19 aprile 2024
Categoria: Notizie e politica - Tags: Siria
L’alleanza infernale ha sferrato una guerra, l’orrore ha un nome: Adra, una delle pagine più orrende non solo della guerra in Siria, ma di tutta la storia moderna
di Mario Villani, 7 gennaio 2014
Adra è una città di oltre cinquantamila abitanti del Rif damasceno, situata ad una ventina di chilometri a nord di Damasco, non lontano dal massiccio montuoso chiamato Qalamoun che fa parte della catena dell’Antilibano.
Fino allo scorso mese di dicembre questa città, caratterizzata dal suo multiconfessionalismo, era stata relativamente risparmiata dagli orrori della guerra che, da ormai tre anni, sta devastando la Siria, tanto da essere divenuta rifugio di numerosi profughi a favore dei quali è stato realizzato un vasto programma di edilizia popolare.
“Nella notte tra il 10 e l’11 dicembre 2013 in questa cittadina è iniziata una tragedia che costituisce una delle pagine più orrende non solo della guerra in Siria, ma di tutta la storia moderna.
”
Nella notte tra il 10 e l’11 dicembre 2013 in questa cittadina è iniziata una tragedia che costituisce una delle pagine più orrende non solo della guerra in Siria, ma di tutta la storia moderna.
Bisogna premettere che in quei giorni era in corso nel vicino massiccio del Qalamoun un’offensiva dell’esercito regolare siriano che, dopo aver liberato dalle bande islamiste le città di Qara e Nabek, si accingeva a dare l’assalto a Yabroud, roccaforte delle organizzazioni salafite che vi hanno addirittura creato un effimero emirato. La caduta di Yabroud sarebbe stato un colpo durissimo per il fronte dei rivoltosi, già provati da una serie di sconfitte e da una sanguinosa lotta intestina che vede combattersi tra di loro le varie anime dell’estremismo islamista.
“Qualcuno”, fuori dalla Siria, ha così pensato di creare un diversivo per costringere l’esercito siriano a sottrarre forze dal fronte del Qalamoun ed a impiegarle altrove.
E’ stata scelta la città di Adra, poco difesa e non lontana, come si è detto, dalle zone “calde” intorno a Yabroud. All’interno del centro abitato vi erano già diverse cellule “dormienti” di guerriglieri, pare complessivamente poco meno di un migliaio di combattenti, entrati mescolandosi alle colonne di profughi in arrivo da ogni angolo della Siria. Altri due/tremila guerriglieri appartenenti al famigerato Fronte Al Nusra, sono stati fatti affluire da altre aree del Paese, qualcuno addirittura dall’Iraq, e schierati intorno ad Adra.
Alle quattro del mattino è iniziato l’assalto. I guerriglieri già presenti all’interno della città hanno attaccato la stazione di polizia, difesa da poche decine di agenti, che sono stati tutti uccisi e poi mutilati e bruciati. Le bande all’esterno della cinta urbana hanno rapidamente travolto i pochi e sguarniti posti di blocco dell’esercito e si sono riversati nelle vie cittadine, sparando contro le case e gridando “siamo venuti a uccidervi nassiriti (ovvero alauiti)”.
Ovunque nella città sono state innalzate le bandiere nere di Al Nusra e dell’ISIL, l’Esercito Islamico del Levante ed è iniziato il massacro, rivissuto nelle testimonianze delle persone che sono riuscite a fuggire ed a raggiungere le postazioni dell’esercito regolare.
La prima vittima, dopo i poliziotti, è stato un infermiere della clinica pubblica. Accusato di essere un “collaborazionista”, in quanto dipendente statale, è stato decapitato e la sua testa è stata appesa ad un albero nella piazza del mercato.
Successivamente i guerriglieri hanno occupato il forno principale della città e qui sono avvenuti episodi efferati: tutti i nove dipendenti sono stati decapitati e le loro teste sono andate a tenere compagnia a quella dell’infermiere nella piazza del mercato. Quindi i terroristi di al Nusra hanno usato il forno per le loro esecuzioni. Un numero imprecisato di persone, tra cui alcuni bambini, vi sono stati infatti bruciati vivi (2).
In altre aree della città elementi armati sono passati di casa in casa rastrellando persone sulla base di liste di proscrizione di cui, come riferisce Russia Today (che ha ascoltato molti testimoni oculari della carneficina) erano in possesso.
Dipendenti pubblici e membri delle comunità alauita, cristiana e drusa le principali vittime.
A centinaia sono stati ammassati e uccisi, i più fortunati con raffiche di mitragliatrice, altri torturati, mutilati e decapitati, altri ancora, come già detto, condotti al forno e bruciati vivi.
Tra le tante storie tragiche merita di essere riferita quella dell’ingegnere Al Hassan. Sentendo i guerriglieri che salivano le scale per venirlo a prendere e ben sapendo quale sorte attendeva lui, la moglie e i due giovanissimi figli, ha atteso che i terroristi del Fronte Al Nusra sfondassero la porta di casa e poi ha azionato quattro ordigni esplosivi di cui era in possesso. Nessuno si è salvato.
Il massacro è continuato ininterrotto per due giorni, poi i reparti dell’esercito siriano accorsi dal vicino Qalamoun sono riusciti a penetrare nella città ed a porre in salvo almeno cinquemila persone minacciate dai terroristi. Altre centinaia di persone mancano però all’appello. Molte sicuramente sono morte ed i loro corpi non sono ancora stati ritrovati, ma altre sono ancora nelle mani dei guerriglieri di Al Nusra che li usano come scudi umani per ostacolare le operazioni dell’esercito che cerca di riportare la sicurezza nella città. Ancora oggi, infatti, molti quartieri sono rimasti sotto il controllo dei guerriglieri e le operazioni militari procedono con estrema lentezza proprio per cercare di minimizzare le perdite tra i civili.
“L’attacco ad Adra dimostra che chi soffia sul fuoco della guerra in Siria non è disposto ad abbandonare la partita.
”
L’attacco ad Adra dimostra che chi soffia sul fuoco della guerra in Siria non è disposto ad abbandonare la partita.
