I SINDACI DEL PIAVE MINACCIANO LE DIMISSIONI: PAR VERA
Sono più di 400 i primi cittadini pronti a lasciare l’incarico
Treviso – Marciano su Roma e si dicono pronti a dimettersi l’uno dopo l’altro, “per protesta”. Sono agguerriti i “sindaci del Piave”.
Al Governo chiedono di trattenere nelle casse dei Comuni il 20% dell’Irpef. “Non riusciamo più a far quadrare i bilanci dei nostri municipi”, dicono i primi cittadini della Marca e del Veneto.
Il patto di stabilità “punisce” anche i Comuni virtuosi, i trasferimenti statali sono stati tagliati, gli introiti dell’Ici scomparsi. Risultato: le amministrazioni comunali stanno bloccando le opere pubbliche programmate da tempo e le assunzioni.
La loro richiesta, indipendentemente dal progetto federalista del Governo, è semplice: che un quinto del gettito Irpef rimanga sul territorio. “Basterebbe modificare tre commi di un articolo della legge finanziaria del 2006 che disciplinano la compartecipazione all’Irpef per smetterla di essere una colonia dello Stato e per scardinare il meccanismo borbonico dell’elemosina dei contributi ai parlamentari veneti”, afferma il primo cittadino di Crespano Antonio Guadagnini.
"Non ci possiamo accontentare del federalismo prossimo venturo - aggiunge Daniela Marzullo, sindaco di Casier -. La nostra era una proposta seria, che consentiva ai Comuni una boccata di ossigeno. Io come sindaco ora ho il problema di come chiudere il bilancio 2008, di come fare il bilancio 2009, di come fare un piano triennale delle opere pubbliche. Stando così le cose non saremo noi sindaci a rispondere ai nostri cittadini se dovremo fare dei tagli, se non posiamo fare la nostra programmazione. Risponderà il Governo che ha promesso il federalismo fiscale, che ci sta lavorando, mentre noi, però, ci vediamo costretti a fare dei tagli".
L'appello, giunto fino a Roma con la manifestazione di pochi giorni fa, è rimasto inascoltato. Perchè fra poco arriverà il tanto atteso federalismo fiscale. Ma gli oltre 400 sindaci veneti che da mesi si battono per l’autonomia sono stanchi di apsettare. E ora sono pronti al gesto eclatante: dimettersi in massa. O non rispettare, deliberatamente, il patto di stabilità. L’obiettivo è sempre quello: “eliminare – spiega il sindaco di Asolo Daniele Ferrazza – un’iniquità inaccettabile e antistorica che da tanti anni pagano i nostri cittadini”.
I sindaci si dicono ormai pronti a tutto, anche (a parole) a lasciare le poltrone. Nel nome del “federalismo del Piave”.