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28 marzo 2024

Castelfranco

“La città che consuma senza produrre è destinata ad implodere”

Alessandro Boldo traccia uno scenario post Coronavirus a Castelfranco

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Alessandro Boldo

CASTELFRANCO – L’architetto Alessandro Boldo di Castelfranco Veneto, ottimo conoscitore della sua città ma anche attento osservatori dei fenomeni sociali ed economici del territorio tracci uno scenario post Coronavirus e lancia un monito rispetto a ciò che potrebbe succedere. Sostanzialmente Boldo reputa che una città in cui negli ultimi 20 anni si è sviluppato soprattutto il commercio, con un calo diffuso della ricchezza, conseguente alla crisi economica da pandemia, in rischio è che il tracollo sia ancor più grave.

“Non c’è dubbio che l’emergenza sanitaria sia in questo momento prioritaria e tutto ciò che non è ritenuto essenziale passi in secondo piano – esordisce Boldo -. Ma il modo con cui si uscirà da questa situazione non sarà uguale per tutti e attualmente in secondo piano ci sta una larga fetta di “sociale” di povertà la cui tenuta se non è fortemente compromessa già oggi lo sarà nel giro di poche settimane. Ognuno di noi vuole uscire il prima possibile da questa crisi, ma ad aspettarci fuori non ci saranno propaganda e retorica: la "bellezza" non ci salverà da un bel niente e il racconto della gente chiusa in casa che ritrova il tempo per leggere, pensare e ritrovare sè stessa è buona per chi ha risorse e rendite sufficienti per riposare sereno senza dover pensare al mutuo, all'affitto, alle bollette, alla spesa etc.”.

Quindi prosegue: “Il vero tema da affrontare sarà la crescita della forbice della disuguaglianza determinata dall'emergenza: la crisi colpisce le fasce di reddito più vulnerabili, riduce i servizi alla persona, l’educazione, l’assistenza (pensiamo alle famiglie dei disabili private dei centri diurni), la cultura, i servizi svolti in buona parte dal Terzo Settore e che oggi sono di fatto interrotte o funzionano in modo intermittente. Sarà poi nel medio termine (ma non troppo in là) una crisi economica: crisi da domanda (va a incidere sui redditi di una vasta platea di categorie) e di offerta (mette seriamente in discussione la continuità delle imprese: piccole e piccolissime attività commerciali e artigianali, turismo, attività culturali, partite IVA). Per i castellani metterà profondamente in crisi quei sistemi che non sono riusciti a rinnovare le proprie funzioni produttive in termini di innovazione di processo e di prodotto: oltre ad aver già smascherato l’erosione in termini di risorse e professionisti del sistema sanitario (non solo locale), nel medio periodo emergerà la fragilità economica del tessuto castellano, abbondantemente ripiegato sul commercio”.

Boldo si dice persuaso che: “Gli incentivi sul lato della domanda (posticipo imposte, assegni,…) purtroppo non saranno sufficienti, è importante evitare la chiusura delle attività. Peserà nel futuro prossimo, non aver politicamente disegnato un futuro per Castelfranco. La città che consuma senza produrre che è stata disegnata negli ultimi vent'anni è destinata ad implodere. Scopriremo a breve che anche a noi e ai nostri vicini di casa può succedere di poter essere poveri, e ora che i poveri saranno anche "nostri" e non solo i soliti disperati arrivati da lontano di cui in tutti questi anni ci siamo allegramente disinteressati tacciando di buonismo chi se ne occupava, sarà compito di tutte le forze politiche della nostra città trovare soluzioni per uscire da una situazione senza precedenti”.

Ma ecco le proposte dell’architetto castellano: “La partita si giocherà sulle modalità di espansione degli attuali interventi di welfare, perché questa è l’altra faccia dell’emergenza sanitaria: è importante individuare una mappa dei bisogni: persone e diversi gradi di vulnerabilità e categorie in sofferenza; ampliare e indirizzare (personalizzando) le misure di sostegno e di welfare di cui già si dispone, sapendo che le attuali misure nell’ordinario, sono abbondantemente insufficienti; rilanciare un patto di protezione sociale, per evitare che le fragilità già in essere vengano amplificate dagli effetti indiretti della crisi sanitaria; puntare sugli effetti sociali immediati, che non significa dimenticarsi degli effetti a medio-lungo termine che coinvolgeranno il sistema produttivo locale: prioritario sarà mantenere la continuità dei processi produttivi; attivare le strutture intermedie, in una logica di collaborazione permanente: non è più possibile demandare al terzo settore, serve avviare una piattaforma di condivisione e di progettazione sociale con il terzo settore, gli enti di carità e assistenza. Importante oggi più che in passato che il Pubblico e la nostra amministrazione sappia federare queste iniziative ed evitare lo spontaneismo o l'improvvisazione".

Quindi dopo le proposte una considerazione finale: "Fuori da polemiche sterili ed inutili buone sole per alimentare lo stucchevole dibattito social di questi giorni su chi va o non va a correre, su chi ha o non ha il cane, su chi usa o getta le mascherine, le forze politiche e sociali della città devono mettere in pausa la campagna elettorale e attivare da subito un tavolo di confronto sulle povertà. Il resto è fuffa, altro che bellezza”.

 


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