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29 marzo 2024

Nord-Est

Venezia e i libri proibiti

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, toglie dalle scuole i libri gender, dove i genitori non hanno identità sessuale

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Venezia e i libri proibiti

VENEZIA - All’indice i libri “gender”: i testi per bambini dove i genitori non siano identificati come mamma e papà, come femmina e maschio. A Venezia succede questo. Nel 2015. Non in tempi da Santa Inquisizione.

A Venezia succede che il sindaco Luigi Bugnano metta all’indice (cioè tolga dalle scuole) libri per bambini dove non siano chiari i ruoli sessuali dei genitori. E lo faccia stilando una lista (“ma li avrà letti?”, viene da chiedersi) dei libri “pericolosissimi”. Quelli che potrebbero creare traumi nei bambini, fin dall’asilo.

“Ho fatto togliere tutti i libri “gender” dalle scuole materne, l’educazione in questo campo compete alle famiglie”, ha dichiarato arioso il sindaco lagunare. E lo ha fatto non al Cipriani, ma durante la conferenza stampa di presentazione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Aldo Manuzio, uno dei tipografi-editori più illuminati della storia (ci riferiamo alla storia dell’Uomo e non a quella della Serenissima).

In ogni caso, il sindaco Bugnaro ha pensato bene di festeggiare la stampa e la lettura così: “Ho dato mandato di eliminare i libri “genitore 1, genitore 2”: a casa propria ognuno può fare quello che vuole, ma nelle scuole va tenuta presente la volontà della maggioranza per cui ci sono solo mamma e papà.”

 

Le reazioni. Contro la decisione anacronistica (usiamo un eufemismo) di Brugnaro non sono mancate le proteste. Prima di tutte quella di Chiara Lalli (bioteticista e giornalista italiana) e di Francesco Indovina, che hanno parlato di “stupidità reazionaria del governo di Venezia”, poi quella di Camilla Seibezzi, docente universitaria e consigliera del comune di Venezia nel 2014, che si era fatta promotrice di un’iniziativa che diffondesse nelle scuole libri dedicati a “diversi tipi di famiglia”, e infine di Icwa, l’associazione italiana di scrittori per ragazzi che stigmatizza la decisione del sindaco.

Con una lettera firmata da Vanna Cercenà (autrice per ragazzi che ha ricevuto quest’anno il Premio Andersen alla carriera), la scrittrice – a nome dei 58 autori Icwa – rivela l’amarezza e la preoccupazione che la decisione di Brugnaro ha suscitato.

 

“La notizia che in una città come Venezia siano stati ritirati dai nidi e dalle scuole materne comunali i libri cosiddetti ”gender”, non può che amareggiare e preoccupare fortemente l’ICWA, l’associazione italiana di scrittori per ragazzi e bambini – scrive Vanna Cercenà al sindaco - . Amareggia la decisione inaspettata di un sindaco il quale, speriamo mal consigliato, fa una lista nera di libri che hanno raggiunto un livello molto alto di apprezzamento fra tutti quelli che si occupano di infanzia (insegnanti, psicologi, pediatri, scrittori, bibliotecari, librai...),  sulla base di una generica etichettatura di “gender”. Un termine  trascinato nella nostra lingua come tanti, senza provare a capirlo o a tradurlo; ricavato (forse) dalla  malevola lettura di un documento importante e approfondito come lo “Standard per l’educazione sessuale in Europa”,  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma il provvedimento preoccupa l’ICWA soprattutto perché si concepisce, ancora oggi, in piena democrazia, una prassi autoritaria che ha ha visto la luce solo nei periodi più bui della storia, a cominciare dalle dittature. La cultura della differenza e delle minoranze - la pluralità di voci di una società -  deve essere garantita in uno Stato di diritto quale è  il nostro.”

 

Nella missiva Vabìnna Cercenà e l’associazione scrittori a cui aderisce “al sindaco di Venezia di fare un passo indietro e cancellare un provvedimento che non ci fa onore come paese, e non fa onore a una delle città più conosciute al mondo, crocevia di culture differenti.” “Come ICWA, associazione italiana di scrittori per ragazzi – prosegue Vanna Cercenà - vogliamo  sottolineare quanto sia negativo per tutta la società, a partire dai più piccoli, intervenire su tematiche che ci coinvolgono tutti da vicino, senza aver approfondito gli argomenti, aver letto i testi e i documenti, aver preso visione di ciò che si vuole condannare.  Non è censurando i libri che  aiuteremo i nostri figli a crescere serenamente e a raggiungere una maturità consapevole,  in una realtà sempre più complessa.”

 

E mentre anche negli Usa ci ridono dietro invitandoci a denunciare l’accaduto a organismi sovranazionali, Isabella Paglia (in foto), una delle autrici messe all’indice si sfoga così: “Sono sempre stata per la libertà di pensiero e lo sarò sempre. Per cui liberi di mettermi in una lista nera. Mi sono indignata invece e molto per l'atto incostituzionale del sindaco di Venezia che in un colpo solo, a mio parere ha violato dei diritti sacrosanti. Per cui giù le mani dai bambini e dai loro libri! Non si può tollerare che si usino per scopi di propaganda politica.”

 


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Emanuela Da Ros

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