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16 aprile 2024

Treviso

IL VENETO? LA REGIONE CHE ACQUISTA PIU’ FILM PORNO

Intervista a Silvio Bandinelli, regista e produttore hard. Che “fattura” molto in Veneto. E che coniuga coito a denuncia politica

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L’abbiamo incontrato nella sua casa di Formentera, isola paradisiaca dove vive tutto l’anno “tranne i tre mesi in cui ci sono i turisti italiani”, da dove dirige la “Showtime” l’azienda numero uno nel settore dell’intrattenimento cinematografico per adulti: il porno. Stiamo parlando di Silvio Bandinelli, regista e produttore hard; l’abbiamo accompagnato in una sua giornata tipo da isolano: dalla passeggiata mattutina con il cane, il tuffo nel mare “caraibico” con una spiaggia deserta, un’intensa giornata di lavoro (tra telefonate e videoconferenze) fino alla cena in una fantastica veranda con vista sulle famose saline di Formentera.

Una chiacchierata-fiume (tra opinioni vere e provocatorio libertinaggio intellettuale) sulla situazione politica di ieri e di oggi che l’ha spinto ad abbandonare l’Italia, le sue apparizioni televisive, cinema di genere e d’autore, arte contemporanea, cibo da asporto, quadri IKEA, Carmelo Bene fino ad arrivare alla pornografia tra attrici ingrate e un’idea per un film porno ambientato ai tempi del far west, prodotto con un’attenzione igienico-filologica – “se l’immagina questo cowboy eroico che scende da cavallo dopo quattro giorni di deserto e, senza una doccia, pretende attenzioni dalla sua amata?”.

Di questa giornata/intervista riportiamo una sintesi onesta.

Prima di salutare Silvio, una sola raccomandazione “Carlo, quando inventi l’introduzione a questa intervista non dimenticare di sottolineare la mia innata eleganza”. Ecco fatto.

Silvio Bandinelli


Silvio Bandinelli, mi corregga se sbaglio, lei è laureato in storia e critica del cinema, con delle esperienze attoriali (tra cui una con Carmelo Bene, di cui dice di aver interiorizzato la lezione), è stato pubblicitario e regista di spicco negli anni novanta, produttore ed editore; ha iniziato dirigendo alcuni film soft e hardcore per poi diventare il regista e produttore porno più importante in Italia, è persona molto colta e con grande spirito critico, se n'è fuggito dall'Italia perchè scoraggiato dalla situazione attuale, ora vive e lavora a Formentera dove coltiva la sua passione per l'arte contemporanea ma parallelamente gestisce la sua azienda lanciando sul mercato nuovi registi hard che all'interno della sua "Factory" (così si chiama la fucina di talenti di Bandinelli) trovano libertà creativa e interesse produttivo. Insomma in molti non esiterebbero a definirla porno-radical chic.

La correggo: sono una persona moderatamente colta, a dire il vero io mi sento piuttosto ignorante, soprattutto quando ho la fortuna di incontrare chi colto lo è davvero, chi ha fatto della conoscenza e dell'analisi di essa una ragione di vita. Ho una visione politica e della società certamente radicale, ma non riferita certo al partito di Pannella.

Sono radicale in quanto antimodernista; per esempio sono contro il nucleare, il ponte sullo stretto e la Tav. Ho avuto un'educazione borghese e ciò lo ritengo un valore aggiunto. Credo anche nell'eleganza, ma faccio porno. Quindi non mi schernisco di fronte a chi mi considera un "porno-radical chic". Ho abbastanza orrore della cosiddetta società di massa e lo stesso disgusto mi suscita l'individualismo becero e edonista che rappresenta appunto l'altra faccia della società di massa. In entrambi i casi si è vittime dell'omologazione.

Uno dei tratti distintivi di Silvio Bandinelli (regista e autore) è che da anni contamina il "genere" pornografico con la critica sociale. La grande abilità è quella di realizzare dei film che hanno una buona resa commerciale, ma che, a una "seconda lettura", rivelano piccoli "germi narrativi" rivoluzionari. Un uso ed abuso del genere grazie al quale ha sbuggiardato molte delle "vergogne" italiane (spesso molto distanti dal sesso): mafia, cooperative rosse, corruzione, caste, religione, poteri occulti, danni del perbenismo e poi il festival di Sanremo, il caso Corona su su fino ad arrivare a Silvio B. (ricordiamo il film “Forza, Italia” e l’istant-movie di prossima uscita “Bunga- Bunga, Presidente”). Ma ci spieghi meglio la sua metodologia?

La mia carriera di regista porno tout court coincide, mas o meno, con il berlusconismo che mixa in modo feroce marketing e vita, realtà e finzione, strumentalizzando il tutto ai propri fini. Con il berlusconismo abbiamo visto i personaggi più improbabili vestirsi dei panni più impropri (vogliamo ricordarci di Cesare Previti ministro della difesa o di Irene Pivetti presidente della camera) sino alla pletora di giornalisti-ministri-opinionisti che ha cominciato ad impazzare trasversalmente sui palinsesti televisivi, vomitando imprecisioni ed esibendo un'imbarazzante falsa coscienza.

Il berlusconismo, a mio avviso, è il manifesto della "disonestà intellettuale", la televisione il suo braccio armato. Di fronte ad una società senza alcun pudore intellettuale ho pensato fosse non solo opportuno, ma intellettualmente corretto (non politically correct!!) cercare un corto circuito e vestire con l'estetica pornografica il corpo osceno della nostra attuale società. E senza alcuna vergogna ho parlato di mafia, di Previti, del berlusconismo, di fascismo e resistenza nel film "Mamma" che mi ha portato addirittura alla Casa della Cultura di Milano, culla dell'intellighenzia di sinistra (di fronte al revisionismo di Pansa il mio appare un onesto contributo...). Ho trapiantato inossidabili tabù e tematiche dell'oggi nel racconto pornografico. Devo dire che mi è andata piuttosto bene e non vi è stata alcuna crisi di rigetto.

