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28 marzo 2024

Castelfranco

Afghanistan, un messaggio di speranza da Asolo: "Siamo a disposizione"

E' uno dei 17 enti locali capofila per il Veneto del progetto SAI, Servizio Accoglienza ed Integrazione per coloro che hanno lo status di "rifugiato"

| Maria Elena Tonin |

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| Maria Elena Tonin |

Veduta di Asolo

ASOLO - Da Asolo parte un messagio di speranza per il per la tragica situazione del popolo afgano: la città collinare conferma la sua storia di accoglienza e diventa un punto di riferimento anche in questa tragedia immane, essendo uno dei 17 enti locali capofila per il Veneto del progetto SAI, Servizio Accoglienza ed Integrazione per coloro che hanno lo status di "rifugiato", realizzato in accordo con il MInistero degli interni. Attualmente i rifugiati presenti ad Asolo sono 15, di varie nazionalità.



I ragazzi sono ospitati in appartamenti dignitosi e seguiti dalla cooperativa "Una casa per l'uomo",  che ha regolarmente vinto il bando di concorso del comune di Asolo: per loro un percorso di integrazione solitamente della durata di 6 mesi rinnovabili di altri 6, che passa attraverso l'apprendimento della lingua italiana e una seppur minima scolarizzazione e, nel caso di Asolo, attraverso  la partecipazione ad alcune attività sociali del paese.



"L'impegno che il comune si è preso sei anni fa, continua ovviamente oggi" spiega il sindaco di Asolo Mauro Migliorini "e siamo a disposizione. Negli anni scorsi ad Asolo sono arrivate persone scappate dall'Afghanistan e dal Pakistan: abbiamo ascoltato le loro storie, letto le motivazioni per cui è stato loro concesso lo status di rifugiato: sono cose da far accapponare la pelle."



Il primo cittadino di Asolo sottolinea con energia che alla base della protezione umanitaria internazionale, vi sono forti episodi di violenza: "Molti di loro portato le tracce di questa violenza sul corpo ed è una violenza che non si cancella, visibile. Sono ragazzi che sono stati spinti dalla loro stessa famiglia a partire, per avere un minimo di speranza. Parliamo di punizioni per colpe minime, che a noi sembrano ridicole, come aver letto un giornale in inglese. Poi c'è la vera e propria persecuzione religiosa verso i cristiani. Abbiamo ospitato anche rifugiati provenienti dalla Libia, che ci hanno raccontato, mostrandoci le ferite, cosa avevano passato in carcere."



"Abbiamo cercato di fare un progetto di accoglienza a 360° gradi, inserendo i ragazzi nelle feste del paese o nelle associazioni sportive" conclude MIgliorini "la nostra storia di accoglienza parte da lontano: pensiamo agli armeni che cercavano riparo dal genocidio, agli ebrei nella seconda guerra mondiale o ai profughi vietnamiti nel 1979. Abbiamo sempre cercato di rinnovare la vocazione all'accoglienza della nostra città e nel 2015, quando la proposta di questo nuovo progetto di accoglienza è arrivato in consiglio comunale, è stata approvata all'unanimità anche dalle minoranze."


 


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Maria Elena Tonin

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