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17 aprile 2024

Castelfranco

La rivoluzione parte da Castelfranco, prodotte le prime viti resistenti alle malattie

All’Istituto Sartor prodotte 22 varietà diverse. L’assessore Pan: “Complimenti ad enologi ed allievi”

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La rivoluzione parte da Castelfranco, prodotte le prime viti resistenti alle malattie

CASTELFRANCO “Con i vigneti resistenti si apre per noi una finestra importantissima, che potrà aiutarci a ridurre l’impatto ambientale grazie a una resistenza maggiore delle piante alle malattie. Non possiamo però voltare pagina sulla storicità dei nostri vini. Il vero obiettivo sarà infatti non solo quello di produrre vini diversi per un mercato sostenibile, ma anche vini come Prosecco, Pinot, Merlot e tutte le nostre altre doc prodotti da vigneti più resistenti alle malattie”.

Franco Adami, della sezione viticoltori di Confagricoltura Treviso, ha sintetizzato così quanto emerso dal convegno “Vite: il futuro è resistente?” promosso da Confagricoltura Treviso, che ha visto oltre 350 persone accorrere ieri a Villa Luisa Francesca di Montebelluna, provenienti non solo dalla Marca ma anche dalla provincia di Belluno, Padova e Vicenza. Un segnale che dimostra come una viticoltura che necessiti di meno fitofarmaci sia ormai un percorso tracciato e quasi obbligato, che non solo sta suscitando un crescente interesse, ma che molti agricoltori della Marca hanno già iniziato a intraprendere.

 

Il convegno ha infatti portato alla luce alcune esperienze molto interessanti che riguardano la Marca, a cominciare dal vigneto sperimentale dell’istituto agrario Sartor di Castelfranco Veneto, avviato nel 2014, dove sono state piantate 22 varietà di viti resistenti tra uva bianca e nera, selezionati dalle Università di Friburgo e Udine, che vengono seguite anche dagli studenti a scopo didattico. Alcuni nomi dei vitigni richiamano quelli più celebri: Solaris, Prior, Cabernet Carbon, Souvignier Gris, Sauvignon Nepis, Merlot Kanthus. Giovanni Pascarella, enologo che ha seguito il progetto per Extenda Vitis, ha illustrato i risultati enologici e produttivi, che hanno dato ottimi riscontri. È emerso, ad esempio, che alcune varietà di uva bianca maturano prima, sono molto produttive (fino a 260 quintali a ettaro), hanno un contenuto zuccherino perfino superiore a quello della Glera e producono buoni vini. Anche per l’uva nera i rilievi sono molto promettenti.

 

“Più che vigneti resistenti, sarebbe meglio chiamarli tolleranti, perché qualche malattia la prendono – ha rimarcato Pascarella -. Però i trattamenti vengono ridotti a tre all’anno rame e zolfo, con risultati qualitativi molto buoni. Ricordiamoci però che non dobbiamo parlare di Merlot resistente o Cabernet resistente, ma di varietà diverse, con gusti e caratteristiche ben definiti. L’esperienza è comunque utile sia perché vinifichiamo alcune varietà sul territorio trevigiano e possiamo vedere come si comportano, sia perché gli studenti possono cominciare a testare questa nuova frontiera della viticoltura”.

 

“Complimenti al lavoro degli enologi e degli allievi dall’istituto ‘Domenico Sartor’ di Castelfranco Veneto che hanno selezionato diverse varietà di vitigni resistenti in modo naturale ai parassiti – il commento dell’assessore regionale all’agricoltura Giuseoppe Pan -. Il loro importante lavoro conferma ancora una volta la valenza imprenditoriale di queste scuole e la necessità di equipararle a tutti gli effetti alle aziende agricole nella possibilità di accedere ai contributi del Programma di sviluppo rurale”.

 

“L’istituto di Castelfranco è uno dei 17 istituti superiori professionali agrari del Veneto, dove si fa formazione di alto livello, sperimentazione e innovazione – afferma Pan - a beneficio dello sviluppo e della competitività dell’intero settore agricolo. In queste scuole si stanno formando 8500 tecnici del primario, destinati a diventare i ‘super-tecnici’ dell’agricoltura di domani. Si tratta di scuole-aziende, che vanno sostenute anche sul fronte imprenditoriale. Per questo ho proposto e sostenuto che gli istituti agrari del Veneto che, per ragion didattiche, hanno al proprio interno aziende agricole con una propria capacità produttiva, possano partecipare ai bandi regionali per lo sviluppo rurale e concorrere così ai bandi per l’ammodernamento delle strutture, della strumentazione e dei laboratori”.

 

“Mi auguro che il Consiglio regionale del Veneto, che ha istruito questa proposta nel Collegato ordinamentale in materia di agricoltura caccia e pesca – conclude Pan – porti al più presto al voro dell’aula questa norma che dà sostegno e riconoscimento alla grande attività didattica e di sperimentazione svolta dagli istituti agrari del Veneto e ai risultati di cui beneficia l’intera filiera agroalimentare”.

 



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