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28 marzo 2024

Esteri

Ambasciatore italiano a Tel Aviv: "Spero tra domenica e lunedì avvio dialogo cessate il fuoco"

Benedetti: "Domani i palestinesi ricordano la Naqba e poi si celebra la Pentecoste ebraica. Superati questi giorni simbolici, spero si possa iniziare a dialogare anche con la mediazione internazionale"

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Ambasciatore italiano a Tel Aviv:

ISRAELE - Dopo l'escalation delle scorse ore, con il nuovo massiccio bombardamento di Gaza anche da parte delle forze terrestri israeliane, non si sono registrati attacchi missilistici a Tel Aviv e nelle zone limitrofe. In questo contesto, l'ambasciatore italiano a Tel Aviv, Gianluigi Benedetti, auspica che si possa arrivare tra qualche giorno alla fine delle ostilità tra Israele e Hamas, iniziate lunedì scorso e proseguite con un'escalation di lanci di razzi da Gaza e attacchi delle Forze di difesa israeliane come non si vedeva dal 2014, dall'operazione Margine protettivo.

 

"Domani i palestinesi ricordano la Naqba (il giorno della 'Catastrofe', che segna l'esodo forzato di circa 700mila palestinesi dai territori occupati da Israele dopo la nascita dello Stato ebraico nel 1948, ndr) e tra domenica e lunedì si celebra la Pentecoste ebraica - dice l'ambasciatore all'Adnkronos - Superati questi giorni simbolici, spero che tra domenica e lunedì si possa iniziare a dialogare per un cessate il fuoco anche grazie alla mediazione internazionale".

 

Da Tel Aviv, però, è arrivata la notizia che la delegazione egiziana inviata per mediare ha lasciato la città dopo il nuovo no alla tregua da parte di Israele. "Un conto è quello che si dice, un conto è quello che si fa - commenta l'ambasciatore - Le dichiarazioni di propaganda sono tarate sul comportamento dell'avversario: se da Hamas non c'è alcun segnale di disponibilità a ridurre l'attacco terroristico, è ovvio che da parte israeliana non ci possa essere una disponibilità ad abbassare la difesa". Ma "ho molta fiducia nell'operato dei colleghi egiziani, che sono in contatto con entrambe le parti sin dall'inizio e il nostro auspicio - insiste Benedetti - è che, superati questi due giorni simbolici, la ragione finisca per prevalere e ci sia un abbassamento dei toni".

 

Quanto all'ipotesi di un'operazione di terra con l'ingresso degli israeliani a Gaza, l'ambasciatore, pur ammettendo la difficoltà di fare previsioni in una situazione simile, sottolinea come "non ci si trovi ad un livello che possa giustificare nell'ottica dello Stato ebraico i rischi di un ingresso delle truppe che potrebbe avere un costo molto alto". Benedetti parla poi della situazione dei nostri connazionali in questi giorni di grande paura, in cui l'ambasciata ha fatto il possibile per raggiungerli e rassicurarli. "Quando si vive in Israele bisogna sempre essere un po' preparati, ma chiaramente di fronte ad attacchi di queste dimensioni la preparazione lascia il posto a un po' di paura - è la testimonianza dell'ambasciatore - A Tel Aviv abbiamo vissuto due notti difficili, con molto timore e apprensione, aspettando la fine del suono delle sirene e dei colpi. E poi pensi a chi ha perso la vita, a chi ha perso la casa". Per fortuna tra i nostri connazionali non si registrano emergenze.

 

"Ho parlato ieri con tutti i nostri consoli onorari, con i nostri cosiddetti 'capi maglie - assicura Benedetti - e fino ad adesso la comunita’ italiana non ha subito conseguenze negative. Ci sono stati solo piccoli incidenti, come quello di una signora che si è rotta una gamba scivolando dalle scale per scendere nel rifugio". Fra le persone assistite un piccolo gruppo di studenti, che hanno vissuto con grande paura i lanci di razzi dei giorni scorsi, ai quali "abbiamo spiegato che il sistema di difesa e protezione israeliano funziona e che, una volta che si rispettano le procedure di sicurezza, i rischi vengono minimizzati", dice l'ambasciatore. Ci sono poi alcune aziende che hanno ridotto la presenza del personale, facendo rientrare in Italia, "ma tutto è sotto controllo - conclude Benedetti - Nessuno ci ha chiesto di lasciare il Paese e comunque anche con i pochi voli rimasti può farlo". In totale nello Stato ebraico vivono poco meno di 17mila italiani, il 43% dei quali concentrati nella parte centrale del Paese, tra Tel Aviv, Gerusalemme e Netanya.

 


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