L’Arabia Saudita, perché è da lì che viene il terrore, continua ad inviare combattenti in Siria, ma non solo, perché anche gli scontri che sconvolgono la provincia irachena di Anbar e gli attentati in Libano e Russia sembrano avere il medesimo ispiratore ed organizzatore.
Evidentemente la dinastia Saud sembra aver deciso: il Medio Oriente ed il Caucaso siano wahabiti (una corrente della galassia salafita a cui appartiene la famiglia reale saudita) oppure brucino in una devastante guerra confessionale.
Questo continuo afflusso in Siria di uomini (ben forniti di armi e stupefacenti) unitamente ad alcune lacune dell’esercito regolare siriano (determinato, ma concepito per combattere contro un esercito regolare e non per fronteggiare gruppi guerriglieri) rischia di portare ad una guerra senza fine, una guerra dove gli episodi di efferata crudeltà sono destinati a moltiplicarsi all’infinito.
L’orrenda carneficina di Adra, infatti, è solo l’episodio più spaventoso di una lunga serie di violenze operate dai gruppi islamisti che combattono il Governo siriano, violenze che negli ultimi mesi sembrano aver preso sempre più di mira le minoranze cristiane e quella alauita.
Nel villaggio di Saddad sono stati uccisi e mutilati ottanta cristiani, le suore rapite a Maaloula non sono più state liberate, colpi di mortaio cadono quotidianamente davanti alle scuole e alle chiese uccidendo, ferendo e mutilando… Di fronte a questa inumana violenza che va al di là della inevitabile durezza che accompagna ogni guerra si impone almeno una riflessione.
Quei guerriglieri che torturano, mutilano, rapiscono e uccidono ci sono stati presentati per anni come i difensori della democrazia contro un regime sanguinario e tirannico.
Addirittura siamo stati sul punto, nello scorso mese di agosto, di scendere in guerra al loro fianco, fermati solo da un voto del Parlamento britannico e dall’atteggiamento durissimo della Russia.
Ora molti cominciano a capire che favorire la loro vittoria vorrebbe dire trasformare l’intera Siria in un grande campo di tortura e di morte. Qualcuno riesce ad immaginare cosa succederebbe ad esempio se Damasco cadesse nelle mani dei salafiti? Cosa ne sarebbe delle decine di migliaia di Cristiani, Alauiti e Drusi che vi abitano?
Cosa avverrebbe delle migliaia di dipendenti pubblici, visto che la sola carica di infermiere o portalettere conduce alla decapitazione?
E’ doveroso quindi porre oggi con chiarezza una domanda: i responsabili della politica internazionale (da Obama alla Clinton, da Hollande a Cameron, da Erdogan a Terzi di Santagata) conoscevano o no la natura fanatica e sanguinaria delle bande islamiste che fin dall’inizio sono state la componente più significativa della rivolta in Siria?
Se la risposta è affermativa molte persone in occidente devono prendere atto di essere governate da soggetti di un tale disgustoso cinismo da accettare, pur di conseguire loro non ben decifrati obiettivi, di consegnare un popolo intero nelle mani di sanguinari assassini come i cannibali di Al Nusra e alleati.
Se la risposta è negativa, le medesime persone devono prendere atto di essere governate da babbei.
Non so quale prospettiva sia più inquietante.
1) Non preoccupatevi se non avete visto questa notizia sui media. E’ solo il segno di quanto siano attendibili e completi nell’informazione.
2) Una televisione russa ha trasmesso le immagini orrende dei loro corpi semi carbonizzati. Sono stato a lungo tentato di mettere in testa all’articolo una di queste fotografie. Ho deciso di non farlo, non per un riguardo allo stomaco dei nostri lettori - che anzi è bene vedano cosa si intende quando si parla di orrore -, ma per una forma di rispetto verso quelle creature.
Il 30 dicembre 2013, in collaborazione con l'esercito nazionale siriano, più di 5.000 civili sono stati evacuati dalla città di Adra, che era assediata da gruppi terroristici armati da più di due settimane. Raccontano il terrore che hanno vissuto, massacri, decapitazioni, mutilazioni...
....._........
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Mario Marangon
14/01/2014 - 19:37
Brava Salvador
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Michele Bastanzetti
14/01/2014 - 19:44
DIPANARE?
ma Marangon, non è che il Maestro Tao, quello che le dà lezioni di "orgasmo a secco" (l'ha raccontato pubblicamente lui eh, il morboso particolare...) abbia ultimamente commesso qualche errore?
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Mario Marangon
15/01/2014 - 23:17
ironia
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Michele Bastanzetti
16/01/2014 - 5:40
CORDIALITA'
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Francesca Salvador
16/01/2014 - 10:01
PER MARIO MARANGON
purtroppo sul mio blog, questo succede tuti i giorni.
Nessuno, dico nessuno, da quando ho cominciato a pubblicare, si può permettere neppure velatamente di commentare positivamente o essere d'accordo con quello che scrivo, che immediatamente viene attaccato da questo individuo.
Infatti molte persone mi chiamano o mi scrivono tramite mail o fb, per incoraggiarmi a continuare, parlando soprattuto di argomenti scomodi, ma si scusano di non commentare pubblicamente per non incorrere nelle ire di questo essere.
Che tra l'altro, essendo povero di argomentazioni (vecchie, sorpassate e acritiche) dopo qualche scambio di opinioni, e uscendone sempre perdente, attacca sul piano personale, cosa estremamente scorretta.
Questo gli è stato fatto notare anche da altri commentatori, pur in disaccordo con le mie opinioni, ma egli è imperterrito.
Pubblicassi anche la lista della spesa, si scaglierebbe immmediatamente in anatemi.
Ciò non è giusto, ma probabilmente, nel tempo, egli riuscirà nel suo intento: rimarrà il solo e così, tutti i miei post, al primo e unico posto avranno un solo commento: le esternazioni livorose del Bastanzetti.
Personalmente non gli rispondo più.
Sapere che sei un insegnante di storia mi solletica, sarebbe interessante scambiarci qualche opinione, ci sono alcune cose nelle quali anch'io sto ancora ricercando.
