BEBE VIO: DOPO LA SCHERMA, PUNTA ALL'ATLETICA
La 15enne, amputata ai 4 arti, comincia a correre
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TREVISO - L'ultima sfida di Beatrice Vio, per tutti 'Bebe', è l'atletica leggera. Amputata ai quattro arti, tedofora alle prossime paralimpiadi di Londra, la quindicenne di Mogliano Veneto che dopo una brutta malattia ha ripreso a tirare, e a vincere con il fioretto, ora sta cominciando a correre. Sul serio.
Vorrebbe farlo come Oscar Pistorius, che ieri ha ottenuto le Olimpiadi, primo paralimpico della storia e che lei ha conosciuto durante uno dei suoi periodi in Italia. "E' stato lui a dirmi: ma perché non vieni a correre con me? Solo tu se mi affronti in un assalto di scherma, ho risposto io". Così, trovate le 'gambe giuste', le lame in carbonio speciali per la corsa, ha fatto delle prove, stupendo tutti. Non si pone limiti: "A Rio vorrei gareggiare nella scherma, ma anche nell'atletica".
Quasi per gioco, anche se poche davvero sono le cose in cui 'Bebe' si butta solo per gioco, ha iniziato a fare delle prove per reimparare a correre con le gambe speciali, come faceva da piccola prima che la malattia le portasse vie quelle vere. Non solo correre, ma gareggiare. O meglio, vincere, come nella scherma. Seduta in carrozzina, ha già stupito molti con un recente secondo posto in una prova di coppa del mondo assoluti. Ancora un'under-20, è una mina vagante degli assalti paralimpici. Così tra una pedana e l'altra, tra un viaggio e una testimonianza per l'associazione Art4Sport che segue con la sua famiglia, si è fatta costruire le 'gambe giuste' e si è ritrovata su una pista rossa a Trieste un mese fa. Non è ruzzolata, ed è già qualcosa, perché le protesi da corsa non sono come quelle per camminare. Ha finito un giro, "mi sono fermata due o tre volte, ma ce l'ho fatta. Faccio scatti di sessanta metri".
In realtà è andata così bene che il tecnico della nazionale di atletica paralimpica Alessandro Kuris l'ha notata e l'ha invitata a partecipare ad uno stage in autunno. Se vorrà, potrà approfondire la cosa. Approfondire, nel linguaggio di Bebe, vuol dire averlo già fatto: "A Rio de Janeiro vorrei gareggiare sia nella scherma sia nell'atletica". Intanto a Londra ci sarà, come tedofora alle paralimpiadi. E tiferà per Pistorius, che ha conosciuto durante uno dei suoi periodi in Italia. "E' un grande, vuole sempre andare oltre. E poi lo ringrazio, perché mi ha spiegato alcune cose, che se voglio essere un atleta devo mangiare poca cioccolata". Una delle prime volte che vide Oscar, lui l'aveva spinta per un breve tratto, sulla carrozzina. Chissà che grazie alla sua ultima spinta, la ragazza di Mogliano non riesca a fare il giro di campo con la fiaccola, sfrecciando con le lame: "Eh, mi piacerebbe. Ma 400 metri sono lunghi. Poi se cado, sai che figura...".
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