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19 aprile 2024

Treviso

“Il numero di positivi al Covid-19 è elevato ma in prevalenza sono a-sintomatici”

Il dott. Roberto Rigoli, primario di Microbiologia a Treviso, illustra la situazione Covid nella Marca

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

“Il numero di positivi al Covid-19 è elevato ma in prevalenza sono a-sintomatici”

TREVISO - Il dott. Roberto Rigoli è primario di Microbiologia a Treviso. In prima linea nella guerra al Covid-19. Con la sua èquipe ha sperimentato, primi in Europa, il nuovo tampone rapido che lunedì di questa settimana è entrato nelle scuole trevigiane. Instancabile nella ricerca, è abbastanza ottimista: “Anche questo virus, come tutti quelli che l’hanno preceduto, se ne andrà. Bisognerà fare ancora qualche sacrificio ma ne usciremo”.

Dott. Rigoli il virus ha ripreso a galoppare, anche a Treviso le curve epidemiologiche stanno risalendo: quanto dobbiamo dobbiamo preoccuparci?

Ci sono due notizie. Quella cattiva: il numero di soggetti positivi al Covid-19 è oggettivamente abbastanza elevato. Notizia buona: i contagiati, nella maggior parte, rimangono a-sintomatici.

In ospedale cosa vi attendete?

Per capire il livello di gravità dell’epidemia bisogna contare quanti sono i posti letto occupati nei reparti di Malattie infettive, Pneumologia e Rianimazione e a Treviso siamo tranquilli.

Sembra si sia attenuata la carica del virus: è davvero così?

In alcuni casi la virulenza è più bassa. Ad ogni modo con i dispositivi di sicurezza e il distanziamento sociale si riesce ad abbassare la carica. Ci sono però soggetti con grado elevato e sintomatologia bassa.

E avete scoperto da cosa dipende? C’entra l’età forse?

No. Alla ex caserma Serena di Treviso (ma anche alla Zanusso di Oderzo) lo abbiamo testato e non dipende da una ragione anagrafica: 256 positivi e tutti a-sintomatici. Poi siamo andati in alcune case di riposo e abbiamo riscontrato il contrario.

Si parla in queste ore di lockdown, pur se circoscritti; non basterà più osservare seriamente le solite raccomandazioni?

Al lockdown spero proprio di non dover tornare. Abbiamo due strumenti per evitarlo: le regole (mascherina, lavaggio mani e distanziamento sociale) e i test rapidi che per primi abbiamo sperimentato in Veneto e che ci permettono di giungere con tempestività in un focolaio e nel giro di dieci minuti isolare i positivi.

Lo avete sperimentato?

Sì, in alcune aziende. Che poi hanno potuto continuare a svolgere la normale attività lavorativa.

Lunedì scorso intanto l’Ulss 2 è entrata nelle scuole trevigiane con i nuovi tamponi rapidi sperimentati da lei e dalla sua èquipe: come è andata?

Siamo soddisfatti. Si tratta di strumenti per niente fastidiosi perché meno invasivi e nello stesso tempo anche più efficaci dato che permettono di amplificare il segnale del virus e registrare le cariche di virulenza più basse.

Se, malauguratamente, emergenza dovesse scattare come vi state attrezzando negli ospedali della provincia di Treviso? Terapie intensive, reparti Covid…

Ci stiamo preparando sia sul versante della ospedalizzazione che su quello diagnostico: i reparti di Malattie infettive, Pneumologia e Rianimazione sono stati potenziati, così come la biologia molecolare, grazie a un progetto regionale che coordino insieme alla dottoressa Simionato e all’ing. Fattori.

E per quanto riguarda la malattia?

La conosciamo certamente molto meglio: è multiorgano, non è soltanto una polmonite. Ora sappiamo intervenire con  precisione e tempestività.

 


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Roberto Grigoletto

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