A presto,
Francesca
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Michele Bastanzetti
16/01/2014 - 13:06
LEGIONI DI SOSTENITORI
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 8:03
PER MARIO MARANGON
non sono molte le persone che apprezzano il mio impegno per cercare di capire, per quanto possibile, cosa stia accadendo nel mondo.
Si può fare solamente se non ci si limita ad ascoltare una sola "campana".
Ciao
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Michele Bastanzetti
14/01/2014 - 19:40
CATTIVO GUSTO
Usare di queste apocalittiche disgrazie in questo modo, per esibire la propria inarrivabile malafantasia, a me pare un po' di cattivo gusto. Mi sbaglierò, naturalmente...
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Felix Tabarly
14/01/2014 - 21:21
parola di marinaio
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Felix Tabarly
14/01/2014 - 21:05
Parola di marinaio
Se in un paese vi è una guerriglia contro il potere e la guerriglia non riesce a scalzare i governanti, questo può dipendere solo e soltanto da un fatto: che la guerriglia non ha il supporto del popolo. Se lo avesse Assad sarebbe già stato appeso con una corda al collo.
Secondariamente quando si giudicano i fatti in un paese diverso dal proprio bisognerebbe avere l'umiltà e la correttezza di accettare che la storia di quel popolo sia fatta solo e soltanto dai propri cittadini, nel bene e nel male. Intromissioni esterne non fanno l'interesse, nè di chi le subisce, nè di chi le effettua.
La tanto inutilizzata e bistrattata storia alla lunga ci consente di trovare le prove e le testimonianze di tutto quanto accade. Oggi il valore dei fatti è essenzialmente politico, ma domani esso ricoprirà di vergogna coloro che si sono macchiati di orrori che non possono essere perdonati.
Buona serata.
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Michele Bastanzetti
15/01/2014 - 6:27
AGGHIACCIANTE
Il trattato con la Libia (che come tale non esiste manco più) derivò da una estorsione di Gheddafi che aveva ottenuto tra l’altro, sotto minaccia di inviarci fiumane di immigrati, una autostrada litoranea da 10 mld Euro (aumentiamo l’IMU per trovarli?).
I suo principi, che sintetizzo: “ogni popolo si arrangi a sbrigare gli affari interni, se lo massacrano affari suoi; se il dittatore che lo governa non cade vuol dire che al popolo sta bene che governi”, oltre a un semplicismo disarmante, a giustificare ogni tipo di dittatura e genocidio, ad azzerare ogni sentimento solidale per chi soffre, delegittima pure l’ONU. Ciò si aggiunge al suo disconoscimento della NATO. Egr Tabarly, la pensava così anche quando comandava nostre unità da guerra?
PS: agghiacciante pure la sua affermazione che commettere un genocidio sarebbe meno grave che badare ai propri interessi in merito alle forniture petrolifere. Della serie: assassino passi, ma che manchi la benzina, mai!
Affermazioni così gravi andrebbero responsabilmente firmate con nome e cognome.
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Felix Tabarly
15/01/2014 - 9:43
Parola di marinaio
mi rendo conto che le mie parole possono apparirle strane o fuori luogo, ma forse lei ha preferito concentrare la sua attenzione su alcuni aspetti, trascurandone altri. Le parole da me usate, erano forti proprio perchè volevo forzare la mano, non necessariamente a Lei, ma a chi legge i blog. I nostri avversari in quel frangente erano Gran Bretagna e Francia semplicemente perchè i loro obiettivi erano di estromettere le aziende italiane e l'Italia da una posizione di privilegio nei confronti della Libia.
Io non giudico i governi altrui, critico solo coloro che gestiscono in maniera approssimativa i rapporti internazionali. Se lei parla di Europa e NATO la inviterei a dirmi dove mai nel trattato è scritto che si debba intervenire offensivamente contro stati sovrani che non minacciano la nostra sicurezza. Quindi l'uso di NATO o Europa è pretestuoso. Se l'Europa deve essere chiamata in causa solo quando fa comodo alla Francia o alla Germania, mi permetta di dire che non sarebbe più una istituzione accettabile nei suoi principi fondanti.
L'alleanza contro la Libia era infatti un'alleanza ad hoc costruita che nascondeva finalità essenzialmente economiche e legate come spesso accade oggi alle risorse energetiche (e forse di politica interna francese visto che il presidente se la vedeva male). Io posso anche essere solidale con i popoli in rivolta contro i dittatori, ma non sono così sciocco da non comprendere che spesso oggi giorno le rivolte sono fatte nascere ad arte per obiettivi che di pulito non hanno nulla. Non solo, io concentro la mia attenzione anche e soprattutto sulle conseguenze successive. So che la farò saltare sulla sedia, ma io ragiono in termini di minor danno, non di principi che uccidono inutilmente e alla cieca le persone.
So di non essere solo in questo. Ammettiamo che Gheddafi fosse un assassino del suo popolo, e che avesse ucciso e imprigionato i suoi oppositori. Il numero dei morti da lui provocati non saranno mai pari al 10% di quelli provocati dall'intervento cosiddetto umanitario. Io conto i numeri e i danni collaterali, meglio dieci morti che 100 o mille, meglio un interlocutore antipatico come Gheddafi piuttosto che assassini senza etica, nè controllo. Non le chiedo di comprendere ciò, ma è un dato di fatto che in Libia ancora oggi si combatta per il potere e che la gente viva in uno stato di terrore.
Poi riguardo alle nostre basi, che erano essenziali all'ottenimento del risultato finale da parte franco britannica, la loro concessione, qualora fosse stata data, doveva essere tale da condizionare gli avvenimenti sul terreno ovvero "vi do le basi a queste condizioni", ma a mia conoscenza ciò non è accaduto e ancora una volta abbiamo ceduto la nostra sovranità contro i nostri interessi nazionali.
Ciò le potrà sembrare freddo, ma le assicuro che non si sbaglia mai quando si fanno gli interessi del proprio paese anzichè gli interessi propri di persone o di lobby amiche. Come rimpiango gente come Andreotti che sapeva far bene la politica estera di questo paese.
