“Poste Italiane: una carneficina silenziosa dietro ai profitti record”
Carmine Pascale dei “Lavoratori precari di Poste Italiane” denuncia problemi di sicurezza

ITALIA – «Sentiamo parlare ormai spesso di come Poste Italiane sia diventata una fabbrica di precarietà, per abbattere i costi del personale e massimizzare il profitto. Ma c’è un altro drammatico aspetto, legato al raggiungimento di una redditività sempre più alta, solitamente poco discusso: la sicurezza sul posto di lavoro. Su questo fronte, i dati sono sconcertanti». Queste le parole di Carmine Pascale esponente dei “Lavoratori precari di Poste Italiane” che prosegue: «Al netto dei casi di infortunio “in itinere” e di Covid-19, nel triennio 2021-2023 il numero totale di infortuni sul lavoro dei dipendenti di Poste Italiane è stato pari a 14.590. Di cui 3.704 con gravi conseguenze e 12 decessi. Nel periodo 2018-2020 è andata addirittura peggio, con 17.907 eventi infortunistici. Di cui 4.973 con gravi conseguenze e 14 decessi».
Carmine Pascale precisa che circa il 75 per cento degli infortuni registrati sono concentrati nel recapito postale, che risente delle insidie connesse alla circolazione stradale. «La prima tipologia di infortuni è legata all’uso dei mezzi aziendali, in particolare per caduta da motoveicoli e per collisione con o senza terzi coinvolti». Al secondo posto si collocano gli episodi di scivolamento e caduta durante i percorsi a piedi. La figura del portalettere, che notoriamente svolge la propria attività all’aperto, risulta essere quella esposta a più tipologie e più elevati livelli di rischi lavorativi.
«Dietro questi numeri ci sono vite spezzate, persone rimaste storpie e menomate, famiglie distrutte. Un’autentica carneficina, che si verifica ogni giorno sulle nostre strade – considera Pascale -. Poste Italiane viene considerata tra le migliori aziende al mondo in cui lavorare, grazie alle sue politiche di valorizzazione delle risorse umane, ma la realtà è ben diversa. L’azienda, da anni, sta riducendo il personale, sottoponendo i propri dipendenti a ritmi frenetici e pressioni costanti. A ciò si aggiunge l’insicurezza lavorativa che deriva dalla precarizzazione del lavoro nel recapito, dove si è diffusa la pratica delle assunzioni a tempo determinato per portalettere e addetti allo smistamento».
Carmine Pascale esponente dei “Lavoratori precari di Poste Italiane” quindi conclude: «I lavoratori precari entrano in servizio con una formazione spesso inadeguata, svolta perlopiù in modalità a distanza attraverso piattaforme digitali. Le attività pratiche per insegnare ai nuovi arrivati l’uso corretto e in sicurezza delle attrezzature da lavoro, o lo svolgimento di qualsiasi procedura lavorativa, in genere vengono demandate ai colleghi assunti in pianta stabile. Nessuno dovrebbe mai rischiare la vita per lavorare, specialmente quando si è giovani. È inaccettabile che ciò avvenga ordinariamente in un’azienda come Poste Italiane, dove lo Stato centrale è il principale azionista e che pertanto dovrebbe prestare maggiore attenzione all’equilibrio tra profitto e impatto sociale».
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