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23 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

“6 mascherine e 2 camici usa e getta dalla Regione Veneto”: medici di famiglia presentano un esposto per epidemia colposa

Medici di famiglie esasperati presentano un esposto per epidemia colposa alla Procura di Venezia

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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Salvatore Cauchi

PIEVE DI SOLIGO - Salvatore Cauchi, medico a Pieve di Soligo nonché segretario veneto e portavoce nazionale dello SNAMI, il Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani (600 iscritti solo in Veneto), riguardo all’esposto, parla chiaro: “Cosa mai potevamo fare. La Regione in 45 giorni ci ha dato 6 mascherine e 2 camici usa e getta. Tra i miei colleghi si contano 14 casi asintomatici che avendo lavorato senza alcun strumento protettivo avranno involontariamente contagiato chissà quante persone…”. L’ipotesi di reato nella denuncia è di epidemia colposa, in base agli articoli 438 e 452 del Codice penale.

Il tono del segretario regionale dello SNAMI è particolarmente grave, e spiega che l’esposto presentato lunedì alla Guardia di Finanza di Oderzo dall'avvocato Barnaba Battistella, su mandato dello SNAMI, è destinato alla Procura di Venezia ma non riporta nomi anche se è implicito il riferimento alla Regione Veneto dato che si contesta la presunta violazione del “Piano regionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale”, uno strumento amministrativo approvato nel 2007, conseguentemente al Piano nazionale che viene citato nell’esposto rammentando che impone: “… per il periodo inter-pandemico, l'approvvigionamento dei Dpi (dispositivi personali) per il personale sanitario, mentre il Piano Regionale prevede in capo alla Regione Veneto il compito di stimare il fabbisogno, l'approvvigionamento e la distribuzione dei Dpi, verificando i percorsi per l'aumento delle scorte”.

Il dottor Cauchi prosegue: “Fin dal 2007, su indicazione nazionale, la Regione si era impegnata in caso di pandemia influenzale a fare scorte di dispositivi sanitari ma a fronte di quanto è arrivato ai medici pare evidente che non si sia provveduto in tal senso. Come medico quando a livello nazionale si sono superati i 60 morti tra i colleghi ho ritenuto che non potevamo tacere questa situazione. Siamo sati lasciati soli e tutti sapevano in che condizioni siamo stati costretti e continuiamo a lavorare: in un mese e mezzo ho inviato almeno 6 lettere di sollecito non solo a tutti in Regione a Venezia ma anche al Prefetto di Treviso. Non abbiamo mai ricevuto nemmeno un risposta!”.

“Quello che mi ha fatto male è stato prima di tutto vedere i colleghi ammalarsi – prosegue il dottor Cauchi – In secondo luogo scoprire dopo i tamponi che c’erano colleghi asintomatici: stiamo parlando di medici costretti a lavorare senza dispositivi di sicurezza che possono aver contribuito loro malgrado alla diffusione del virus sia tra i pazienti che nelle loro famiglie. In fine, mi ha ferito che siano state tradite la disposizioni normative che davano indicazioni chiare su come agire in caso di pandemia, immagazzinando per tempo dispositivi e attrezzature: questa è un’omissione verso tutti i cittadini!”.

 



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Ingrid Feltrin Jefwa

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