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25 aprile 2024

Treviso

“Nessuna epidemia spazzerà via la specie umana. Però pagheremo una tassa ecologica. E anche salata”

Intervista allo scrittore Fulvio Ervas, sapiente narratore del nostro tempo e dell’umanità contemporanea

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Fulvio Ervas

TREVISO - Il lockdown lo ha trascorso, per la maggior parte del tempo, nell’orto. A coltivare ortaggi. E pensieri. Perché nell’orto c’è tutto: nascita, stasi e declino. Soprattutto nell’orto abita una comunità che ti insegna a vivere e a voler bene: “Ringrazio i pomodori quando li raccolgo”. Brilla uno sguardo poetico negli occhi di Fulvio Ervas. Che nei mesi della pandemia ha lavorato – ma lui dice di aver vissuto – con grande produttività: 80 kg di patate e 45 di salsa di pomodoro; marmellate di tutti i tipi e per tutti i gusti; persino i pomodori secchi. Una orticoltura praticata su 500 metri quadrati, tre ore al giorno, alternando osservazione pensiero e lavoro. Un “ora et labora” laico: “Mentre tutti o quasi si affannavano ansiosi, io parlavo alle zucchine”. Trovando un conforto dal sapore epicureo. Insomma: più che un orto, un “Giardino”.

Uno scrittore molto bravo come lei avrà fatto anche il suo lavoro nel lockdown…
Ho scritto, sì. Per tre settimane. Una commedia, in chiave comica: “Tu chiamale, se vuoi, influenze”. Gigi Mardegan la porterà in scena a novembre, a Cassola. Racconto le tre “influenze: la asiatica, la spaziale (perché esplosa negli anni dell’allunaggio) e il Covid. È stato il mio contributo alla medicina perché l’ironia, sdrammatizzando, serve a guarire.

E ha scoperto che cos’hanno in comune le tre epidemie?
Non sono i virus a essere nuovi. Siamo noi che cambiamo, adottando comportamenti sempre più veloci. L’epidemia sancisce che un ecosistema è saltato. Succede quando l’inquinamento, ad esempio, altera i meccanismi di relazione tra i viventi. E tutti invece a dare la colpa chi al virus, chi alla peste, chi all’untore.

Il Covid-19 ha colto però tutti impreparati.
Non c’è da sorprendersi. Quando un sistema economico è sbagliato, un virus ha il potere di mandare tutto in tilt. Gli agglomerati urbani e, come già detto, l’alta velocità di circolazione delle persone compromettono repentinamente il quadro.

E la sanità non regge l’urto.
Per forza. Il nostro sistema sanitario è tarato sulla farmacolizzazione, sulla “prenotazione”, sulla routine. Lo straordinario non è contemplato.

Il Covid ci interpella.
Il Covid è una domanda che purtroppo non riusciamo ancora a cogliere nella sua verità fino a quando ne facciamo una questione di ordine sanitario mentre è di genere fondamentalmente ecologico.

Magari con la pandemia qualcuno ha cominciato ad aprire gli occhi…
Nessuna epidemia spazzerà via la specie umana. Sapremo reagire. Però pagheremo una tassa ecologica. E anche salata.

Voltiamo pagina: quali sono i “lavori in corso” di Fulvio Ervas? Vogliamo dare qualche anticipazione ai lettori di OggiTreviso?
Torno ad occuparmi di Andrea (il protagonista, autistico, del libro e del film: “Se ti abbraccio non aver paura”, n.d.r.). Il libro - che quasi sicuramente si intitolerà: “Io non mi fermo qui”, narrerà il percorso evolutivo del ragazzo che ormai sta diventando uomo, attraverso gli scritti che ha prodotto grazie al metodo della scrittura facilitata: gli stati d’animo, i conflitti, il rapporto con il padre e con il fratello, le fatiche scolastiche.

E che cosa dice Andrea?
Che sta vivendo il suo autismo con minor angoscia. Grazie a questa sua famiglia, come non mi stancherò mai di ripetere: far vivere con dignità il figlio disabile che hai messo al mondo è possibile. Lo ha incontrato dopo il lockdown? Un pomeriggio, siamo stati insieme. Mi ha tenuto la mano per dieci minuti. Mi emoziono tutte le volte che mi ritrovo a pensarci.

Roberto Grigoletto

 


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