Ma anche accettando la sua teoria io volevo una volta di più puntualizzare la nostra cattiva abitudine a non rispettare i trattati che liberamente abbiamo firmato. Non eravamo tenuti ad aiutare gli europei, bensì ad aiutare Gheddafi e non lo dico io, che sono uno dei tanti, ma uno dei massimi esperti di diritto internazionale.
Io so di dare fastidio a molti per le mie opinioni anche perchè se adesso con le mie affermazioni sarei da lei criticato, ma forse apprezzato da quelli che una volta si chiamavano comunisti, domani, qualora io dicessi le stesse cose di un dittatore chiaramente di destra, so che avrei contro tutta un'altra schiera di persone e magari lei a favore. Il mio difetto, caro dottore, è di essere coerente e di seguire un solo principio il mio Paese.
In servizio ho lavorato all'estero con ruolo di comando per complessivi 6 anni, anche nel Medio Oriente. Le assicuro che le mie idee mi hanno sempre aiutato piuttosto che condizionato negativamente proprio perchè avevo ben chiaro il mio obiettivo e non distoglievo risorse ad esso.
La guerra umanitaria che lei accetta per la Libia è un'aberrazione, io preferisco ancora oggi la vecchia guerra, era meno ipocrita e eticamente più corretta. Essa non si può più fare perchè le armi sono ormai troppo potenti e porterebbero alla distruzione del genere umano, ma questo non significa, perchè è meno peggio, accettare una guerra di questo tipo quasi sempre inutile e dannosa.
I marinai sono abituati a non parlare, ma a differenza degli altri conoscono il mondo per quello che è, non per quello che dovrebbe essere.
Io provo ribrezzo e repulsione per la violenza e non sopporto coloro che tendono a schiacciare i loro simili. Sono poi da sempre un difensore dei perdenti, quelli che vengono cancellati dalla storia e questo indipendentemente dalle loro idee. Non essendo omologato, spesso qualcuno mi critica pensando che io rappresenti qualcuno o qualcosa. Mi dispiace non è così. Io amo la mia terra, vorrei proteggere la natura e il mare, perchè senza non esisteremmo più, vorrei che tutto fosse fatto secondo etica. Ma così non è e, se posso, lo dico. Da ultimo non mi nascondo dietro un nick name, ma so bene che è meglio così.
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Felix Tabarly
15/01/2014 - 10:37
Parola di marinaio
La prima che alle idee basate su fatti si rispondesse con idee basate su altri fatti. Non basta quindi tuonare senza avere supporti reali, misurabili, scientifici.
La seconda che per poter discutere non bisogna mai fare una cosa. Mi rendo conto che in questo paese non abbiamo maestri all'altezza e che quindi il vizio si sia diffuso a macchia d'olio, ma aureo sarebbe mai attaccare la persona ma soltanto le idee.
Così facendo il dialogo mantiene correttezza e stile. Si può non essere d'accordo con gli altri, ma mai essi vanno attaccati sul piano personale. Se glielo dico è perchè le nostre due famiglie si conoscono da una vita, e a prescindere dalle idee si sono sempre stimate. Non sta a lei quindi giudicare la mia professionalità o a mettermi in bocca (pardon) cose mai dette, ma sono felice se lei confuta le mie idee e sono altrettanto felice di ribattere. Continuerò a farlo fin tanto che Lei sarà in grado di rispettare queste due piccole regole. Non le toglierò la risposta, ma mi deluderebbe e glielo dirò subito. Se dovessero venir meno, infatti, la discussione perderebbe la sua valenza e la sua utilità per diventare rumore di fondo come quello a cui assistiamo giornalmente in televisione. E allora anche questo blog, novella agorà, non avrebbe più senso. Con stima. Suo Felix
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 11:02
AL MARINAIO FELIX
concordo su tutta l'analisi, finalmente qualcuno che ha le idee chiare.
La mia posizione è diversa solamente sull'opinione che abbiamo di Gheddafi, secondo te un dittatore (più o meno sanguinario, non saprei), mentre a mio parere, pur con i suoi difetti come tutti i leader, un vero capo carismatico che ha lavorato a beneficio non solo del suo popolo, ma anche dei sui fratelli africani, come li chiamava lui.
Questo è il link del suo discorso all'ONU, quando l'ho sentito ho pensato: ecco perchè dovevano eliminarlo!
http://www.youtube.com/watch?v=SLNF_mMlmIY
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 8:25
PER FELIX
il fatto che i "disinformatori mediatici" continuano ad occultare, per quanto riguarda la Siria è questo:
- dal 75 all'85 per cento della popolazione è favorevole al suo presidente. Perfino l'opposizione.
E ancora qualcuno (in malafede, a questo punto) si ostina a dire che la Siria deve essere liberata da un dittatore sanguinario.
UN DITTATORE SOSTENUTO DALLA QUASI TOTALITA' DEL POPOLO?
Massacrare civili inermi che sostengono il proprio paese, è un atto infame, già perpetrato due anni fa in Libia.
Nessuno ci aveva estorto trattati con loro, perfino l'autostrada che gli dovevamo costruire, sarebbe servita alle nostre imprese che avevano un rapporto privilegiato con la Libia....
... ma questa è un'altra, lunga storia, che spero di poter condividere con i lettori di Oggitreviso quanto prima.
Posso confidarti una cosa, io sono sempre stata orgogliosa di essere italiana, e tutt'ora lo sono.
Ma, due anni fa, quando il nostro governo ha acconsentito a tenere il sacco ai "ratti internazionali" che hanno brutalmente stuprato quel popolo, mi sono, per la prima volta, vergognata, nel profondo dell'animo, di appartenere a questa nazione.
Non voglio nemmeno dirti come mi sono sentita, quando ho saputo della orribile morte di Gheddafi.
Ho solo pensato: per il popolo libico, è la fine.
Un caro saluto,
Francesca
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 8:25
PER FELIX
il fatto che i "disinformatori mediatici" continuano ad occultare, per quanto riguarda la Siria è questo:
- dal 75 all'85 per cento della popolazione è favorevole al suo presidente. Perfino l'opposizione.
E ancora qualcuno (in malafede, a questo punto) si ostina a dire che la Siria deve essere liberata da un dittatore sanguinario.
UN DITTATORE SOSTENUTO DALLA QUASI TOTALITA' DEL POPOLO?
