La battaglia dei comuni trevigiani contro lo Stato continua
I Comuni trevigiani valuteranno la possibilità di opporsi in merito al ricorso effettuato sulla mancata emanazione del Fondo di solidarietà 2019.
| Isabella Loschi |
TREVISO – I Comuni trevigiani valuteranno la possibilità di opporsi al rigetto da parte del Tar del Lazio in merito al ricorso effettuato sulla mancata emanazione del Dpcm con i criteri di riparto del Fondo di solidarietà 2019.
“Quando si perde un round, si perde un round, non la guerra. Quindi non è detto, come ho letto sabato su un giornale locale, che i soldi del Fondo di Solidarietà per il 2019 che richiediamo indietro dallo Stato siano perduti. Ci appelleremo contro il rigetto da parte del Tar del Lazio e continueremo la nostra battaglia. Abbiamo vinto quella relativa al Fondo di solidarietà 2015, creando un precedente storico: sono fiduciosa che andrà bene anche questa”. Lo afferma Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazioni Comuni della Marca trevigiana che sta coordinando le iniziative legali dei Comuni trevigiani, commentando la sentenza del Tar del Lazio, pubblicata venerdì 22 maggio, che mette nero su bianco la decisione del tribunale amministrativo di rigettare il ricorso presentato nel 2019 da 42 Comuni trevigiani contro il silenzio dello Stato in merito ai criteri di riparto del Fondo di solidarietà 2019.
Il Tar ha rigettato il ricorso perché, a suo dire, lo Stato avrebbe “regolarmente istruito il provvedimento” e lo avrebbe “trasfuso in una norma della legge di stabilità”, “ritenendo pertanto non necessario procedere con l’emanazione del Dpcm”.
Nel ricorso, i ricorrenti avevano già previsto che lo Stato avrebbe potuto derogare al dovere di emanare il DPCM in base all’art. 1, co. 921, della legge 145 del 2018 ma ritenuto questa procedura incostituzionale per la violazione degli articoli 3, 24, 97, 113, 119 della Carta Costituzionale. Un atto amministrativo, infatti, non dovrebbe mai essere “irrigidito nella forma legislativa”. Nelle motivazioni della sentenza il Tar del Lazio obbietta che non sta a lui decidere della costituzionalità o meno di un provvedimento. Tutto sommato – è la deduzione del Tribunale amministrativo – un provvedimento è comunque stato assunto.
Una deduzione che, secondo i Comuni trevigiani, non tiene affatto. Ed essi ricorreranno in appello. Hanno tempo per farlo fino al 23 dicembre 2020. “Lo Stato italiano, evidentemente per sottrarsi ai nostri ricorsi, ha pensato di inserire i criteri di riparto in una legge dello Stato invece che in un provvedimento amministrativo, e questo fatto viola la cosiddetta “riserva di amministrazione” in base alla quale provvedimenti la cui emanazione spetta al Governo non possono essere emanati dal Parlamento – spiega Barazza -. Mi sembra un modo di procedere molto grave sia sotto il profilo del diritto che della leale dialettica le tra diverse articolazioni dello Stato”.
Come si evince da quanto esposto sopra, non c’è dunque nessun diniego da parte del Tar del Lazio alla restituzione dei soldi del riparto del FSC 2019, perché la richiesta di “restituzione” non c’è mai stata, non essendo stato emanato il provvedimento amministrativo contro cui poter ricorrere. La battaglia dunque rimane aperta, e i Comuni trevigiani ora imposteranno una nuova strategia.
Nel frattempo i Comuni trevigiani stanno attendendo la fissazione dell'udienza da parte del Consiglio di Stato nel ricorso di ottemperanza da loro promosso per dare esecuzione alla sentenza definitiva relativa al Fondo del 2015 rimasta però ancora inattuata da parte dello Stato. Una battaglia, quest’ultima, che era stata vinta da Comuni trevigiani che stanno ora attendendo la restituzione dei 24 milioni di euro che spettano loro.