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13 dicembre 2024

Treviso

"TREMATE TREMATE, LE MAESTRE SON TORNATE"

Il corteo provinciale anti-Gelmini invade il centro storico di Treviso

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Ore 18.20. Piazza dei Signori ancora calda. Scende l'imbrunire, ma la protesta della scuola non si spegne. Sul palco allestito in centro, si sono succeduti rappresentanti della Cisl, della Cgil e della Uil. Tutti hanno criticato aspramente il decreto legge sulla scuola di Maria Stella Gelmini che  arriverà domani a Palazzo Madama per essere discusso dalle commissioni competenti del Senato. Le stesse che giovedì dovrebbe votare eventuali emendamenti.

Anche un immigrato ha preso la parola per denunciare la "brutalità" della legge che prevede le "classi di inserimento", cioè classi differenziate per alunni stranieri che non conoscono sufficientemente la lingua italiana.

Uno studente ha preso la parola per dire che il vero problema della scuola non è il bullismo, ma il "taglismo". Il frutto di "una politica che vuol solo risparmiare sull'istruzione, negandone ogni valore".

Domani, gli stessi docenti, gli studenti, i genitori che oggi sfilano e tambureggiano il loro malcontento in Piazza dei Signori (e nella altre piazze italiane) torneranno in aula. No. Non nelle aule parlamentari: in  quelle più modeste, spesso rabberciate o troppo affollate delle scuole. Dove la lavagna è ancora d'ardesia, dove si scrive col gesso (bianco). Dove i ragazzi vivono il periodo più importante della loro vita, oltre le riforme. Di questo domani, nell'aula con la lavagna elettronica di palazzo Madama, dovrebbe tenere conto i senatori.

Ore 17.20. La scuola s'è desta. Anche la scuola trevigiana. Ci voleva la ministra Maria Stella Gelmini, con la sua divisa-per-tutti e il tutti-in fila-per-tre; con il maestro unico (che tre sono troppi); con i voti di condotta che decretano la bocciatura; con le classi differenziate per stranieri; con i tagli alla scuola che produce (in teoria) una merce fuori dai tassi di mercato come la cultura e l'aggiornamento (e la consapevolezza dell'importanza della formazione-continua).

Ci voleva un ministro come la Gelmini per riportare la scuola in piazza.

La scuola in piazza (dei Signori) è quella che si mostra in questo momento a Treviso. Un lungo corteo, partito dalla stazione centrale, pochi minuti fa si è riversato nel cuore della città che, appena due giorni or sono, ha ospitato l'Ombralonga. 

"E' un corteo coloratissimo quello che si è concentrato in città da ogni parte della provincia - ci spiega Luciano Dal Mas, rappresentante Cobas e docente di scuola media.- Sono oltre mille le persone che affollano la piazza. Con striscioni, slogan, bandiere e "mascheramenti" che hanno uno scopo evidente: mettere in ridicolo colei o coloro che stanno portando la scuola italiana verso la crisi più buia della sua storia."

Non sono solo i docenti a manifestare. Nel corteo, organizzato da tutte le sigle sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Cobas, Gilda), ci sono genitori, studenti, impiegati della scuola sui quali la scure del risparmio è caduta in modo netto.

Le scritte che "animano" gli striscioni sono inequivocabili: "Non rubateci il futuro"; "La riforma Gelmini ci fa tutti cretini", "Gelmini giù le mani dai bambini".

La protesta diventa maschera amara da parte di alcune maestre agghindate come streghe che urlano "Tremate, tremate: le maestre son tornate". E un manifestante su un cartello lancia un messaggio-sfida al ministro, definito "maestra gelminianamente modificata".

 

Emanuela Da Ros

 

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