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23 aprile 2024

Esteri

“Colonialismo!”: è l’accusa dei popoli indigeni alla conferenza sul clima

Gli attivisti indigeni respingono i “grandi piani” del Cop26 sull’ambiente e ricordano quanti di loro sono stati uccisi perché cercavano di difendere l’ambiente

| Irene Zorzenoni |

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| Irene Zorzenoni |

indigeni a Glasgow

MONDO - Dopo mesi di raccolte fondi anche gli attivisti indigeni sono riusciti ad arrivare a Glasgow, per partecipare al Cop26 sull’ambiente, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, letteralmente “Conferenza delle Parti”. “Il Cop è un grosso affare, il proseguimento del colonialismo dove le persone vengono non per ascoltarci, ma per guadagnare dallo sfruttamento della nostra terra e risorse naturali”: questa è la posizione presa degli indigeni che durante la conferenza hanno voluto commemorare coloro che sono stati uccisi salvando l’ambiente. Come riporta l’associazione no-profit “Global Witness”, minimo 1.005 attivisti sono stati assassinati dalla stipulazione degli accordi di Parigi 6 anni fa, 1 su 3 era indigeno. “Nei 50 anni di vita del Cop, le politiche ambientali internazionali hanno ignorato e violato i diritti territoriali e culturali degli indigeni”: accusano gli attivisti.

 

La posizione di queste comunità rispetto alle scelte operate dai grandi leader durante la conferenza sono agli antipodi. Infatti, mentre il Cop26 ha come obiettivo primario l’incentivazione dei mercati nel fermare la produzione di diossido di carbonio attraverso un processo di riforestazione, utilizzo di nuove tecnologie e di biocarburanti, gli attivisti indigeni credono che siano false partenze per una vera risoluzione del problema. La scelta più giusta da fare in questo momento, come sostengono alla conferenza, è quella di lasciare i combustibili fossili nel terreno in modo tale da tenere sotto controllo il riscaldamento globale ed i suoi impatti devastanti.

 

Questa settimana è stato annunciato che 1,7 miliardi di dollari saranno donati alle comunità indigene come riconoscimento per l’importante ruolo da loro rivestito nel proteggere la natura. La risposta degli attivisti è stata: “Abbiamo connessioni antiche con l’ambiente e Madre Natura. Questi sono luoghi spirituali che mai negozieremmo, nemmeno per i soldi. Siamo qui ad offrire soluzioni sostenibili al resto del mondo che necessitano di un cambiamento ideologico, non un’industria verde che trova le sue fondamenta nel colonialismo e repressione. Sta a loro ascoltare o meno”.

 


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