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28 marzo 2024

Treviso

Infortuni sul lavoro, Cna: "Nella Marca costano 560 milioni all'anno"

I settori più colpiti sono agricoltura edilizia e meccanica, la proposta di Rosolen: "Aumentare sensibilizzazione e attività di controllo"

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TREVISO – Nel 2017 in provincia di Treviso ci sono stati 11.352 infortuni sul lavoro, più 420 rispetto l’anno precedente. Un incremento dovuto sicuramente anche all’aumento degli occupati e delle ore lavorate.

“L’allarme sicurezza è pertanto fondato, anche se il volume degli incidenti sul lavoro è complessivamente diminuito rispetto i valori massimi del pre-crisi  -afferma Giuliano Rosolen, direttore Cna territoriale di Treviso -.  La messa in sicurezza dei lavoratori, oltre a essere un obbligo morale e un diritto per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, è anche una convenienza economica. Occorre accrescere ancora di più questa consapevolezza perché le conseguenze degli infortuni sono pesanti per tutti: gravano in primis su chi li subisce e sui famigliari, ma anche sulla società e sull’azienda stessa che perde in produttività”.

Attualmente in Italia accadono 38 infortuni all’anno ogni mille occupati; il dato per la provincia di Treviso è lievemente più basso. La stima Inail del costo degli infortuni sul lavoro è di 45 miliardi di euro l’anno a livello nazionale; si stima che ogni infortunio costi in media 50 mila euro l’anno.

Attualmente in provincia di Treviso il costo complessivo degli infortuni è di 560 milioni di euro l’anno. I settori più a rischio sono l’agricoltura, l’edilizia, la meccanica e i trasporti. “Questi dati ci dicono che la prevenzione è un investimento con forti ritorni, oltre che umani, anche economici per la società: secondo uno studio fatto dall’Istat, 1euro investito in sicurezza nelle imprese genera un ritorno economico di 2,2 euro. Esiste dunque - aggiunge Rosolen - un chiaro nesso tra la competitività dell’impresa e i livelli di investimento in sicurezza e salute dei lavoratori”.

Secondo la Cna, per ridurre gli incidenti sul lavoro bisogna continuare nell’azione di sensibilizzazione degli imprenditori e dei lavoratori stessi. Il mondo dell’artigianato sta facendo molto in questo settore finanziando, soprattutto attraverso la bilateralità, la messa in sicurezza delle aziende attraverso in particolar modo la formazione del personale.

Occorre quindi continuare la sensibilizzazione ma allo stesso tempo potenziare l’attività di controllo. “Gli Spisal non vanno ridimensionati ma consolidati - conclude il direttore che lancia una proposta mettendo a disposizione l’agenzia per la sicurezza della Cna. “L’attività ispettiva delle diverse autorità competenti può essere sostenuta dall’attività propria delle agenzie di formazione per la sicurezza del lavoro, accreditate dalla Regione, che abbiano particolari requisiti – propone Rosolen -. Una volta che queste strutture certificano che un’azienda ha in regola i documenti sulla sicurezza, è in regola con la formazione del personale, ha le attrezzature in regola – e dunque può essere considerata “congrua e coerente” con la normativa sulla sicurezza - questa azienda può uscire dagli elenchi di verifica dello Spisal e degli altri enti competenti e non necessitare più di visite ispettive. Gli enti preposti possono così concentrare le proprie attività sulle verifiche ad aziende “fuori elenco”. Con questa partnership pubblico-privato, il privato può co-adiuvare l’attività ispettiva e di controllo pubblica e rendere le verifiche più mirate.

La provincia di Treviso è già un laboratorio nazionale sulla sicurezza del lavoro, se sperimentiamo qui questo modello e vediamo che funziona potrà essere esportato altrove”.

 


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