Massacrare civili inermi che sostengono il proprio paese, è un atto infame, già perpetrato due anni fa in Libia.
Nessuno ci aveva estorto trattati con loro, perfino l'autostrada che gli dovevamo costruire, sarebbe servita alle nostre imprese che avevano un rapporto privilegiato con la Libia....
... ma questa è un'altra, lunga storia, che spero di poter condividere con i lettori di Oggitreviso quanto prima.
Posso confidarti una cosa, io sono sempre stata orgogliosa di essere italiana, e tutt'ora lo sono.
Ma, due anni fa, quando il nostro governo ha acconsentito a tenere il sacco ai "ratti internazionali" che hanno brutalmente stuprato quel popolo, mi sono, per la prima volta, vergognata, nel profondo dell'animo, di appartenere a questa nazione.
Non voglio nemmeno dirti come mi sono sentita, quando ho saputo della orribile morte di Gheddafi.
Ho solo pensato: per il popolo libico, è la fine.
Un caro saluto,
Francesca
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Felix Tabarly
15/01/2014 - 10:01
Parola di marinaio
Le rispondo perchè la sua ultima frase mi ha ricordato una riflessione di molti anni fa. Parlo della orribile morte di Gheddafi.
Le morti dei dittatori sono sempre cruente. Ho ancora nella mente la faccia di Ceausescu prima di morire, di Saddam, ma soprattutto le immagini di Piazzale Loreto, dove i corpi di Mussolini, Starace e della Petacci sono stati vilipesi.
Posso comprendere l'odio che si sviluppa in una guerra civile, ma rimango sempre assai sconcertato quando vedo esseri umani comportarsi da bestie.
Questo perchè sono sicuro che fino a pochi giorni prima, gli stessi erano in prima fila a osannare il dittatore di turno. Storicamente i Bruto o gli Efialte sono molti di più di coloro che amano combattere l'avversario guardandolo in faccia.
Ogni essere umano, per quanto abbietto, ha diritto a una morte dignitosa e al rispetto del suo corpo. Ce lo insegnavano i greci antichi e pensare che il loro insegnamento sia stato disperso mi crea una profonda amarezza. Se non si prova pietà non si può costruire nulla di positivo, soprattutto un nuovo stato.
Secondariamente come ieri avevo aggiunto un commento sulla Siria, devo ora dire che, se il popolo libico fosse stato con Gheddafi, probabilmente egli sarebbe ancora al suo posto. A differenza della Siria che è un po'più monolitica (solo un po') la Libia è assai divisa internamente e Gheddafi ne rappresentava una parte. Sono quindi convinto che la maggioranza del popolo fosse contro di lui. Con questo non voglio dire che questo fosse sufficiente a giustificare un intervento esterno. Dico solo che il popolo libico avrebbe dovuto sollevarsi e fare ciò che riteneva più giusto per la Libia da solo.
Alla prossima.
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 10:33
SITUAZIONE DIVERSA
ci sono moltissime testimonianze e prove, che il popolo libico fosse con Gheddafi (in percentuale impressionante)
Purtroppo la situazione era ben diversa. Se ben ricordi le orde internazionali bombardavano a tappeto con ondate sempre crescenti (soprattutto obiettivi civili, checchè se ne dica), aprendo il passo ai massacratori via terra.
Questa volta, visto il veto durissimo di alcune superpotenze, si sono dovuti accontentare di scatenare i mercenari "terrestri" e il compito, davanti alla strenua resistenza dell'esercito regolare sirano, è un po' più complicato.
Avranno più filo da torcere.
Arrivederci.
Francesca
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Felix Tabarly
15/01/2014 - 12:26
parola di marinaio
Nulla di nuovo, la storia e la letteratura sono pieni di questi esempi.
Ancora un concetto. Noi siamo tutti difensori della privacy. Da Hollande alla De Girolamo. Ma se uno accetta di essere personaggio pubblico deve conseguentemente accettare di diventare oggetto di studio mediatico. Se non vuole essere triturato può continuare a fare la sua vita senza entrare in politica.
Belen è così popolare perchè non si nasconde dietro un dito e indirettamente viene controllata da tutti.
Privacy significa per qualcuno il diritto di essere lasciato in pace. Molti capi di stato occidentali lo chiedono questo ai loro elettori dimenticando che questi ultimi li dovrebbero controllare. Ma perchè poi le stesse persone a livello internazionale non rispettano questa regola? Perchè non lasciamo in pace gli stati che la pensano diversamente da noi e li aggrediamo con la scusa di portare loro libertà e democrazia. Non sono bambini, è prima ritorneremo alle regole auree e antiche della politica estera e meglio sarà.
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 12:52
cit.
cit.
"Ma perchè poi le stesse persone a livello internazionale non rispettano questa regola? Perchè non lasciamo in pace gli stati che la pensano diversamente da noi e li aggrediamo con la scusa di portare loro libertà e democrazia. Non sono bambini, è prima ritorneremo alle regole auree e antiche della politica estera e meglio sarà."
Concordo.
Per Gheddafi, no.
Ma è il bello del confronto.
Sempre un piacere leggerti,
Francesca
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 11:08
CONCORDO
la ringrazio.
Vede, tre anni fa ho eliminato la televisone e raramente leggo giornali tipo quello da lei citato.
Altrimenti, ancora penserei che siano vere le fosse di Gheddafi, come i gas di Assad o le armi chimiche di Saddam, o Chavez che sparava sulla folla durante il colpo di stato o... o... o...
Cordiali saluti,
Francesca
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 21:09
per piero
sono ormai più di dieci anni che accumuliano dati circa la falsa teoria del riscaldamento antropico.
E già nel 2010 a Vittorio Veneto durante una conferenza del 13, abbiamo confutato tutti i dati ufficiali, smascherando la bufala davanti a più di 200 partecipanti... esterrefatti!
Ma si sa, prima che la verità venga a galla.... qualcuno deve continuare a guadagnare sulla nostra pelle (protocollo di Kyoto docet).
