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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

Aprite un pollaio e il Meschio tornerà a...cinguettare!

Lipu e associazioni ambientaliste si interrogano sul futuro dell’avifauna intorno al Meschio. Ma la soluzione è semplice. Basta ripescarla nel...passato

| Emanuela Da Ros |

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Aprite un pollaio e il Meschio tornerà a...cinguettare!

VITTORIO VENETO - Il Meschio è il ‘corridoio ecologico’ delle città di Vittorio Veneto, Colle Umberto e Cordignano. Su questo concordano biologi, geologi, etologi, zoologi e coloro che si occupano di ambiente, flora e fauna a diversi livelli. Anche le associazioni ambientaliste, in primo luogo la Lipu, hanno recentemente posto l’accento sulla necessità di incrementare l’avifauna stanziale, presente lungo il Meschio, per contribuire a equilibrare l’ecosistema dell’area. Tra le strategie prese in esame per il ripopolamento degli argini vi sono l’installazione di nidi artificiali e postazioni fisse per il cibo dei volatili. Eppure, per esperienze e conoscenze acquisite sul territorio, c’è chi ritiene che la soluzione più semplice ed efficace sia un’altra: quella di aprire un pollaio.

 

“Grazie alla presenza di un pollaio nel giardino della mia abitazione situata nei pressi del Meschio - spiega Gino Sommariva - ho potuto verificare un incremento, seppur contenuto, delle specie aviarie stanziali. In coincidenza con gli orari di rifornimento del mangime, infatti, numerosi uccelli si presentano per beccare i semi. Il pollaio, rispetto alle postazioni artificiali, viene infatti rifornito di sementi con maggiore frequenza e regolarità.” Secondo Sommariva, incentivare la presenza dei pollai nei giardini e negli orti, oltre a comportare un aumento dei passeriformi, avrebbe come risvolto positivo un’alimentazione più genuina e sostenibile. Poiché crede fermamente in questo progetto Gino Sommariva ha scritto alla Lipu vittoriese che si rende disponibile a fornire ogni supporto utile per far partire il singolo pollaio, a cominciare dagli esemplari iniziali: un gallo e delle galline. Altra strategia da adottare per risanare l’habitat fluviale locale è quella di ripristinare le specie arboree autoctone.

 

 “Fino al 2005 - spiega ancora Sommariva - il tratto di Meschio a San Martino di Colle Umberto, dove ho sempre vissuto, era circondato da numerose piante ad alto fusto come l’arner (ontano), il sambuco e il platano: alberi che fornivano alimenti a merli, cardellini, lucherini oltre che ai passeriformi. Rimettere a dimora queste piante sugli argini è indispensabile.” Intanto sul Meschio sono apparsi cormorani, aironi, svassi e gallinelle d’acqua: specie ictiofaghe che trovano nei corsi d’acqua abbondanza di nutrimento e che con la loro presenza lo vivificano, in modo naturalmente suggestivo.

 



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Emanuela Da Ros

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