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28 marzo 2024

Treviso

All’ospedale Ca’ Foncello la messa del vescovo Tomasi per la pace

"Da questo luogo di intensa umanità oggi può salire una preghiera per la pace, contro l’insensatezza della violenza, contro la barbarie della guerra"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

messa vescovo al Cà Foncello

TREVISO - “Da questo luogo di intensa umanità oggi può salire una preghiera per la pace, contro l’insensatezza della violenza, contro la barbarie della guerra, affinché ci si possa prendere cura gli uni degli altri. Se lo sguardo di chi cura potesse essere lo sguardo di chi governa, avremmo più frutti di pace”.

C’è stato uno spazio speciale per la situazione in Ucraina nell’omelia del vescovo Michele Tomasi, che domenica mattina ha celebrato la messa nella chiesa dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, a quasi due anni da quella celebrata in pieno lockdown, con i banchi semivuoti. Oggi c’erano tutte le persone consentite dalle regole, fedeli, volontari, le suore Dorotee, i padri Camilliani, che hanno concelebrato col Vescovo, un piccolo coro, rappresentanti del personale sanitario e il direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi.

Commosso il Vescovo Tomasi, che ha sottolineato la gioia e la gratitudine di trovarsi insieme a celebrare, in tanti, per rendere grazie al signore e a tutte le persone che si prendono cura degli altri. Ripercorrendo il tema delle letture, il Vescovo ha declinato l’immagine dell’albero buono che produce buoni frutti - anche quando è ferito o ha le sue “magagne” - nel lavoro quotidiano di cura: “Quando penso al servizio che offrite, anzi, a ciò che siete, io vedo quest’albero. Prima vedo i suoi frutti buoni, frutti di vita, di cura, di accompagnamento, di presenza, quindi so che c’è un albero buono. Certo è il vostro lavoro – ha aggiunto il Vescovo – ma c’è molto di più. Le professionalità sono fondamentali, ma non bastano per essere con le persone, per essere per loro, serve una carica di umanità che deve essere sempre alimentata. Anche di chi si prende cura bisogna prendersi cura”.

Ecco l’appello per la società civile e per la Chiesa: “Abbiamo la responsabilità di sostenerci gli uni gli altri”. Infine l’augurio, che “il Signore continui a far fiorire questo albero buono, che vi dia la forza, che vi consoli nella fatica, che vi dia la ricompensa per tutto il bene fatto. E che le relazioni buone che costruite fra voi siano segno dell’amore che è più forte della sofferenza e anche della morte”.

 



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Isabella Loschi

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