La sua posizione, professionale e non solo, non è vista di buongrado dai benpensanti. E questo è uno dei paradossi ipocriti italiani. Lei ha però dichiarato di avere un grande rispetto di “bigotti e moralisti” perchè in realtà questi, spesso, si rivelano ottimi clienti. Tra questi, nello specifico, ha citato i veneti come grandi consumatori di cinema hard. La pornografia è dunque una valvola di sfogo di una dimensione sessuale che non è possibile vivere serenamente o c'è dell'altro?

Ho rispetto sempre per chi esprime posizioni diverse dalle mie, tranne per chi è dichiaratamente fascista. Il rispetto a cui lei si riferisce è dovuto principalmente ad un tornaconto personale: bigotti e moralisti sono in assoluto i migliori clienti della pornografia. La dottrina cattolica poi, nella sua visione del sesso come peccato, ci è davvero amica e prepara sin da piccoli i nostri futuri clienti. Questo sia detto senza alcun intento blasfemo o diffamatorio: è un dato di fatto. Il Veneto per esempio, regione bianca per eccellenza, rappresenta, forse al pari con la Lombardia, ma proporzionalmente in misura maggiore, la regione che ci riserva il maggior fatturato. Il Veneto è la regione in cui si trova la concentrazione maggiore di locali lap dance e trasgressivi in genere. Sicuramente la pornografia è valvola di sfogo, anche di una dimensione sessuale non serena. Le società occidentali a capitalismo avanzato hanno bisogno della pornografia, come del calcio, della tv etc. Sorta di ammortizzatori sociali in funzione anti eversiva.

Ha mai pensato di produrre qualcosa in Veneto? Ha mai girato in Veneto? "Signore e Signori" in versione porno?

No, onestamente no. Non conosco il territorio e sono consapevole che una produzione cinematografica a carattere pornografico possa suscitare imbarazzo e reazioni contrarie. Del porno ne ho fatto un lavoro, non certo una ideologia.

Molte le attrici, ora di fama nazionale con le quali ha lavorato: Angela Gritti, Federica Tomasi, Lea Di Leo per citarne alcune. Vuole raccontarci qualcosa?

Vale il discorso fatto in precedenza: una regione a forte matrice "bianca" produce anche il suo contrario. Delle tre attrici da lei citate conosco bene Angela Gritti e un po’ meno Federica Tommasi. Che dire: due ottime professioniste, due persone brave, corrette, oneste.

Non c'è bisogno di citare i numerosi "soggetti" che criticano e osteggiano la pornografia. Una delle argomentazioni principali è il presunto rapporto tra pornografia e prostituzione. La nostra cronaca locale è punteggiata di notizie che riguardano la chiusura, da parte delle forze dell'ordine, di locali notturni che molto spesso sono collegati al mondo della prostituzione; a richiamare il grande pubblico in questi club, sono "artiste" (in gergo sono definite così) che proprio grazie all'industria del porno trovano il loro canale di promozione principale. Qual è la sua posizione?

Non considero la prostituzione un male in sè. Lo sfruttamento di essa, e quindi delle donne che la esercitano, è il problema. Il proibizionismo della nostra società alimenta lo sfruttamento. In paesi in cui la prostituzione è legale, questi fenomeni sono ridotti al minimo, sono per così dire soltanto fisiologici. Il confine tra porno star e prostituta è labile, ma non così tanto come si crede. Nella mia lunga carriera ho conosciuto centinaia di ragazze/ attrici. Ebbene, forse perchè mai ho lavorato nel sottobosco, l'impressione che ho sempre avuto è che fosse l'esibizionismo la molla principale e non il denaro, anche perchè l'attrice mette in gioco pubblicamente la sua faccia, la prostituta può tranquillamente essere una "belle de jour". Oggi poi alla luce delle feste che si tengono tra Arcore e Palazzo Grazioli (con lettone di Putin annesso) mi pare davvero un crimine non dare dignità legale alle prostitute, così importanti per la serenità ed efficienza di chi ci governa.

Sempre a proposito di Veneto, all'ultima edizione del Lago Film Fest (dove è stato giurato speciale con Monica Timperi, moglie e produttrice), è stato chiamato a giudicare proprio i film della sezione "Regione del Veneto" (dedicata ai film veneti o che parlano di Veneto). Ed ha deciso di assegnare il primo premio al film "A nord est" di Milo Adami, un ottimo documentario socio-antropologico che, attraverso un viaggio da Venezia al Lago di Garda, articola in una serie di quadri la narrazione della dimensione umana e urbana del nord est e della sua gente. Ne esce un quadro davvero poco consolatorio, non trova?

Come imprenditore e come cittadino italiano non posso che rallegrarmi laddove si produca ricchezza. Non mi rallegro, piuttosto mi indigno, quando questa ricchezza è prodotta con il lavoro nero, con lo sfruttamento, calpestando diritti umani e civili. Sono certo che in Veneto , se ciò accade, rappresenti una spiacevole e fisiologica eccezione. Se vogliamo crescere, migliorare e migliorarci, dobbiamo fuggire dalle opere che mostrano intenti consolatori, bensì confrontarci con chi mette a disposizione della collettività, la propria capacità critica, il proprio sguardo diverso e originale.


Carlo Migotto

 


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