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29 marzo 2024

Cronaca

25 Aprile 1945: Festa della Liberazione

La resa dei Tedeschi al Castello

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25 Aprile 1945: Festa della Liberazione

Il 25 aprile ricorre l'Anniversario della fine della 2a guerra mondiale a livello nazionale. A Vittorio Veneto la Liberazione avvenne con 2 giorni di ritardo, come si evince dal saggio storico "Il movimento cattolico e la nascita della Democrazia Cristiana nel vittoriese (1943-1946)" del prof. Pietro Panzarino, pubblicato da Marton, nell'agosto 1977. Rispetto alle vicende nazionali dell'Italia, la liberazione a Vittorio Veneto arrivò con qualche giorno di ritardo.

 

Questa la trascrizione degli eventi. Il 10 aprile 1945 il cap. Aldo Imperatori rassegnava le dimissioni da commissario prefettizio di Vittorio Veneto "con la vivissima preghiera di volerle considerare irrevocabili". I motivi che provocarono la sua decisione furono diversi, il commissario ne elencava addirittura 10, ma quello determinante fu il seguente: " La prova di assenteismo di mancanza di dovere civico dimostratomi dai miei amministrati fra i quali, nonostante i miei ripetuti inviti, non ho trovato un solo elemento disposto a collaborare con me, anche limitatamente ai soli settori tecnici e assistenziali carattere a politico".

 

L'assenteismo era risultato evidente dall'astensione semi-totale della massa dei capi-famiglia di questo comune da me richiesta come condizione agli stessi per continuare nell'assorbimento dei miei compiti"*. Si pensò anche a monsignor Zaffonato, vescovo di Vittorio Veneto come possibile sostituto, dal momento che sicuramente l'eventuale sua accettazione non significava collusione col fascismo. Se ne discusse anche in seno al comitato di liberazione di Vittorio Veneto, ma, anche per la non disponibilità del vescovo, si preferì una candidatura laica nella persona dell'ingegner Alessandro Del Favero, scelto dallo stesso Zaffonato da una rosa di nomi, da lui stesso formulata e poi discussa in Comitato di Liberazione Nazionale di Vittorio Veneto, sentiti i pareri del comando partigiani. Il 26 aprile ormai la situazione era considerata già nella fase finale. Mentre giungevano notizie che i grossi centri del triangolo industriale erano nelle mani dei partigiani, monsignor Zaffonato convocava una adunanza del capitolo, per esaminare la situazione del momento e prospettare la sua mediazione. L'indomani, monsignor Zaffonato ricevette il generale Von Kamps, comandante della polizia germanica, per persuaderlo alla resa, onde evitare spargimento di sangue; il generale, preso alla sprovvista, temporeggiò, rimandando ogni decisione al giorno dopo. Monsignor Zaffonato continuò la sua mediazione, chiedendo al CNL, per mezzo di monsignor Carpenè, di stilare i punti essenziali per la resa.

Le condizioni poste dal Comitato furono le seguenti:

1) “Le condizioni fatte saranno mantenute solo se accettate prima della capitolazione generale.

2) Sarà concesso l'onore delle armi al comandante e agli ufficiali, nel senso che essi si presenteranno armate al comando partigiano e poi le consegneranno.

3) Sarà salva la vita di tutti secondo le convenzioni internazionali.

4) Tutto il materiale ospedaliero dovrà restare nel paese a disposizione del Comitato di Liberazione.

5) Gli ammalati tedeschi restano negli ospedali e potranno essere curati dai loro medici**. Intanto era arrivato in città il commissario politico "Bianco" per concordare il piano della difesa di Vittorio Veneto, dal momento che, in Cansiglio, al Comando Divisione, era stato radio trasmesso dal Quartier Generale Alleato l'ordine discendere dalla montagna, per occupare la città. In nottata vennero diramate le ultime disposizioni a tutte le brigate, che fissavano l'attacco alle 18:00 del 28 aprile.

 

Nel primo pomeriggio del 28 aprile, verso le 15:00 continuarono le trattative, alla presenza di monsignor Zaffonato nel Castello di San Martino. Il colonnello Gorna insieme a 4 ufficiali, dopo una discussione di circa un’ ora, firmò l'atto di resa all'autorità militare partigiana, rappresentata da Angelo Cancian, detto Barba, comandante di piazza. L’ officium di Zaffonato, inteso come diritto-dovere del consacrato per mediare tra le 2 parti, onde evitare possibili distruzioni e morti, già esercitato sin dall'inverno con risultati più che soddisfacenti, toccava l'apogeo quel pomeriggio del 28 aprile. Era l'ulteriore conferma di una resistenza, quella vittoriese, condotta e guidata dal movimento cattolico.

 

* I.S.R.V., busta n.18.

**C.Carpené, Luci ed ombre, Tipse, Vittorio Veneto, p.167.

 



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