Cordiali saluti,
Francesca
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Politicamente Scorretto
15/01/2014 - 21:20
Commento sintetico
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Michele Bastanzetti
15/01/2014 - 11:10
SPERANDO IN GINEVRA
Circa la sempre più strabiliante Sig.ra Salvador solo lei può dirci quali fonti attestino che il popolo siriano all' 80% è favorevole ad Assad dal momento che , da provetto dittatore, non concede libere elezioni. E solo lei ci dirà come ha calcolato la "percentuale impressionante" di libici che volevano tenersi Gheddafi. Della serie: I GRANDI MISTERI DELLA DISINFORMAZIONE COMPLOTTISTA.
PS: A giorni comincia a Ginevra la conferenza sulla Siria, nonostante qualcuno sostenga che nessuno debba ingerirsi negli affari interni altrui,lasciando che il massacro continui...
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Felix Tabarly
15/01/2014 - 12:05
Parola di marinaio
Inoltre vorrei aggiungere che non è che provo repulsione solo per i capi di stato, provo repulsione per ogni azione umana che abbia comportamenti bestiali.
Non ho fatto affermazioni nè contro la Nato, di cui sono stato un grande supporter fin a quando essa era necessaria ovvero rispondeva alle esigenze di un trattato scelto dai nostri governanti in un periodo storico particolare, nè contro le Nazioni Unite.
NATO e ONU sono impianti che rispondevano a esigenze di oltre 70 anni fa. Non è detto che oggi esse rappresentino il concerto delle nazioni di europea memoria.
Le motivazioni per la nascita della NATO oggi non esistono più e non sarebbero quindi sufficienti a tenerla in piedi. Per evitare di chiudere l'apparato e non aprire nulla di nuovo, magari simile si è ritenuto opportuno rimodulare i compiti, rendendoli in linea con i tempi e le aspettative di libertà dei popoli dell'Europa orientale. Le motivazioni sono quindi fortemente connotate e sono di natura politica diversa dal trattato nord atlantico originale. Con questo vorrei dire che essa rappresenta un casa costruita non su fondamenta fisse (com'era in passato), ma adattabile alla situazione e all'interesse di chi più di tutti investe nel sistema. La cosa mi piace meno, soprattutto quando viola la sovranità di altri stati, per obiettivi non connessi a quanto viene detto (democrazia e libertà) ma essenzialmente economici o di potere.
Noi italiani abbiamo seguito, come quasi sempre facciamo, perchè faceva comodo così, visto che comunque avere un ombrello militare è meglio che non averlo. Io non dico che questo sia sbagliato, dico che la vera NATO è stata fondata con uno scopo che oggi è stato stravolto e che il suo impiego attuale risponde a logiche opposte rispetto a quelle storiche. Se lei ritiene molto pesanti queste affermazioni mi delude ancora una volta. Le racconto una storiella sulle Nazioni Unite. Lei sa certamente che mai le Nazioni Unite, durante la guerra fredda, erano state chiamate in causa a sostegno di interventi bellici dove questi sorgevano, normalmente le penisole a contorno dell'Eurasia. C'è una sola eccezione la guerra di Corea che ebbe il sostegno dell'ONU perchè il rappresentante russo, con diritto di veto, per protesta si era allontanato dall'aula e la mozione fu votata senza che lui fosse presente. Allora la Cina era rappresentata dai nazionalisti di Formosa. Le sembra efficace ed efficiente una istituzione che per funzionare deve sperare nell'assenza di uno dei suoi membri principali? Le nazioni unite sono un eccellente luogo per discutere e conoscersi, ma ci sono tanti distinguo che andrebbero conosciuti. Tra i molti e più assurdi che i rappresentanti della Cambogia per moti anni sono stati uomini di Pol Pot, già quando essa era governata da una nuova dirigenza voluta dal popolo.
Sulle Nazioni Unite le consiglio di leggere qualche commento dell'Ambasciatore Romano, una persona con le idee molto più chiare delle mie, visto che è stato rappresentante italiano presso le Nazioni Unite. Spero che non dica anche a lui che le sue affermazioni sono pesanti e critichi il suo modo di gestire il suo passato incarico, perchè mi deluderebbe ancora di più. Sapere chi sono è così semplice che non dovrebbe avere difficoltà a scoprirla. La tengo nascosta soprattutto perchè vorrei che la gente si concentrasse sulle idee e non sulle persone, in modo da lasciare da parte stereotipi, condizionamenti e quant'altro. Come vede non offendo nessuno e cerco solo di dire la mia verità che mi creda è degna quanto la sua.
Suo felix
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Francesca Salvador
15/01/2014 - 11:47
PER I LETTORI DI OGGITREVISO
Postato il Lunedì, 14 maggio 2012
DI PAOLO SENSINI
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un breve articolo sugli sviluppi delle elezioni politiche siriane, di cui i media occidentali non hanno riferito assolutamente nulla.
Le elezioni del 7 maggio volevano essere un tentativo di pacificazione per la Siria, ma il disinteresse e il silenzio del circo mediatico internazionale ne hanno definito la cornice, cercando in qualsiasi maniera di squalificarne e vanificarne ogni sforzo propositivo. Insomma, un déjà vu al quale si è già assistito molte volte.
Eppure nel paese erano presenti da giorni ispettori dell’ONU (al momento delle elezioni ne erano presenti circa settanta, mentre l’attesa è di trecento osservatori complessivi entro la fine di maggio), che avrebbero potuto svolgere un ruolo non marginale a latere delle sedi elettorali.
Avviata il 15 aprile dopo l’approvazione all’unanimità del Consiglio di sicurezza della risoluzione 2042, la missione ONU ha seguito di poco il piano in sei punti di Kofi Annan e della Lega Araba.
Il 21 aprile è stata votata la risoluzione 2043: il Consiglio dell’ONU “stabilisce, per un periodo iniziale di novanta giorni, una missione di supervisione, denominata ‘UNSMIS’, inerente la rapida disposizione di circa trecento osservatori non armati, supportati da componenti civili e sistemi di trasporto aereo, finalizzati a monitorare la riduzione degli scontri a fuoco in tutte le loro forme e da parte di tutte le forze in campo”.
Un totale di 7.195 candidati (di cui 710 donne) per 250 poltrone in Parlamento: questa la posta in gioco per le prime elezioni multipartitiche nella storia recente del paese.
