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16 aprile 2024

Treviso

Sant’Artemio per la pace: le richieste dei capigruppo

| Davide Bellacicco |

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| Davide Bellacicco |

Sant’Artemio per la pace: le richieste dei capigruppo

TREVISO-Dall’inizio dell’anno ad oggi numerose sono state le tensioni sociali e politiche internazionali che, non di rado, hanno condotto a sanguinosi conflitti, conflitti la cui forza distruttrice si misura in termini di vittime civili, bambini, giovani, anziani, uomini, donne e di relazioni distrutte dal più totale annientamento della dignità umana. 


In Siria, si continua a combattere, due fronti contrapposti: il folle dittatore sanguinario e i ribelli, fra le cui fila si annidano frange di incontrollabile estremismo islamico, alcune delle quali hanno di recente dato origine all’Isis, l’autoproclamato Stato Islamico dell’Iraq e del Levante che, avanzando senza sosta ed entrando in possesso di importanti raffinerie e pozzi petroliferi, minaccia di conquistare un Iraq ridotto a poco più di uno stato fallito, come vengono chiamate quelle realtà statuali ormai incapaci di gestire un territorio da un punto di vista economico, istituzionale e di ordine pubblico. I Cristiani, da tempo perseguitati in Pakistan come in Nigeria, fuggono, perché un'organizzazione scomunicata anche da Al-Queda per i suoi metodi brutali e controproducenti non è tollerante, non dialoga, e si muore se non si decide in fretta di abbandonare la propria casa, gli amici, la propria vita.


E poi c’è l’instabile Egitto del generale Al-Sisi, che scaccia la fratellanza musulmana per riportare il Paese all’autoritarismo, perché in medio oriente e nel mondo arabo, c’è del tragico ma la storia non mente, o ti accontenti di vivere (diciamo pure vivacchiare) sotto un regime oppressivo o l’alternativa si chiama guerra civile ed estremismo religioso, e la Libia del post-Gheddafi di questi giorni è emblematica. 


Ciascuno di noi prova orrore dinnanzi a quelle immagini, testimonianze dell’atroce violenza che, incessante, si consuma nella Striscia di Gaza, e chissà se reca maggior disagio constatare che quei popoli si combattono da settanta lunghi anni, ciascuno con le sue ineccepibili ragioni ma senza alcuna prospettiva di un futuro di pace o pensare che la nostra Unione Europea, in un contesto in cui anche le Nazioni Unite sembrano avere le mani legate, si unisce al più rumoroso dei silenzi internazionali, colma d’orgoglio per il suo Premio Nobel, meritato per aver pacificato per mezzo secolo un continente e ora riposto in una dorata vetrinetta.


Da Treviso un gesto di solidarietà: al Sant’Artemio, sede della Provincia, i capigruppo, su proposta del consigliere Amendola, che sul punto ha immediatamente raccolto lo spontaneo consenso di Dus, Zabotti e Gabrielli, chiedono di far esporre, compatibilmente con la legislazione vigente, la bandiera della pace ed esortano le istituzioni ai vari livelli ad intervenire attivamente nell’azione politica per portare un contributo in questo tempo di grandi sofferenze. La premessa è una sola: determinare le ragioni o i torti non spetta a noi, la guerra è la guerra, ed è male, sempre.


 


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Davide Bellacicco

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