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23 aprile 2024

Montebelluna

Veneto Banca, 350 milioni di prestiti 'baciati'

Procuratore a Commissione inchiesta, indagini parte da ispezione

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Veneto Banca

MONTEBELLUNA - E' stata l'ispezione della Banca d'Italia del 2013 su Veneto Banca a dare inizio alle indagini della Procura, prima quella di Treviso e poi passate a Roma per competenza, sull'alterazione del prezzo delle azioni e del patrimonio, anche attraverso le operazioni 'baciate' da 350 milioni di euro. Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, affiancato dai sostituti Rodolfo Sabella e Stefano Pesci, lo ha ribadito più volte alla Commissione d'Inchiesta sulle banche, i cui componenti hanno chiesto in che modo, e quando, la pratica di concedere prestiti per acquistare azioni e obbligazioni dello stesso istituto fosse stata scoperta e segnalata dall'autorità di vigilanza.

 

Diverse domande volte a capire appunto se, da parte della Banca d'Italia, ci fossero stati ritardi o comportamenti di tolleranza. E proprio una parte di domande e delle risposte sono state secretate nel corso dell'audizione dal presidente Pierferdinando Casini su richiesta dello stesso Pignatone poiché attinenti all'inchiesta in corso. L'ex a.d della banca di Montebelluna Vincenzo Consoli aveva chiamato in causa nella sua difesa Via Nazionale, senza però presentare una denuncia formale mentre uno degli 11 indagati, l'ex manager della controllata Bim, Pietro D'Aguì, ha invece formalmente presentato due esposti sulla mancata vigilanza, uno dei quali pochi giorni fa che attualmente "è in corso di valutazione dalla Procura" ha confermato Pignatone.

 

Va detto che la Procura di Roma indaga solo su due ipotesi di reato: aggiotaggio e ostacolo all'attività di vigilanza. Il resto, più attinente alla gestione e mala gestione (come l'esplosione degli Npl), è rimasto a Treviso anche dopo un incontro fra le due procure nel 2014. L'obiettivo dei magistrati di Roma non è l'attività dei finanziamenti ma l'ipotesi che tali finanziamenti fossero stati occultati dagli ex vertici a Via Nazionale (la quale è quindi parte lesa in questo procedimento) che avrebbe infatti dovuto 'defalcare' quelle somme dal patrimonio di vigilanza dell'istituto trevigiano. In questo modo invece gli ex vertici di Veneto Banca con i propri stessi fondi gonfiavano i propri indici di capitale oltre che gli indicatori sugli impieghi. Un meccanismo partito nel 2012 e contenuto appunto nei verbali ispettivi di Via Nazionale ma non solo.

 

La procura di Roma dispone anche di indagini affidate alla Gdf, della relazione del consulente del pm e di intercettazioni. Competenze queste maturate dai magistrati di Piazzale Clodio negli scorsi anni come ad esempio nel caso Tercas, più volte citato nel corso dell'audizione. E non a caso Pignatone torna a chiedere che siano le procure di distretto, più attrezzate per esperienza e risorse, ad occuparsi dei reati finanziari complessi. Il procuratore non lo dice, ma dall'ispezione di Bankitalia (aprile-agosto 2013) alla suddivisione fra Treviso e Roma passa un anno mezzo.

 

Nel frattempo arriva la caduta verticale delle azioni (dai 40,7 euro del 2013 ai 7,3 di dicembre 2015 e poi praticamente a zero nel 2016) cui segue il crac dell'istituto, la sua liquidazione assieme a Popolare di Vicenza e la cessione a IntesaSanpaolo grazie al finanziamento dello Stato. A giugno di quest'anno la Procura di Roma rinvia a giudizio 11 fra ex manager e imprenditori. Nel processo penale che si aprirà, suggerisce il procuratore, i risparmiatori potranno costituirsi parte civile per tutelare i propri interessi. Di certo la Procura indaga solo sulle "responsabilità personali" ha ricordato Pignatone. Il compito di capire quelle più generali spetta appunto alla Commissione d'Inchiesta che il 2 novembre sentirà il capo della vigilanza Carmelo Barbagallo.

 



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