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29 marzo 2024

Vittorio Veneto

“I richiedenti asilo che lavorano dovrebbero essere pagati, altrimenti è una forma di sfruttamento”

Il consiglio di quartiere di Ceneda dedica una seduta ad hoc al tema dei profughi in città

| Roberto Silvestrin |

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“I richiedenti asilo che lavorano dovrebbero essere pagati, altrimenti è una forma di sfruttamento”

VITTORIO VENETO - “I richiedenti asilo che lavorano dovrebbero essere pagati, altrimenti è una forma di sfruttamento”. E’ una delle osservazioni presentate dai cittadini di Ceneda, durante il consiglio di quartiere tenutosi ieri: l’unico punto all’ordine del giorno riguardava appunto il sistema di accoglienza dei profughi in città.

 

Alla seduta era presente anche l’assessore Barbara De Nardi: il comune di Vittorio Veneto, lo scorso aprile, ha aderito al progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e profughi), accodandosi a Treviso, che lo aveva avviato nel 2015. Con questo provvedimento l’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Tonon aveva stabilito di mettere a disposizione dei profughi una casa di proprietà comunale in via Cal delle Prade.

 

In città i richiedenti asilo sono 300, su un totale di 2mila in tutta la provincia, e il comune ha attivato un protocollo per coinvolgere le associazioni in un piano di integrazione dei rifugiati. Ad aderire all’iniziativa sono state “Insieme per Ceneda”, la cui esperienza con i profughi si è però esaurita, e la “Consulta Fenderl”, dove operano 5 ragazzi.

 

L’associazione “12 ponti” ha invece messo a disposizione una casa a Savassa, dove attualmente ci sono 8 persone ospitate.

 

La situazione però non è del tutto rosea: come riportato nel verbale del consiglio di quartiere, infatti, “la Rete di Cittadinanza Solidale sostiene che la propria associazione non è stata invitata al tavolo con l’amministrazione e che invece bisognerebbe lavorare, sul tema accoglienza-integrazione, in piena sinergia”. L’associazione comprende 12 volontari operativi e 10 docenti, che si applicano nell’ insegnamento della lingua italiana.

 

E non è mancato chi ha proposto un impiego dei profughi in opere di natura forestale: sembra però che le possibilità di assunzione nella pubblica amministrazione siano praticamente nulle.

 



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Roberto Silvestrin

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