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29 marzo 2024

Nord-Est

Al Verdi il concerto storico con 4 pianoforti!

Il commento dei protagonisti: Lessio, Baglini e Fazioli

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Al Verdi il concerto storico con 4 pianoforti!

PORDENONE – A una settimana dal concerto “Quattro Pianoforti e un’Orchestra per Bach", svoltosi al Teatro Verdi, con il “sold out” della partecipazione, OggiTreviso commenta l’evento, destinato a rimanere storico per la Città, con i protagonisti dell’operazione.

Cominciamo con il Presidente del Teatro, Giovanni Lessio, che ha sottolineato: “Il rapporto con il nostro Consulente artistico, Maurizio Baglini, va ben oltre al semplice confronto sui programmi, per sfociare invece in progetti, spesso addirittura visionari, perseguiti con determinazione per il raggiungimento di alcuni obiettivi per noi strategici.

Innanzi tutto il Verdi di Pordenone vuole essere un teatro per i giovani artisti, che si rivolgono a loro coetanei altrettanto amanti della bella musica. E’ veramente consolatorio registrare un costante aumento di presenze giovanili tra il pubblico, specie in tempi come questi in cui la musica classica trova difficoltà d’ascolto.

In secondo luogo, a Pordenone vogliamo far ascoltare musica difficilmente prevista nei programmi dei teatri del nostro territorio, ivi comprese le province limitrofe.

Infine, poniamo grandissima attenzione e coltiviamo le collaborazioni.

Il concerto dei quattro pianoforti nasce grazie al supporto della ditta Fazioli con la quale da tempo abbiamo stretto un fecondo rapporto non solo tecnico, ma anche artistico e culturale”.

 

Queste le due interviste: la prima con il Direttore Artistico, Maurizio Baglini e la seconda con l’ing. Paolo Fazioli, titolare dell’Azienda omonima, fornitrice dei 4 pianoforti.

1. A quando risale la prima idea del Concerto organizzato con 4 pianoforti e orchestra?

Questo concerto nasce da una produzione dell’Amiata Piano Festival, www.amiatapianofestival.com, per l'edizione del 2018. Il festival toscano, da me creato e fondato nel 2005, interamente sostenuto dal una fondazione privata, la Fondazione Bertarelli, ha spesso fatto da trampolino per progetti ambiziosi, che sono poi approdati anche a Pordenone: ricordo un Vivaldi interpretato dai Virtuosi Italiani con Tiziano Scarpa o la Petite Messe Solemnelle di Rossini, concertata da Michele Campanella, ad esempio. Il “quattro pianoforti” di Bach è poi sfociato in una produzione discografica dell’etichetta Decca: https://www.universalmusic.it/musica-classica/album/bach-concertos-for-2-3-4-pianos-e-strings_33262885376/

2. Nel panorama artistico quante performances analoghe sono programmate in Italia ogni anno?

Trattandosi di un progetto logisticamente molto oneroso, abbiamo, nel 2018, anno in cui è nato, cercato di fare una coproduzione: ognuno degli artisti coinvolti ha messo in campo idee e relazioni e siamo stati capaci di esportarlo a Reggio Emilia, Foligno, Osimo.

Due giorni prima di Pordenone eravamo nel gioiello acustico del Teatro Bibiena di Mantova: speriamo che ora, raccolti tanti successi, ci siano sempre più direttori artistici e organizzatori decisi a prendere un minimo di rischio imprenditoriale in più, per poterci aiutare a diffondere questa musica meravigliosa. Un sogno nel cassetto, certo, ma noi artisti ci proveremo ancora!

Nel caso di Pordenone, la serata, offerta dalla Fazioli Pianoforti, è stata il coronamento di una condivisione progettuale fra il Teatro Verdi e l'Azienda stessa: l'idea nacque perché l'Ing. Paolo Fazioli era stato presente al concerto amiatino dell'agosto 2018.

3. Nella tua carriera di direttore artistico hai programmato qualcosa di simile, prima del concerto di Pordenone?

Ho sempre amato portare avanti progetti di ampio respiro, ma il “quadruplo” di Bach è davvero un unicum, anche visivamente parlando.

Inoltre, a Pordenone abbiamo ricevuto un dato di affluenza (791 presenze reali!) e di entusiasmo, che sarà impossibile ripetere altrove, a meno che non si concretizzi l'ipotesi, su cui stiamo, lavorando del Musikverein di Vienna, a cui noi interpreti ovviamente terremmo moltissimo.

4. Tra i tanti compositori per quale motivo hai scelto Bach?

Premesso il fatto che io non mi reputo un interprete “bachiano” conclamato, nonostante abbia invece registrato l'opera integrale di Bach, trascritta per pianoforte solo da Ferruccio Busoni, direi che mi sono voluto mettere in gioco, nell'arco di due anni, in una doppia veste: interprete, direttore artistico, produttore, coordinatore. Nessun altro autore mi poteva fornire questa grande opportunità.

