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18 aprile 2024

Treviso

“Putin gira nelle sue mani il bottone nucleare come il portachiavi di un'auto costosa”

EDITORIALE - Il premio Nobel Dmitrij Muratov teme un conflitto nucleare

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

proteste in russia

EDITORIALE – Il premio Nobel per la pace 2021 Dmitrij Andreevič Muratov ieri, dopo l’invasione russa dell’Ucraina ha fatto della dichiarazioni particolarmente significative ma soprattutto ha paventato il rischio di un conflitto nucleare. Va ricordato che Muratov è un giornalista russo e che dal 1995 dirige il quotidiano Novaja Gazeta, uno tra i pochi giornali di rilevanza nazionale indipendenti e critici verso la politica di Putin. Lo scorso anno gli è stato assegnato, insieme ad Maria Ressa, il Nobel per il suo lavoro giornalistico. Va anche ricordato che ben sei redattori di Novaja Gazeta hanno perso la vita, tra loro Anna Politkovskaya, assassinata nel 2006.

Ma ecco le parole pronunciate da Muratov dopo l’invasione russa dell’Ucraina: “Oggi ci siamo riuniti presto in redazione. Siamo addolorati. Il nostro paese, per ordine del presidente Putin, ha iniziato una guerra con l'Ucraina E non c'è nessuno che fermi la guerra, quindi insieme al dolore proviamo vergogna. Il comandante in capo gira nelle sue mani il bottone nucleare come il portachiavi di un'auto costosa. Qual è il prossimo passo: un conflitto nucleare? E in quale altro modo interpretare le parole di Putin sulle armi di ritorsione? Tuttavia, pubblicheremo questo numero di Novaja Gazeta in due lingue, perché non riconosceremo mai l'Ucraina come un nemico e la lingua ucraina come lingua del nemico. Infine, solo il movimento contro la guerra dei russi, secondo me, può salvare la vita su questo pianeta”.


Un appello accolto da molti cittadini russi che ieri pomeriggio hanno manifestato contro la guerra in 54 città del paese e non senza subire dure conseguenze visto che gli arresti sono stati ben 1.705. Un moto d'indignazione a cui la Russia non assisteva da oltre un anno quando venne arrestato Aleksei Navalny al suo ritorno in patria: era il gennaio 2021 e le Ong che protestavano in piazza pacificamente vennero inserite nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e sovversive, venendo così indotte al silenzio. Quindi i russi non sono tutti con Putin, non tutti credono nella sua politica e non tutti vogliono la guerra, ciò nonostante, continua a governare grazia all’indifferenza di molti che non prendendo posizione gli garantiscono libertà d’azione, diventando complici silenziosi delle sue atrocità.

Dmitrij Andreevič Muratov

 

 


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