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25 aprile 2024

Italia

"Sono un giudice, mi tolga la multa": ma rimedia un provvedimento disciplinare dal Csm

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ROMA - "Sono un giudice costituzionale, lei la multa me la deve togliere e basta". Si era rivolto così a un vigile urbano che in pieno centro a Roma lo aveva multato per avere parcheggiato sul marciapiede il proprio Suv. E quando questo non era bastato a fare desistere il pubblico ufficiale era andato oltre, insultandolo e avvertendolo: "sappia che questo avrà un seguito". Per questo episodio, sulla base delle accuse contenute nel capo di incolpazione formulato dalla procura generale della Cassazione, il magistrato Pier Franco Bruno è finito sotto processo disciplinare al Consiglio superiore della magistratura che lo ha condannato alla sanzione dell'ammonimento, la più bassa tra quelle previste. Il sostituto pg Antonietta Carestia aveva chiesto che gli fosse inflitta una sanzione superiore, quella della censura.

 

Bruno, giudice al Tribunale di Sorveglianza di Roma, era accusato di avere "violato i doveri di correttezza ed equilibrio" e "offeso l'onore e il decoro" del vigile urbano. Una condotta "posta in essere al di fuori dell'esercizio delle funzioni tramite abuso della qualità di magistrato al fine di ottenere per sé il vantaggio ingiusto del mancato pagamento della contravvenzione". La vicenda, che risale al settembre 2013, era stata oggetto anche di un procedimento penale presso la procura di Perugia, concluso con l'archiviazione.

 

Il collegio della sezione disciplinare del Csm, presieduto dal consigliere laico Antonio Leone, lo ha ritenuto responsabile di uno solo degli illeciti disciplinari contestati, in base al quale costituisce illecito "qualunque fatto costituente reato idoneo a ledere l'immagine del magistrato, anche se il reato e' estinto per qualsiasi causa", assolvendolo invece dagli altri, tra cui quella di avere usato la sua funzione per un vantaggio personale.

 

Il difensore di Bruno, Arcibaldo Miller, ex capo degli ispettori del ministero della Giustizia, aveva chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussiste o comunque perché la condotta di Bruno è stata quella di ''un cittadino che, in un momento di ira, ha un diverbio con un vigile urbano'' e dunque ''non configura un illecito disciplinare'' né "ha pregiudicato la sua vicenda professionale''.

 

Lo stesso Bruno, intervenuto in udienza, ha ammesso di avere perso la pazienza e di avere litigato con il vigile, ma ha negato di averlo offeso, pronunciando le frasi da lui riferite e riportate nel capo di incolpazione: ''Sarei stato un folle a dire di essere un giudice costituzionale'', ha detto.

 


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