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25 aprile 2024

Vittorio Veneto

"90 piante abbattute. In piccolo la stessa desolazione che abbiamo già vissuto con Vaia"

In via Rive Anzano

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

(in foto sopra: come si presenta ora il tratto di via Rive Anzano)

 

CAPPELLA MAGGIORE – Decine e decine di alberi abbattuti. Un intervento autorizzato, ma che ha stravolto il paesaggio. Succede in via Rive Anzano, stradina che da Anzano conduce al borgo di Breda, nel territorio comunale di Fregona. E saputo dell’accaduto, il consigliere comunale di Vittorio Veneto Alessandro De Bastiani, attento ai tempi ambientali, ha voluto personalmente fare un sopralluogo.

 

«Mi avevano detto che in via Rive di Anzano avevano tagliato qualche albero, perciò ho deciso di fare una passeggiata per questa stradina, un percorso che ho fatto spesso, particolarmente suggestivo per un tratto alberato di rara bellezza: una lunga fila di pioppi cipressini costeggiano la stradina creando un'atmosfera da cartolina – testimonia De Bastiani -. Arrivato sulla sommità della salita, dove inizia la stradina alberata, la spaventosa sorpresa: tutto raso al suolo, 90 piante abbattute. In piccolo la stessa desolazione che abbiamo già vissuto con Vaia. Solo una quindicina di piante sono state graziate, il resto è desolazione».

(come si presentava un tempo via Rive Anzano)

 

De Bastiani evidenzia come quest’area rientri tra l’altro nella “commitment zone” delle colline del prosecco dallo scorso anno Patrimonio dell’Umanità. «Una zona che dovrebbe essere particolarmente tutelata» dice guardando ciò che rimane a terra dei pioppi cipressini.

 

«Dopo il primo momento di sgomento ti chiedi perché, a chi davano fastidio quelle piante che, oltre ad abbellire il paesaggio, con le loro radici rafforzavano la stradina in una zona dove le frane sono un problema frequente – prosegue -. Già immagino le giustificazioni, sempre le solite: le piante erano vecchie, erano ammalate, i rami pericolosi, le radici rovinano il manto stradale, verranno sostituite con nuovi alberi. E avanti con queste scuse, scontate. In realtà ci appare come un atto di inconsulto vandalismo, una sconsiderata decisione purtroppo irreparabile. Distrutto il lavoro di molti decenni della natura. Un vero e proprio assalto al paesaggio. Vengono in mentre le parole del poeta Zanzotto: “Una volta avevo orrore dei campi di sterminio, oggi provo lo stesso orrore per lo sterminio dei campi”».

 


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Claudia Borsoi

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