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25 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

E se la toponomastica ricordasse i fascisti?

A Pieve si discute l'intitolazione di una via all'eroina fascista Pasquinelli

| Andrea De Polo |

| Andrea De Polo |

PIEVE DI SOLIGO - Bocciata (nel silenzio generale) la proposta-choc del gruppo misto, che vorrebbe intitolare una via a Maria Pasquinelli, eroina fascista scomparsa nel luglio scorso e passata alla storia per aver ucciso un ufficiale inglese per protesta contro l’assegnazione di Pola alla Jugoslavia. «Un esempio di amore, fedeltà e attaccamento alla patria, da insegnare alle nuove generazioni» secondo Cristian Gai (in foto), uno dei firmatari della mozione. L’omicidio dell’ufficiale (in tempo di pace, nel febbraio 1947) non sarebbe altro che «un gesto eclatante per punire simbolicamente le grandi potenze alleate».

 

Così ha presentato la mozione in consiglio Gai, che da Fiamma Tricolore è confluito ancora più a desta, in Progetto Nazionale. Ma nessuno, in consiglio, è saltato sulla sedia. Il sindaco Fabio Sforza ha dribblato qualsiasi polemica, rifugiandosi dietro a quello che recita la legge: «Non possiamo intitolare una via a chi è morto da meno di dieci anni. E poi la Pasquinelli non è un personaggio di Pieve di Soligo». Bocche rigorosamente cucite dalle altre minoranze. Nessuno ha parlato di apologia del fascismo, nessuno ha fatto notare (come lo storico Daniele Ceschin) che si rischiava di intitolare una strada a un’affiliata alla X Mas, il corpo militare fascista i cui soldati proprio a Pieve, il 26 gennaio 1945, torturarono e fucilarono sei partigiani. Ogni anno Comune e Anpi depongono una corona di fiori sulla loro lapide in cimitero, ma nessuno ha fatto notare che celebrare anche i loro aguzzini sarebbe stato inopportuno. Ceschin, per interventi come questo, cioè per aver impartito un ripasso di storia locale a sindaci e cittadini, nel passato si è tirato addosso gli strali dell’estrema destra, con tanto di insulti, minacce e scritta dal sapore vagamente nazista sul cavalcavia, «Ceschin Banditen».

 

E qualcuno dei consiglieri che, a Pieve, è rimasto in silenzio durante (e soprattutto dopo) la lettura della mozione, ci ha confidato nei giorni successivi di non aver parlato per evitare di fare la stessa fine. Meglio ripararsi dietro le parole di Sforza, avranno pensato, e così alla fine hanno votato (quasi) tutti per il no. Ad approvare la mozione, oltre a Gai, sono rimasti Salvatore Cauchi, assessore che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per una certa destra, e Jacopo Beltrame, gruppo misto, che ha dichiarato: «Abbiamo raggiunto l’obiettivo già presentando la mozione». L’obiettivo, pare, era quello di parlare del dramma degli esuli italiani in Istria.

 



Andrea De Polo

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