5. Quanto è durata la preparazione per tale concerto?

Singolarmente parlando, i concerti richiedono molta precisione esecutiva ed una lettura faticosamente difficile: si legge in partitura e non ci si può distrarre un attimo.

C’è prima una fase di preparazione di ciascuno dei solisti, i quali poi devono prevedere almeno una settimana di prove insieme. Ripeto: è un progetto difficilissimo da realizzare soprattutto per questi motivi, oltre ai costi che, realisticamente parlando, devono considerare la presenza di sedici musicisti sul palco e quattro pianoforti a coda, nel nostro caso, poi, sempre rigorosamente dei Gran coda Fazioli, sin dall'inizio. Non è un progetto realizzabile senza un fortissimo spirito di gruppo!

6. Com’è stato accolto questo progetto a Pordenone?

L'abbraccio della mia città di adozione, Pordenone, è stato talmente forte da lasciare stupiti anche noi interpreti: personalmente, ringrazio i miei amici – colleghi interpreti, oltre a Claudio Tipa, Mirko Gratton, Paolo Fazioli, senza i quali il progetto non avrebbe potuto ricevere questa cassa di risonanza mediatica nel corso dei due anni solari 2018 e 2019.

Dopo di loro, in ordine cronologico, è arrivato il Teatro di Pordenone, di cui ringrazio i Vertici e lo Staff, che hanno fornito a questo progetto la dimensione di “universalità”, e che, grazie ad uno sforzo straordinario, ne hanno reso impareggiabili l’allestimento logistico, l’impatto emozionale e la comunicazione mediatico-culturale.

 

Intervista a Paolo Fazioli

1. A quando risale la collaborazione tra Fazioli, Teatro Verdi e Baglini?

Con il Teatro Verdi di Pordenone la collaborazione è cominciata nel 2005, dopo la sua ricostruzione. Il Teatro acquistò il Gran coda FAZIOLI e, complici anche i controlli tecnici, i rapporti sono proseguiti e, anzi, si sono intensificati. Il mio incontro con Baglini, invece, risale al 2000, quando organizzammo un concerto a Castel Porrona, sul Monte Amiata, in provincia di Grosseto. Fu un concerto molto originale, d’estate, all’aperto, fra i filari di viti di un’azienda agricola locale.

2. Quando e come è cominciata l'avventura dei pianoforti Fazioli?

La nostra avventura è iniziata alla fine degli Anni Settanta, con un intenso periodo di ricerca e con l’istituzione di un gruppo di lavoro, formato da me ed altre due persone, che ha materialmente realizzato il primo prototipo nel 1980.

L’azienda è stata poi fondata ufficialmente all’inizio del 1981.

Fin dall’inizio ho inteso portare avanti una precisa filosofia costruttiva, che richiede passione, competenza tecnologica, severa selezione dei materiali e soprattutto una continua ricerca scientifica.

Ancor oggi, quotidianamente, ci muoviamo secondo queste premesse. Fra l’altro, la fabbrica si trova a Sacile, una zona che vanta un'antica e prestigiosa tradizione nell'arte della lavorazione del legno.

3. Quanti concerti sono stati programmati finora con più pianoforti Fazioli?

Sono stati parecchi nel tempo: il concerto con il maggior numero di pianoforti Fazioli, ben 21, si è svolto a New York nel 2003, per inaugurare il primo edificio ricostruito al World Financial Center, dopo il disastro delle Torri Gemelle. Il concerto si tenne nell’ampio androne del nuovo palazzo, che presentava una grande scalinata sulla quale furono disposti 21 pianoforti Fazioli: furono eseguite le musiche di Daniele Lombardi scritte per l’occasione. In questo caso era prevista la presenza di un direttore d’orchestra, Antonio Ballista.

Anche in Olanda fu realizzato un concerto per 20 pianoforti, con l’esecuzione di alcune sinfonie di Beethoven, trascritte, appunto, per questa insolita formazione.

Va inoltre ricordato il suggestivo concerto dell’ensemble Piano Circus, composto da 5 pianoforti, che si tenne nel 1997 al Teatro di Monfalcone, una delle prime istituzioni a dotarsi di un grancoda Fazioli. Furono eseguite musiche del Novecento.

4. Le sue impressioni sul concerto di venerdì sera…

Il concerto è riuscito a trasmettere la cura e la passione con cui questa complessa operazione è stata progettata e portata avanti. Oltre all’impatto scenografico, ci ha colpito ed emozionato più di ogni altra cosa la bellezza intramontabile della musica di Bach, eseguita da interpreti d’eccezione.

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 



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