La mattina delle elezioni, per chi si trovava a Damasco come il sottoscritto e ha quindi potuto seguire da vicino lo svolgimento della consultazione, vi era grande fermento intorno ai seggi elettorali. Segno che l’evento era sentito come importante e, per molti versi, foriero di aspettative positive per il futuro del paese.
Dovunque si vedevano sciamare sulle strade della capitale giovani muniti di pettorine elettorali che distribuivano febbrilmente prospetti informativi sui candidati dei vari partiti in lizza. Lo stesso movimento di folla l’ho potuto riscontrare di persona anche all’interno di un edificio adibito a seggio posto sulla piazza di Bab Thuma, una zona di snodo assai importante per la città, dove un flusso ininterrotto di persone si accalcava per poter apporre la propria croce sul simbolo prescelto. Per scongiurare eventuali brogli elettorali, ad ogni votante veniva inoltre chiesto di lasciare un’impronta dell’indice intriso di inchiostro rosso.
Il risultato, dopo lo spoglio dei voti, è stato il seguente: il Ba‘th, partito al potere da mezzo secolo in Siria, ha vinto le elezioni legislative. In attesa dei risultati ufficiali e dei dati precisi sull’affluenza alle urne, la stampa siriana ha diffuso i parziali dello scrutinio concluso nei principali distretti del Paese. Secondo il quotidiano “al Watan”, il Ba‘th, che guida il Fronte dell’Unità nazionale (جبهة الحدة الوطنية), versione elettorale del Fronte nazionale progressista (FNP), ha riportato “una vittoria schiacciante'” non solo a Damasco, ma anche a Daraa e Idlib, roccaforti delle proteste anti-regime.
I partiti di “opposizione”, raggruppati nel Fronte del cambiamento e della liberazione (جبهة التغيير والتحرير), hanno ottenuto l’elezione nel distretto di Damasco solo del loro leader, “l’oppositore” Qadri Jamil, segretario generale del neonato partito della Volontà nazionale (الإدارة الوطنية). Nella regione costiera di Tartus, i candidati del B‘ath hanno stravinto accanto a “qualche indipendente”. Analogamente nella regione meridionale di Suwayda, a maggioranza drusa, l’affluenza è stata del 58 per cento e anche qui il B‘ath ha stravinto, con alcuni indipendenti eletti.
Nella regione frontaliera di Qunaytra (quel che rimane del Golan siriano), su cinque seggi quattro sono andati al Fronte dell’Unità nazionale guidato dal B‘ath e uno a un indipendente. Stessi risultati nella regione meridionale di Daraa e in quella nord-occidentale di Idlib. Il Syrian National Council (SNC), l’organismo geneticamente modificato guidato dall’estero da Burhan Ghalioun e chiamato spregiativamente dai siriani “Consiglio di Istambul”, ha boicottato le elezioni bollando come “falsa” l’apertura a nuove forze politiche: i nuovi gruppi partitici (nove in totale), affermano dal SNC, “sono costrutti artificiosi del governo, con candidati sconosciuti”.
Anche per l’ONU, cui tuttavia non spetterebbe pronunciarsi sulle scelte politiche e istituzionali interne a un paese, “le elezioni non rientrano nella logica di un dialogo politico globale e inclusivo che permetta un futuro democratico per la Siria”. Questo il clima “preparatorio” che aleggiava sulle consultazioni elettorali siriane.
A urne chiuse, mercoledì 9 maggio, un ordigno è stato fatto esplodere vicino alla città di Daraa, pochi istanti dopo il passaggio del convoglio ONU, ove sedeva anche il capo della missione, il generale norvegese Robert Mood. Ma era solo un piccolo assaggio di quello che sarebbe successo di lì a poche ore. Il giorno seguente, infatti, sulla trafficata tangenziale a due corsie che conduce verso l’aeroporto di Damasco, su cui si affaccia il quartiere popolare di Al Qazzaz, zona solitamente affollata in quelle ore da impiegati diretti al lavoro e da studenti, un duplice attentato ha sconvolto la città come mai era successo in precedenza. È stato il più devastante atto terroristico compiuto da kamikaze da quando si è aperta la crisi in Siria, che è costato la vita a 60 persone e quasi 400 feriti, di cui molti gravissimi.
I media internazionale, più zelanti che mai, hanno subito insinuato il dubbio che l’attentato, non essendo stato nel frattempo rivendicato da nessuna organizzazione, potesse essere opera dello stesso regime per far ricadere la colpa sugli oppositori interni ed esterni. Un’accusa neppure troppo velata al governo e agli apparati di sicurezza siriani di aver organizzato il massacro dei suoi stessi cittadini, accusa naturalmente mai neppure presa in esame nel caso di atti terroristici in altri paesi, pena l’infamante onta di “complottismo”. “Cosa sarebbe successo se invece che a Damasco, in Siria, un attentato del genere si fosse verificato a Tel Aviv o Gerusalemme?”, ha chiesto polemicamente alla comunità internazionale il patriarca greco-cattolico (melchita) Gregorios III Laham.
Domanda più che legittima e sensata, ma che purtroppo non otterrà risposta alcuna. L’unico risultato tangibile di questo efferato gesto terroristico, è quello di aver definitivamente fatto calare un silenzio tombale sui risultati delle elezioni del 7 maggio, concentrando da qui in avanti tutta l’attenzione internazionale sulla “insostenibile situazione nel regime di Bashar al Assad” e sugli atti presenti e futuri della “Comunità internazionale”.
A fine aprile la nave Lutfullah II, registrata in Sierra Leone, è stata fermata nel porto libanese di Salaata, nei pressi di Beirut: trasportava svariati container con armi da fuoco leggere e pesanti destinate ai “ribelli” siriani.
Partita dalla Libia, la Lutfullah II si è fermata ad Alessandria d’Egitto per ripartire alla volta di Tripoli (Libano settentrionale), snodo cruciale per i mercenari al soldo di Turchia, Qatar, Arabia Saudita, Israele e paesi Nato.
