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19 aprile 2024

Treviso

Zaia risponde ai vescovi: "Perché non aprite i seminari per ospitare i profughi?"

Il governatore del Veneto replica alla lettera dei vescovi. Manildo:"Così Zaia rimanda solo il problema, senza dare risposte"

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Zaia risponde ai vescovi:

TREVISO - ”Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Così Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, commenta la lettera dei vescovi di Treviso e Vittorio Veneto, monsignor Gianfranco Agostino Gardin e monsignor Corrado Pizziolo, rivolta a tutti i fedeli e alle istituzioni, sull'accoglienza dei profughi, ricordando che “è un dovere cristiano”.

"I vescovi, che rispetto in quanto cattolico, io li capisco perché il Vangelo predica la compassione, la solidarietà, l'aiutare chi è in difficoltà, ma i cittadini veneti hanno capito che molti di questi che noi aiutiamo come profughi non sono affatto in difficoltà; 2 su 3, infatti, non sono profughi - ha puntualizzato Zaia -. I veneti si chiedono: i vescovi hanno dato tutto quello che potevano dare? I seminari sono tutti pieni di immigrati e di profughi? Gli altri edifici a disposizione dei vescovi non sono più utilizzabili tanto sono pieni di profughi? Mah, proprio non mi risulta".

Per il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, Zaia in questo modo evita solo il problema: “Zaia è certamente un bravo comunicatore -incalza Manildo dopo aver letto la risposta del governatore alla lettera dei vescovi - nel commento alla lettera dei vescovi si fa scivolare addosso la questione come se non lo riguardasse, la rimpalla altrove, instilla il dubbio chiedendoci se siamo certi che la Caritas e la Chiesa abbiano davvero fatto la loro parte. Ma questo non è affatto prendersi cura dei cittadini e cercare di dare risposta alle loro giuste esigenze, solo rimandare il problema di un altro giorno”.

“Ho letto il testo integrale della lettera dei Vescovi di Treviso e Vittorio Veneto. Parole piene di significato e prospettiva, non solo per i cristiani, e di questo li ringrazio”. “Sul tema profughi e accoglienza -sottolinea il primo cittadino - l'unica cosa di cui non abbiamo bisogno sono i pregiudizi, l'immobilismo e l'egoismo mascherati e scambiati per buon senso. Il che non vuole assolutamente dire “accogliamo in maniera incondizionata”.

“Il modello dell’accoglienza diffusa ha le sue regole in tema di tempi, quote e allocazioni che vanno rispettate. Se ognuno fa la sua parte il tema lo possiamo affrontare e risolvere senza creare allarmismi e disagi ai cittadini. Servono collaborazione tra istituzioni, senso di responsabilità e fiducia. Evitare i problemi, rispedirli semplicemente ad altri è l’esatto opposto di risolverli”.

 

 


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