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29 marzo 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

“Mi sono incatenato nella Cappella Degli Scrovegni”, Leonardo di Follina in prima linea per il clima

Il fisico 27enne fa parte di gruppi di disobbedienza civile non violenta per chiedere ai governi di cambiare rotta

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Leonardo Rebeschini

FOLLINA - “Non abbiamo un pianeta B. Se non facciamo qualcosa, subito, rischiamo in un futuro molto prossimo di rimanere senza risorse primarie. Siamo quasi a un punto di non ritorno e dobbiamo smetterla”. Sono preoccupati, allarmati, gli scienziati di tutto il mondo. Lo è il fisico di Foliina Leonardo Rebeschini che, dopo la laurea in Fisica dell’universo, ha scelto di lasciare scrivania e laboratorio, per girare l’Europa con grandi gruppi di disobbedienza civile non violenta che in Italia e altrove stanno cercando di smuovere il governo e l’opinione pubblica sul tema più caldo che ci sia: “Siamo in emergenza, questa è una crisi climatica senza precedenti”. “Se non affrontiamo la cosa da qui al 2030 - riferisce Leonardo -, ci aspetta un futuro davvero brutto. Studiando fisica dell’universo ho capito da un punto di vista scientifico cosa sta accadendo. E’ difficile far capire alle persone questo cambiamento climatico, legato alla termodinamica, ma la comunità scientifica che lo vede, distintamente, è allarmata”. Ed è per questo che Leonardo ha scelto di farsi vedere tale: “Se non ci mostriamo allarmati noi, che vediamo questo cambiamento catastrofico, perché dovrebbero allarmarsi gli altri?”

 

Leonardo, a 27 anni, è preoccupato per il suo futuro, e per quello di tutto il pianeta. “Inizialmente avevo scelto di agire nel mio piccolo, come dovremmo fare tutti, con attenzioni quotidiane che possono fare la differenza - spiega Rebeschini -. Da tempo cercavo di fare piccoli sacrifici, nulla in confronto a quelli che ci aspettano, come utilizzare i trasporti pubblici, prediligere una dieta vegetariana. Mi sono anche avvicinato alla filosofia buddista che concepisce l’essere umano come individuo e come collettività: noi siamo connessi con il pianeta, con gli eco-sistemi. Ho scelto poi di prendete parte ai movimenti per il clima, all’azione, per sensibilizzare l’opinione pubblica e smuovere i governi”. “Il gruppo che mi ha fatto aprire gli occhi per primo sull’urgenza climatica - racconta Leonardo - è Extinction Rebellion, movimento nato per chiedere ai governi di agire, attraverso azioni di disobbedienza civile non violenta. Poi mi sono unito anche a Scientist Rebellion, ribellione degli scienziati, un gruppo internazionale di accademici, professori, dottorandi, nato per far capire che non è sufficiente fare ricerca, ma bisogna muoversi, in massa. Un altro movimento di cui faccio parte è Ultima Generazione, che a Roma ha attuato azioni di disobbedienza civile non violenta per chiedere al governo italiano che venga aperta una discussione al riguardo a livello internazionale, invece di investire miliardi sul fossile, che sta distruggendo l’umanità”. “Abbiamo fatto azioni dirompenti come i blocchi stradali, in Germania sono stato in carcere una settimana - racconta il fisico -, ma è lecito violare alcune leggi dello Stato nell’ottica di preservare leggi più grandi, le leggi morali, le leggi della fisica, le uniche che non si possono infrangere”. Leonardo racconta di essersi incatenato nella Cappella degli Scrovegni a Padova e di aver preso parte ad azioni in cui sono state imbrattate opere d’arte in Germania. “In Italia - ricorda il ragazzo - le azioni più eclatanti, come la zuppa di piselli sul Van Gogh, hanno avuto un’eco mediatica grandissima. Non si capisce perché la gente si indigni se vengono imbrattate opere d’arte e non se viene devastato il pianeta in cui vive. Senza quest’ultimo - conclude Leonardo - non potrà esistere nessun Van Gogh, nessuna Venere di Botticelli, niente. La connessione con l’arte è molto forte: la gente si indigna se tocchiamo un quadro, ma non se viene devastata l’umanità. Perché? Il Governo italiano sta investendo i nostri risparmi in cose che stanno distruggendo l’umanità, nell’industria fossile ha stanziato 40 miliardi, eppure in pochissimi si indignano”.

 

Oltre a incatenarsi, imbrattare le opere d’arte, bloccare le strade, esistono altre forme di protesta. “Siamo consapevoli che fare marce, petizioni, scrivere lettere e raccogliere firme non ha portato a nulla - commenta Rebeschini -. Lo scorso anno è stato investito nel fossile il doppio dell’anno precedente, eppure petizioni e marce ne sono state organizzate. Sempre nel rispetto della non violenza, azioni più eclatanti si sono dimostrate più efficaci”. Gli attivisti di Ultima Generazione, in Italia, sono stati criticati, ma la visibilità che cercavano, al fine di sensibilizzare, è stata raggiunta. La televisione nazionale li sta ospitando da mesi in prima serata, e molti di loro sono stati intervistati dalla stampa principale italiana, che ha dato loro spazio. E voce. “A livello mediatico - fa notare però Leonardo - ancora non si parla di crisi climatica come l’emergenza che realmente è. Noi vogliamo farlo capire: si parla ancora di maltempo quando ci sono catastrofi meteorologiche, ma bisognerebbe chiamarle con il loro nome: crisi climatica, collasso climatico. E’ stato dimostrato scientificamente che eventi brutali e devastanti sono causati dal cambiamento climatico”. La situazione, a detta di Leonardo, degli scienziati di Scientist Rebellion e degli attivisti di Ultima Generazione, è drammatica. Facciamo ancora in tempo a salvarci? “Abbiamo tre o quattro anni per salvare il futuro dell’umanità - risponde Leonardo, che si basa su report scientifici -. Se da qui al 2025 non agiamo in modo radicale, ci saranno centinaia di migliaia di persone che dovranno lasciare le proprie case. Metà della popolazione africana, si stima, entro il 2030 sarà costretta a spostarsi e noi, come li accoglieremo? Ad oggi - continua il fisico - possiamo ancora limitare i danni, ogni centesimo di grado che riusciamo a risparmiare può salvare milioni di vite. Siamo in ritardo, perché sappiamo tutto questo dagli anni Settanta, ma un po’ di tempo ce lo abbiamo. Ed è proprio per questo che ho deciso di agire, in tutti i modi in cui posso farlo. Altrimenti mi sentirei complice, mi sentirei in colpa”. In Italia sono circa un centinaio gli attivisti che lottano come Rebeschini. Siete finanziati da qualcuno? “C’è un fondo internazionale per il clima, dove donatori anonimi ci danno il loro sostegno economico. Non è tanto: riusciamo ad avere i rimborsi per le spese minime e i viaggi. Io, oltre a essere un attivista, lavoro per pagarmi un affitto a Padova: faccio la guida al museo di fisica e dò ripetizioni agli studenti. Per il resto, faccio di tutto per una causa che dovrebbe interessare ognuno di noi, in tutto il mondo”. Con Leonardo, sono un centinaio in Italia gli attivisti che fanno parte di Ultima generazione. Si sono dati quel nome perché, parole loro: “Siamo l’ultima generazione che può fare qualcosa per l’umanità”.

In foto Leonardo Rebeschini


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