Com’è noto, infatti, le potenze occidentali e i paesi del Golfo hanno offerto supporto economico ai “ribelli”, finanziando con cento milioni di dollari le azioni terroristiche volte a rovesciare il regime siriano. Non ci sarebbe dunque nulla da stupirsi di cargo colmi di armamenti, se non fosse per il “piano Annan” e le risoluzioni ONU che auspicano la “fine degli scontri”.
Ma la Siria non è la Libia, e la partita è ben lungi dall’essersi conclusa così come auspicavano la NATO e suoi vassalli mediorientali. Allah, Suriya, Bashar wa bass!
Paolo Sensini
14.05.2012
Paolo Sensini, storico, docente universitario, autore di "LIBIA 2011", libro che consiglio a tutti di leggere
http://www.jacabook.it/ricerca/schedalibro.asp?idlibro=3654
E' stato a Vittorio Veneto come relatore alla conferenza del 13, nel 2011, poco dopo la morte di Gheddafi.
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Michele Bastanzetti
15/01/2014 - 11:58
OVVIAMENTE
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Michele Bastanzetti
16/01/2014 - 5:53
FREUD
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Politicamente Scorretto
16/01/2014 - 13:21
Mi ricorda qualcuno.
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Francesca Salvador
16/01/2014 - 13:50
PER POLITICAMENTE SCORRETTO
come si suol dire, costui guarda i sassolini degli altri, ma guai a nominar la sua "croda"
ciao
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Michele Bastanzetti
16/01/2014 - 15:09
SCOMMETTIAMO?
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Francesca Salvador
21/01/2014 - 9:42
NATO E TERRORISMO
Al Qa’ida, eterno complemento della Nato
Etichette: EEUU/USA, Iran, Libano, NATO-OTAN, Turchia
Lo scandalo che sconvolge la Turchia, dimostra che ha organizzato il terrorismo in Siria per conto della NATO.
Thierry Meyssan - Finora, le autorità degli Stati membri della NATO sostengono che il movimento jihadista internazionale, che hanno sostenuto in occasione della sua formazione, durante la guerra in Afghanistan contro i sovietici (1979), si sarebbe ritorto contro di loro a seguito della liberazione del
Kuwait (1991). Essi accusano Al-Qa’ida di aver attaccato le ambasciate USA in Kenya e in Tanzania (1998) e di aver fomentato gli attentati dell’11 settembre 2001, ma ammettono che dopo la morte ufficiale di Osama Bin Laden (2011), certi elementi jihadisti hanno nuovamente collaborato con loro in Libia e in Siria. Tuttavia , Washington avrebbe messo fine a questo riavvicinamento tattico nel dicembre 2012
In realtà, questa versione è contraddetta dai fatti: Al-Qa’ida ha sempre combattuto gli stessi nemici dell’Alleanza Atlantica, così come rivela ancora una volta lo scandalo che attualmente sta scuotendo la Turchia
Si è appreso che il banchiere di Al Qa’ida , Yasin al-Qadi , che veniva designato come tale e ricercato dagli Stati Uniti dopo gli attentati contro le loro ambasciate in Kenya e Tanzania (1998) - era un amico personale sia dell’ex vicepresidente USA Dick Cheney sia dell’attuale primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan. Scopriamo che questo "terrorista" aveva un tenore di vita sontuoso e viaggiava in un aereo privato facendosi beffe delle sanzioni ONU contro di lui. Così, ha visitato almeno quattro volte Erdoğan nel solo 2012, arrivando dal secondo aeroporto di Istanbul, dove, dopo aver scollegato le telecamere di sorveglianza, è stato accolto dal capo dellle guardie di sicurezza del Primo Ministro senza dover passare per la dogana.
Secondo la polizia e i magistrati turchi che hanno rivelato queste informazioni e incarcerato i ragazzi di svariati ministri coinvolti nel caso, il 17 dicembre, 2013 - prima di essere spogliati delle indagini o sollevati dal loro incarico dal primo ministro - Yasin al-Qadi e Recep Tayyip Erdoğan avevano sviluppato un vasto sistema di distrazione di fondi per finanziare Al-Qa’ida in Siria.
Nel momento in cui questo incredibile doppio gioco veniva portato alla luce, la polizia turca ha fermato vicino al confine siriano un camion che trasportava armi per Al Qa’ida . Delle tre persone arrestate, una dichiarava di trasportare il carico per conto della IHH, l’Associazione “umanitaria” dei Fratelli Musulmani turchi, mentre un’altra affermava di essere un agente segreto turco in missione. In definitiva, il governante proibiva alla polizia e alla giustizia di fare il proprio lavoro, confermava che il trasporto era un’operazione segreta del MIT (i servizi segreti turchi), e ordinava che il camion e il suo carico potessero riprendere il loro cammino.
L’inchiesta mostra anche che il finanziamento turco di Al-Qa’ida usava un’industria iraniana sia per agire sotto copertura in Siria sia per condurre operazioni terroristiche in Iran. La NATO disponeva già di complicità a Teheran durante l’operazione "Iran-Contras" presso i circoli vicini all’ex Presidente Rafsanjani, come lo sceicco Rohani, divenuto poi l’attuale presidente.
Questi fatti sono intervenuti nel momento in cui l’opposizione politica siriana in esilio lancia una nuova teoria alla vigilia della Conferenza di Ginevra: il Fronte al-Nosra e l’Emirato Islamico in Iraq e il Levante (ÉIIL ) sarebbero solo dei fantocci dei servizi segreti siriani incaricati di spaventare la popolazione per ricondurla verso il sistema. L’unica opposizione armata sarebbe dunque quella dell’Esercito Siriano Libero (ESL), che riconosce la sua autorità. Non ci sarebbe nessun problema di rappresentatività alla Conferenza di Pace.
Saremmo dunque pregati di dimenticare tutto il bene che la stessa opposizione in esilio diceva di Al Qa’ida da tre anni così come il silenzio degli Stati membri della NATO sulla diffusione del terrorismo in Siria.
Pertanto, se si può ammettere che la maggior parte dei leader dell’Alleanza atlantica ignorasse del tutto il sostegno della loro organizzazione al terrorismo internazionale, si dovrà anche ammettere che la NATO è il principale responsabile mondiale del terrorismo
Selvasblog
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