids 2013” e di sensibilizzare verso il tema dell’HIV-AIDS.

 

Tutte le immagini sono tratte dal sito Anlaids Onlus.



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