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19 aprile 2024

Nord-Est

Scontro Salvini-Tosi: Carroccio in stand-by in attesa consiglio Liga

Bossi tenta mediazione

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Scontro Salvini-Tosi: Carroccio in stand-by in attesa consiglio Liga

Dare addio alla sua fondazione e mandare giù il boccone, amarissimo, di una mediazione che suona, di fatto, come un commissariamento della Liga Veneta. Di fronte al diktat di Matteo Salvini, Flavio Tosi è al bivio, mentre la Lega Nord è a un passo dall'accordo con Forza Italia in Veneto per Luca Zaia governatore. Per il sindaco ribelle la strada appare tutta in salita. A Montecitorio i leghisti evitano di schierarsi e scelgono la strada del silenzio. Occhi puntati sul consiglio 'nazionale' di giovedì, quando la Liga Veneta dovrà decidere se optare per lo scontro totale, impugnando le decisioni del federale. Puntando dritto alla rottura.

 

Umberto Bossi, uno dei pochi che si lascia andare a qualche dichiarazione, ammette che ricucire ora "è dura, anche se -dice all'Adnkronos- è giusto provare". Il vecchio leader e' in campo e prova una mediazione da molti giudicata ormai tardiva. Ma il dissidente Tosi, per il Senatur, dovrà fare più di una rinuncia: "Non è giusto che abbia una sua lista, la lista civica di Tosi in Veneto no". E anche per la sua Fondazione, sulla quale è scattato l'aut-aut del federale con tanto di lettera inviata a tutte le sedi, è arrivato il momento di chiudere i battenti. "E' giusto farlo - dice Bossi - questa è la conseguenza di quanto emerso nel tempo".

 

Ma il fondatore del Carroccio, che di Statuto e regole interne se ne intende, ricorda che sarà Tosi a tenere i cordoni della borsa semmai decidesse di ingoiare il rospo e restare al suo posto. "Zaia - fa notare Bossi - dovrebbe chiedere i soldi della campagna elettorale a Tosi, quindi un certo rapporto lo devono avere comunque. Ricucire? Dipende se riescono ad andare d'accordo".

 

E il doppio schiaffo del federale ieri, con il 'commissariamento' e la nomina di Gianpaolo Dozzo da un lato e lo stop alla Fondazione dall'altro, brucia. Dopo la guerriglia di ieri, Salvini tenta di placare gli animi. "Flavio Tosi è un ottimo sindaco - riconosce il segretario federale del Carroccio - Ha cambiato Verona e nella Lega che cresce da Nord a Sud, per lui ci sarà spazio, basta che nessuno litighi perché, in un momento come questo, la gente alla politica chiede fatti e, soprattutto, nessun bisticcio. Non abbiamo bisogno di gente che litiga, quindi penso e spero, che Flavio Tosi farà grandi cose insieme a noi".

 

A Montecitorio il commissario della Lega Lombarda Stefano Borghesi assicura all'Adnkronos che "non c'è alcuna diatriba, alcun problema tra Veneto e Milano. Quello di ieri in federale non è stato un commissariamento, non si è voluto assolutamente procedere in tal senso. Dozzo ha il compito di mediare sulle regionali in Veneto, evitando contrapposizioni".

 

Quanto alla Fondazione di Tosi, "è chiaro che si erano oltrepassati i limiti - dice - perché di fatto si sta trasformando in un partito. Ma in un momento in cui la Lega cresce in tutta Italia - dice Borghesi - è chiaro che abbiamo bisogno di una figura in gamba come Tosi".

 

Intanto, dopo il plebiscito di ieri in federale, Luca Zaia si mostra sicuro e tira dritto per la sua strada. "In questo momento, per quel che mi riguarda - dice il governatore - pancia a terra vado avanti per la mia strada sul mandato che mi ha dato il federale". A Dozzo, del resto, l'arduo compito di ricucire lo strappo.

 

"Sono fiducioso che si troverà una soluzione - dice il 'commissario-mediatore'- spero proprio che si sia la possibilità di mediare. Mi avvarrò di Tosi, di Zaia e dei segretari provinciali per stilare le liste". In sintesi, lavoro di squadra per appianare gli ostacoli. Ma tutti in Lega sanno che l'appuntamento di giovedì potrebbe aprire nuovi scenari, è produrre un terremoto con crolli e scosse fino in via Bellerio.

 

Tosi è infatti, fino a giugno, il segretario della Liga, e se decidesse di strappare, scendendo in campo contro Zaia, magari con il sostegno di Ncd, inizierebbe la conta: chi è con lui e chi è contro di lui. A rischio è l'unità stessa della Lega Nord, intesa come la somma dei movimenti autonomisti voluta da Bossi nel lontano '91.

 



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