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28 marzo 2024

Treviso

È trevigiano il razzista che ha aggredito verbalmente il dottor Andi Nganso

Il medico in servizio al pronto soccorso di Lignano è stato coperto d’insulti con una violenza inaudita

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Andi Nganso

EDITORIALE – La vicenda del dottor Andi Nganso, medico in servizio al pronto soccorso di Lignano ha lasciato molti cittadini attoniti. La violenza e la foga razzista con cui il sanitario è stato aggredito verbalmente è censurabile e senza attenuanti. Ora dopo che in centinaia hanno commentato il suo post in cui racconta l’accaduto si scopre che il turista che si è macchiato di questo comportamento indegno è un trevigiano.

Si, proprio così! Il paziente sessantenne che ha ingiuriato in maniera pesantissima il sanitario, per i colore della sua pelle risiede nella Marca Gioiosa. Ad onore del vero, sentendo l’audio dell’aggressione verbale, il sospetto che fosse trevigiano (per la cadenza con cui vomitava i suoi insulti) era venuto a più di uno ma ora è lo stesso medico a confermare la circostanza.

Qualcuno si è soffermato sul fatto che il paziente esagitato fosse reduce da una lite, come se il fatto di aver fatto una scazzottata, potesse in qualche modo giustificare le parole con cui ha infierito contro il dottor Andi Nganso. Ma non può esserci nessuna scusante a fatti come questo, che hanno una sola matrice: il razzismo!

Il paziente ha rifiutato le cure, pur di non essere toccato da un medico di colore, insistendo sul fatto che il governatore Zaia lo avrebbe “eliminato” non appena avesse saputo che in un pronto soccorso veneto lavorava una persona con la pelle nera. Affermazioni di una gravità tale da indurre il presidente della regione a prendere le distanze e a dichiarare la sua avversione al razzismo.

Quanto accaduto non è degno di un paese civile ed è sintomatico di una volontà discriminatoria radicata che si perpetua di generazione in generazione fin dal fascismo. Su questo è tempo che la gente cominci a riflettere, per porvi rimedio in maniera celere ed efficace. Servono dunque esempi. Chi ha posti di rilievo nella società civile non può tacere. Chi ha un ruolo pubblico e rappresentativo non può dare per scontato che sia ovvio ripudiare il razzismo, ma deve dirlo e a gran voce.

Viceversa, il silenzio è sempre complice dei comportamenti peggiori. Oggi più che mai, con la campagna elettorale in corso, siamo costretti a sentire proclami anacronistici e fuori da ogni logica, volti solo ad alimentare il qualunquismo, dicendo alle gente ciò che preferisce sentirsi dire: “Noi siamo i migliori e per questo meritiamo più degli altri… ”. Ma la realtà è ben diversa ed è una sola: siamo tutti uguali e tutti abbiamo diritto al meglio nella vita.

Bene che il presidente della Veneto, Luca Zaia, abbia subito commentato con severità quanto accaduto al dottor Andi Nganso. Viceversa, lascia perplessità quanto ha detto riferendosi agli emigranti veneti: “Nessuno di loro è andato a delinquere e a riempire le carceri" (cit. Ansa 30/07/2022 - dichiarazione riportata da altri media e non smentita). I distinguo non aiutano a sconfiggere il razzismo, senza contare che nello specifico sono opinabili.
 

Leggi anche:

Bestemmie e pesanti insulti razzisti al medico del Pronto soccorso per il colore della sua pelle

 

 

 


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