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18 aprile 2024

Agenda

Vittorio Morari e i "colori forti"

La personale dell'artista rodigino ma trevigiano d'adozione prosegue fino al prossimo 23 settembre

Mostre

quando 19/09/2018
orario mostra aperta fino al 23 settembre
dove Treviso
Ca' Da Noal – Casa Robegan
prezzo ingresso libero

TREVISO - Nel panorama fecondo dell'arte veneta si staglia imponente, senza tema di smentita, la figura di Vittorino Morari, rodigino di nascita ma trevigiano d'adozione, che rivela la sua completa maturità artistica nella bella rassegna allestita a Ca' Da Noal – Casa Robegan aperta fino al 23 settembre. Essa vuole rendere omaggio alla sua lunga carriera ma ancor più al suo talento, riassunto in una carrellata che stupisce ed affascina.

E' nato in provincia di Rovigo questo artista di casa nostra che pur ha conosciuto rassegne in tutta Italia. Adottato nel 1959 da Treviso che lo ha accolto volentieri e alla quale ha restituito scorci di inedita bellezza, mai convenzionali, trionfo del colore in un lessico pittorico che stupisce e che affonda le proprie radici in un vocabolario fatto di tinte forti, segni semplici e proprio per questo efficaci, chiaro scuri che sembrano surreali ma evocano la gioiosa danza dei colori a cui dà vita e grande energia in ogni tela.

Sono le tappe di un percorso lungo, nato per caso, con il blocco da disegno sempre in valigetta, quando da giovane attendeva con pazienza nelle sale di attesa, lui informatore scientifico, i medici che doveva incontrare. Schizzava e schizzava sul blocco, tra quelle bianche pareti, immaginando invece un mondo dai contorni che disegnava con mano sicura e che, molto prima di trovarsi davanti al cavalletto, già riempiva nella mente di rossi sgargianti, di verdi smeraldini, di blu vivacissimi.

Solo più tardi quei colori, in un ciclo più vicino nel tempo, li ha immersi nelle ampie campiture bianche della tela che, in realtà, sono diventate colore anch'esse, protagoniste di tante composizioni capaci di stupire. Imprevisti colpi di luce che ci fanno intuire che il sole non manca mai nelle sue spiagge abbacinanti, come del resto nelle piazze di Venezia e di Treviso o negli scorci della campagna amica, che Morari preferisce per raccontare un Veneto agreste e intimo, semplice come i suoi segni e la sua personalità.

“Mai all'inizio della mia carriera, quando fui pervaso dalla inattesa voglia di dipingere – confessa l'artista – avrei utilizzato il rosso acceso, il giallo che illumina, il verde smeraldo che sconvolge, perché pensavo che la pittura fosse nella metafisica di De Chirico, nelle opache pennellate di Morandi.” Poi, di colpo, la svolta. Riprendendo inconsciamente i segni forti di Van Gogh e Gaugain, capaci di “danzare” come negli arabeschi di Matisse.

E' un Morari che attraverso l'uso sapiente di colori forti e caratteristici, superfici orizzontali e verticali che delimitano spazi irreali ma concreti, in cui diventano protagonisti anche uomini e donne, raffigurazione di una umanità partecipe, propone cromatismi cercati in una inusuale scelta cromatica, che gestisce con abilità, facendo ricorso ad una grande manualità e una tecnica matura e molto personale, rivelando nel segno materico tutta la brillante sontuosità del colorismo veneto, come dice nella prefazione alla bella mostra trevigiana Serenella Minto che, al fianco di chi ha progettato e curato la rassegna, Francesco Fonzo, infoltisce la pattuglia di estimatori di Morari.

Tra i quali la trevigiana prof. Luigina Rossi Bortolatto che per prima lo scoprì e trascinò dai galleristi più famosi con i quadri sotto braccio, per dare corpo a rassegne che l'artista rifuggiva. Naturalmente schivo, istintivamente incapace di godere di una popolarità che merita tutta, oggi ottantaseienne, in quella che si definisce un'antologica ma che racchiude, nei quadri esposti e nell'emozione che propone ai visitatori, il senso di una vita.

 

 

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