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28 marzo 2024

Castelfranco

“Patto della sincerità” in casa di riposo per non far entrare il covid

Al Centro Anziani Domenico Sartor di Castelfranco

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Centro Servizi alla Persona Domenico Sartor di Castelfranco

CASTELFRANCO – Il viaggio di OggiTreviso nelle strutture per anziani della provincia di Treviso, all’epoca del covid, si conclude a Castelfranco Veneto al Centro Servizi alla Persona Domenico Sartor. Una struttura all’avanguardia, che di recente ha inaugurato la stanza degli abbracci: 12 postazioni dove gli ospiti possono abbracciare i loro parenti, in tutta sicurezza.

“Ci siamo persuasi che questa seconda ondata di covid sia peggiore della prima – ci racconta la direttrice del centro Elisabetta Barbato -. I nostri ospiti sono protetti grazia soprattutto all’impegno del personale”. Già perché come ci hanno già detto in altre strutture l’anello debole della catena sono proprio coloro che lavorano nelle case di posto, giacchè potrebbero essere inconsapevolmente veicolo del virus.

Ma a Castelfranco si è fatto uno sforzo in più per scongiurare possibili rischi: “Il pericolo è dato dal personale che ha figli piccoli che vanno a scuola – aggiunge Elisabetta Barbato -, ma da subito siamo stati chiari con tutti e abbiamo fatto un patto di sincerità con il personale. Tutti i nostri dipendenti anche solo al minimo dubbio di poter essere stati esposti a situazioni di rischio, senza esitazione ci informano tempestivamente, si concorda quindi la permanenza a casa fino a quado i dubbi sono fugati”.

Una scelta che si è rivelata ottima e denota la grande consapevolezza del personale, ben conscio della responsabilità del proprio ruolo. “Già da settimane abbiamo reintrodotto le mascherine Fp2 – prosegue la direttrice – e nessuno si sogna di scostarla o allentarla anche se sono davvero difficili da indossare, perché tolgono il fiato”. Elisabetta Barbato ci tiene poi a raccontare di come la stanza degli abbracci, fiore all’occhiello del Centro Sartor, abbia contribuito al benessere degli ospiti.

“Immaginate la gioia di poter riabbracciare un figlio o di fare un carezza ad un nipotino: qui è possibile senza doversi preoccupare del covid. Le postazioni sono così sicure che il personale può scostarsi, senza dover vigilare con eccessivo rigore, garantendo un po’ d’intimità agli ospiti ed ai loro parenti. Al centro della sala poi abbiamo messo un cubo multisensoriale che consente ai nostri anziani di sentirsi nel bel mezzo di un bosco o in riva al mare (gli scenari sono diversi).

Ma di recente abbiamo usato questo strumento anche per far rivivere dei momenti felici ai nostri ospiti. I loro parenti infatti con WhatsApp ci mandano video o immagini magari delle feste di compleanno dei nipotini che poi programmiamo nel cubo sensoriale: i nonni così possono rivivere quest’esperienza e vederli emozionarsi è impagabile”. Insomma, al Sartor non si cura solo l’aspetto sanitario ma anche quello emotivo e senza lesinare risorse.

 


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Ingrid Feltrin Jefwa

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