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29 marzo 2024

Montebelluna

“Ho già perso 137mila euro. E ora a Veneto Banca devo pagare pure gli interessi”

Il caso di un socio storico. “Mi servivano soldi: volevo vendere le azioni, ma mi hanno proposto un finanziamento”

| Matteo Ceron |

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Veneto Banca

MONTEBELLUNA “Ho già perso 137mila euro con l’azzeramento del valore delle azioni. Ed ora a Veneto Banca devo pagare pure gli interessi per un finanziamento che ho acceso solo perché sapevo di avere quei soldi in banca. Che poi però si sono rivelati carta straccia”.

A raccontarlo un socio storico di Veneto Banca di Paese, un imprenditore di 54 anni nel settore meccanico che a causa delle vicissitudini dell’istituto di credito di Montebelluna ha dovuto chiudere la sua azienda.

 

I primi titoli li aveva acquistati quando aveva poco più di vent’anni. “Avevo massima fiducia nella banca del territorio – racconta -. Ho sempre fatto affidamento sulle azioni in banca, credendo che il valore fosse quello che mi dicevano. Ma il valore poi purtroppo si è rivelato essere del tutto teorico. Grazie a quei titoli negli anni ero riuscito ad ottenere dei prestiti e delle fideiussioni bancarie: se chiedevo per l’attività della mia azienda anche 50mila euro arrivavano senza grosse difficoltà”.

 

È andata avanti così per parecchi anni, qualche anno fa però ha iniziato a capire che le cose stavano cambiando. Nonostante questo si è fidato della banca, come del resto aveva sempre fatto. “Nel 2014 dovevo acquistare un immobile – afferma -. Avevo chiesto di vendere le azioni, ma loro mi hanno detto che invece era meglio fare un finanziamento a tasso agevolato. L’ho fatto ottenendo poco meno di 200mila euro, ma solo perché ero convinto di avere i soldi delle azioni in banca. Altrimenti non l’avrei mai richiesto”.

 

Ora infatti, oltre ad aver perso i soldi delle azioni, si ritrova a dover rimborsare il prestito, pagandoci gli interessi. “Nessuno della banca si è fatto vivo ad oggi – puntualizza -. Non rientro tra quei risparmiatori a cui è stata concessa possibilità di rimborso del 15%, perché non avevo acquistato titoli negli ultimi dieci anni”.

 

Il suo caso ora è seguito dall’associazione Ezzelino III da Onara, presieduta da Patrizio Miatello. Giunti a questo punto, che fare? “Insinuarsi nel passivo della banca è utopico – dice con una certa rassegnazione -. I soci rappresentano una piccolissima percentuale, il resto va al fondo Atlante. L’unica strada percorribile è che il governo faccia un fondo per ristorare i risparmiatori. Sottolineo che di risparmiatori si tratta, non di speculatori. Siamo stati convinti del fatto che quelle azioni erano come dei Bot, anzi più sicure dei titoli di Stato, proprio perché non quotate in borsa. Quando vado alle riunioni vedo anziani, persone coi capelli bianchi che si ritrovano senza nulla. Eppure chi ha venduto loro le azioni è ancora lì. E proprio non mi spiego il perché…”.

 


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Matteo Ceron

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