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29 marzo 2024

Cronaca

Bimbo torturato e ucciso: chiesto ergastolo per padre

Un 26enne di origini croate in cella per l'omicidio del figlio di poco più di due anni morto la notte del 22 maggio 2019. Il pm ricostruisce la notte di sevizie: "Escalation di violenze"

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Bimbo torturato e ucciso: chiesto ergastolo per padre

MILANO - "Quel colpo alla testa è l'ultimo atto di una notte di sevizie". Il corpo senza vita analizzato dai medici legali parla e racconta "un'escalation di violenze": non c'è solo il colpo mortale alla testa, ma qualcosa di "incomprensibile all'animo umano": il piccolo "ha ecchimosi al volto, al tronco e agli arti inferiori, ci sono fratture diverse, ci sono morsicature tutte realizzate quella notte, bruciature da sigarette, ci sono 51 lesioni differenziate, 51 colpi uno separato dall'altro e poi quella frattura alla testa, incompatibile con una caduta, con cui si voleva cagionare la morte".

Con queste parole il pm di Milano Giovanna Cavalleri ha chiesto la condanna all'ergastolo con isolamento diurno per nove mesi per A. H., il 26enne di origini croate in cella per l'omicidio del figlio di poco più di due anni morto la notte del 22 maggio 2019 a Milano.

Nella lunga requisitoria, il rappresentante della pubblica accusa ricostruisce un clima familiare in cui la moglie è "completamente assoggettata al marito e alla sua famiglia", non può telefonare perché le ha tolto il cellulare, non può scappare perché è reclusa in casa, ed è inutile urlare perché nessun vicino sembra sentire le sue richieste di aiuto.

La notte del 21 maggio, però, secondo quanto ricostruito dalla testimonianza della coppia il 26enne sveglia il piccolo, lo porta in salone e quando lei si sveglia "sento un rumore di pugni come se picchia qualcosa, il bimbo era in salotto, era sporco. Lui gli dava dei pugni nella schiena, lo colpiva con dei calci, io dicevo picchia me e non il mio bambino. Non respirava più, gli ho fatto la respirazione ma niente".

In carcere per omicidio volontario, torture e maltrattamenti aggravati, davanti ai giudici, ha provato a scrollarsi di dosso le responsabilità per un delitto aggravato dall'avere adoperato "sevizie" e dall'avere agito "con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato". Ma con quelle parole rese davanti alla corte, per il pm, "lui mente moltissimo, non può negare l'innegabile ma cerca giustificazioni dice l'ho picchiato piano, era lui delicato. Dove può aggiungere particolari lo fa in maniera mendace e cerca di coinvolgere la moglie, parte civile, alla quale non può essere imputato il concorso".

Nei confronti di A. H. sono tre i capi di imputazione: oltre l'omicidio aggravato, deve risponde di maltrattamenti e torture, anche per aver bruciato (circa 48 ore prima della morte) i piedi del piccolo. Reati commessi con una "gratuita crudeltà, con una violenza che non trova giustificazione". Se l'omicidio potrebbe costargli l'ergastolo, per gli altri due reati satelliti la pena richiesta è complessivamente di dieci anni. La sentenza è attesa il prossimo 25 maggio.
 

 



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