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29 marzo 2024

Treviso

Scuola, Gilda: "Non voteremo alle elezioni regionali"

Il sindacato degli insegnati del Veneto annuncia lo sciopero del voto in segno di protesta su "La buona scuola" del governo Renzi

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Scuola, Gilda:

TREVISO -I docenti aderenti al sindacato Gilda della scuola sono pronti a disertare le urne in occasione delle prossime elezioni regionali per dire no ai proclami su “La buona scuola” del governo Renzi.

Ad annunciarlo i comitati di tutte le province del Veneto. A Treviso sono già pronti all’anomala forma di protesta almeno un migliaio di docenti tra iscritti e simpatizzanti del sindacato. Dopo l’annuncio dello sciopero unitario della scuola proclamato da tutte le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals in calendario il prossimo 5 maggio, i lavoratori della scuola della Gilda hanno deciso di mandare un chiaro segnale di dissenso: “Mai, nessun partito e nessun governo ha (mal)trattato la Scuola pubblica italiana e gli Insegnanti come l’attuale Pd e l’attuale Governo Renzi"- scrivono in un comunicato.

"Oltre a dimostrare nessun interesse a un confronto, a una discussione con i docenti della Scuola pubblica italiana, il governo si è mosso in modo arrogante e contraddittorio. Prima la soluzione per il miglioramento della Scuola, era “gli insegnanti si mettano in gioco”, ora nel Decreto di Legge in discussione, la soluzione proposta è un Dirigente scolastico che decide, assume, licenzia premia e castiga.”. “Siamo stanchi di un dibattito sulla scuola che delegittima, colpevolizza, precarizza gli insegnanti".

"Ora il presidente del Consiglio, alla dichiarazione di sciopero di tutti i sindacati della Scuola ha obiettato di “non capirne il senso e le motivazioni” e si è riproposto di scrivere una lettera di chiarimento a tutti i docenti per spiegare la sua riforma - spiegano - . Ma le nostre perplessità e contrarietà rispetto al decreto di legge in questione nascono, non dall’aver paura che in futuro siano messi in discussione il nostro ruolo e la nostra dignità questo peraltro è già avvenuto in questi ultimi vent’anni, ma dal vedere con disperazione avvallato un modello di scuola intesa come “servizio”.

 


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